domenica 11 marzo 2012

Gialli, ghiaccioli e girasoli - 11 luglio 2010

Una settimana di calore, da passare in riva al mare leccando un ghiacciolo o all’ombra di una malga guardando i girasoli (oppure i gelsomini? O i gigli?). Allora niente di impegnativo, solo un po’ di sano giallo Mondadori, ma di stirpe italiana. Si sa già di questa mia passione, tuttavia stavolta stiamo ai suoi limiti inferiori. Qualche lettura, ma poco arriva alla sufficienza.
Roberto Riccardi “Legame di sangue” Mondadori euro 4,20
[in: 03/12/2009 – out: 21/01/2010]
Un buon giallo, anche se non eccelso. Ma sembra la base di una promettente saga. Facciamo così la conoscenza del capitano Roversi catapultato a guidare un comando dei Carabinieri in Sicilia. Dove si trova ad affrontare un paio di strane morti, che sembrano non avere senso compiuto. Ma siamo in un paese di mafia. Poco a poco, diversi pezzi nascosti del puzzle giallesco escano allo scoperto. Vuoi per caso (una conversazione ascoltata per caso dal matto del paese) vuoi per scelta (qualcuno che decide, con fatica, di ribellarsi al pizzo). E si compone un bel gialletto, con la sua soluzione non scontata ed ahi quanto dolorosa. Certo, è una piccola cosa di mafia, in un paese ancora ferito dalle uccisioni dei Falcone, dei Borsellino e via elencando. Ma un piccolo messaggio, che un poco scalda il cuore (d’altronde l’autore stesso è Ufficiale dell’Arma), facendoci pensare che (forse) un’altra Italia è possibile. Ma se questo è il nocciolo del romanzo, altre piccole frecce si mette nell’arco il buon Riccardi (en passant, notiamo che l’autore di chiama Roberto Riccardi e l’eroe Renato Roversi, quante RRRR!). Ad esempio, il rapporto tra poliziotti e media, ognuno con le sue ragioni di strombazzamento e di riservatezza. Dove si troverà un punto di equilibrio? Ad esempio, i rapporti interpersonali. L’uomo e la donna. Anche qui si intrecciano storie. C’è chi ama senza esitazione, ma non suscita l’amore nell’amato. Chi dice di amare, ma va subito ad assaggiare altri cappuccini quanto il caffè si allontana. E chi, fedele come si addice ad un appuntato dell’arma, una volta vista la donna del proprio destino, la terrà sempre nel cuore ed a lei si dedicherà (anche se il dovere a volte si sovrappone, e ci si domanda dove sia il confine tra l’amore e il lavoro). E c’è che si muove incerto nella sensazione che ci possa essere qualcosa, ma cosa? Anche questo “romanzo nel romanzo” ha dei suoi punti/spunti di interesse (e da lì e non da altro cito), con alcuni sviluppi ed altri momenti di supposizione. Ed è proprio questa sospensione che mi fa pensare/sperare che ci possa essere un seguito. Per ora un bel riconoscimento alla scrittura gradevole dell’ufficiale, che comunque non lascia cadere pezzi di trama come a volta chi si accinge alle prime scritture purtroppo fa. Bene, aspettiamo altre prove. E non tiriamoci indietro, se bisogna denunciare le cose che non vanno.
“Io i miei sentimenti li ho ‘messi a fuoco’ da un pezzo. Ti voglio bene. E proprio perché è così, ti auguro con tutto il cuore di avere ciò che vuoi” (83)
“Tu meriti di stare con un uomo che nutra i tuoi stessi sentimenti. Quell’uomo non sono io” (106)
Barbara Baraldi “Bambole pericolose” Mondadori euro 4,20
[in: 05/02/2010 – out: 17/04/2010]
Dovevo immaginare che con tutte quei bar e quei segni di morte sarebbe stato complicato. E poi, etichettato come “thriller gotico” che già mi piace poco. Ed infatti, stirpi sataneggianti che organizzano incontri di lotta “al penultimo sangue”, ma di scarsa attrattiva. Donne che si allenano al kick-boxing, che si tatuano, che vanno in giro con “occhi di smeraldo”. Beh, un vero campionario di “luoghetti comuni”. Per fortuna, che ogni tanto compare Porta Mascarella, e via Irnerio. Sono contento persino quando si parla dei giardini di via Indipendenza. Per il resto… lasciamo perdere. Tra l’altro, è anche molto lungo, ma forse in un certo senso, inutilmente lungo. Si intrecciano le storie di Eva, di Mia e della Stirpe Blu. Si passa dalla palestra all’ufficio marketing, dal pub (sempre dalle pare di Mascarella…) alle case con gatti, dai capannoni abbandonati all’ex-macello con il suo odore di morte. Con la pretesa di poter gestire tutte le storie che si intrecciano, che si mescolano, che si uniscono e si dividono. Ma si capisce presto che fine farà Silvia. Ed invece c’è fretta quando si tratta di spiegare chi è Melanie, che fa l’uomo in grigio, da dove viene Mefisto (ma si può ragionevolmente chiamare così un personaggio cattivo?). Poi si lascia alle spalle chi, cosa, come è stata Marta. E chi, cosa, come ha colpito Eva. E chi, cosa, come colpisce Eva. E chi, cosa, come fa di Franco quello che è. Si dice che bisogna lasciare che il lettore completi le storie perché così è più “coinvolto”. Io, per me, le ho fatte scorrere tutte, e mi è sembrato di finire con molto poco in mano. Apprezzo lo sforzo titanico di essere precisi. E così è quando si entra nella palestra del kick-boxing. Così è nelle appassionate scene d’amore (anche se alcune sono volutamente sfumate, altre sembrano compiacere più chi le scrive che chi le legge). Così nei Tattoo Center regno degli aghi e della creatività. Ma mi aspettavo di più, delle idee più nette sullo svolgimento delle storie. Invece ho come l’impressione che a parte due o tre fili, il resto della matassa non sapeva come essere sbrogliato. Allora lo si lascia così, srotolarsi un po’, e finire nella penombra dove ci gioca il gatto. Continuerò a comprare gialli italiani (le malattie sono difficili da curare), ma BB dovrà convincermi di più per essere di nuovo seguita. Leggendo poi il racconto d’appendice, una mini storia di uccisioni in una Bologna che non sembra esserlo, mi è venuto come il lampo di una visione di chi scrive racconti intorno all’affascinante Eva (anche il raccontino è imperniato su di lei) e poi decida di raccoglierli in un romanzo, legandoli più o meno insieme. Ma una buona besciamella non rende mangiabili delle cattive lasagne…
Massimo Pietroselli “La porta sulle tenebre” Mondadori euro 4,20
[in: 04/09/2009 – out: 21/04/2010]
Un’altra storia ambientata a Roma (come quelle di Augias), ma questa volta saltiamo indietro al 1875. Ritroviamo i personaggi di Pietroselli del suo primo giallo d’ambiente di qualche anno fa, con quei loro nomi “d’epoca e di luogo”: i commissari Corrado Archibugi (torinese trapiantato a Roma) e Onorato Quadraccia (ex-guardia papalina, ora al servizio del re). Meglio del primo, di cui ricordo la fine un po’ fumosa. Qui Pietroselli maneggia meglio la storia, o meglio le storie. La scomparsa del giornalista Tremolaterra, la morte del bimbo, l’annegamento dell’ex-prostituta. E perché no, anche la pacifica storia d’amore di Corrado e Lucrezia. Il tutto in una Roma da poco capitale, con tutti gli oneri e gli onori. La crescita della città, ma anche l’innestarsi del clientelarismo statale su quello già di par suo ben radicato degli ambienti del papa-re. A me poi, piace quel narrare per le strade, ritrovando nomi e quartieri, e tutto il giro dei poliziotti che fanno capo a Palazzo Braschi, e si muovono da lì verso le mie zone. Belle e rimembranti le passeggiate verso l’oratorio dei Filippini, e perché no, le discese a Tevere dalle ripe della non ancora via di Panico. E se i due poliziotti incarnano fedelmente le diverse anime che sta vivendo Roma, entrambi, nelle loro strade, trovano i bandoli delle matasse. Più da “mala” anche se sbandata, quella di Quadraccia, con il suo duro ricordarsi delle storie di coltelli e dei “Er più” di trasteverina memoria. Più da salotto buono il bandolo che trova Archibugi, e proprio per questo più difficile a dipanare, forse impossibile. Con quel suo intrecciarsi con le vicende allora iniziali ma che nel volgere di due decenni porteranno al grande collasso dello scandalo della Banca Romana, con tutto quello che seguirà per il governo Giolitti e via discorrendo di storica memoria. Insomma, un decente passatempo, scorrevole e ben tenuto in mano dall’autore. Solo uno scivolone, ma che vorrei verificare meglio. A pagina 31 si parla di cena a base di lumache in occasione della festa di San Giovanni. Ed è ben vero che si tratta di una tradizione romana (ora forse in caduta, ma ben presente nella mia memoria). Solo che la si colloca al 27 giugno. E lo so ben io, che son Giovanni, che la festa è il 24. Errore? Lapsus? Licenza? L’unica giustificazione che trovo è che il 27 giugno 1875 era domenica, quindi giorno più adatto ad un bel pranzo conviviale. Ma forse sono io troppo “preciso”…
 “Chi dice che il passato è passato? Caso mai è il contrario, il passato non passa mai.” (94)
C’è da dire altro sotto questa canicola? Il caldo e l’afa mi tolgono le parole che si sfumano in un lungo borbottio incomprensibile. Insomma, i libri che ho tramato non mi sono piaciuto, i libri che sto leggendo sono così così, il caldo da tregua solo verso le due di notte. E per giunta questa settimana non ho preso neanche mezzo grammo….
Stavolta aspetto io consolazioni, abbracci e baci da parte vostra!
Buona settimana

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