Roberto Riccardi “Legame di sangue”
Mondadori euro 4,20
[in: 03/12/2009 – out: 21/01/2010]
Un buon giallo, anche se non
eccelso. Ma sembra la base di una promettente saga. Facciamo così la conoscenza
del capitano Roversi catapultato a guidare un comando dei Carabinieri in Sicilia.
Dove si trova ad affrontare un paio di strane morti, che sembrano non avere
senso compiuto. Ma siamo in un paese di mafia. Poco a poco, diversi pezzi
nascosti del puzzle giallesco escano allo scoperto. Vuoi per caso (una
conversazione ascoltata per caso dal matto del paese) vuoi per scelta (qualcuno
che decide, con fatica, di ribellarsi al pizzo). E si compone un bel gialletto,
con la sua soluzione non scontata ed ahi quanto dolorosa. Certo, è una piccola
cosa di mafia, in un paese ancora ferito dalle uccisioni dei Falcone, dei
Borsellino e via elencando. Ma un piccolo messaggio, che un poco scalda il
cuore (d’altronde l’autore stesso è Ufficiale dell’Arma), facendoci pensare che
(forse) un’altra Italia è possibile. Ma se questo è il nocciolo del romanzo,
altre piccole frecce si mette nell’arco il buon Riccardi (en passant, notiamo
che l’autore di chiama Roberto Riccardi e l’eroe Renato Roversi, quante RRRR!).
Ad esempio, il rapporto tra poliziotti e media, ognuno con le sue ragioni di
strombazzamento e di riservatezza. Dove si troverà un punto di equilibrio? Ad
esempio, i rapporti interpersonali. L’uomo e la donna. Anche qui si intrecciano
storie. C’è chi ama senza esitazione, ma non suscita l’amore nell’amato. Chi
dice di amare, ma va subito ad assaggiare altri cappuccini quanto il caffè si
allontana. E chi, fedele come si addice ad un appuntato dell’arma, una volta
vista la donna del proprio destino, la terrà sempre nel cuore ed a lei si
dedicherà (anche se il dovere a volte si sovrappone, e ci si domanda dove sia
il confine tra l’amore e il lavoro). E c’è che si muove incerto nella
sensazione che ci possa essere qualcosa, ma cosa? Anche questo “romanzo nel
romanzo” ha dei suoi punti/spunti di interesse (e da lì e non da altro cito),
con alcuni sviluppi ed altri momenti di supposizione. Ed è proprio questa
sospensione che mi fa pensare/sperare che ci possa essere un seguito. Per ora
un bel riconoscimento alla scrittura gradevole dell’ufficiale, che comunque non
lascia cadere pezzi di trama come a volta chi si accinge alle prime scritture
purtroppo fa. Bene, aspettiamo altre prove. E non tiriamoci indietro, se
bisogna denunciare le cose che non vanno.
“Io i miei sentimenti li ho ‘messi a fuoco’ da un pezzo. Ti voglio
bene. E proprio perché è così, ti auguro con tutto il cuore di avere ciò che
vuoi” (83)
“Tu meriti di stare con un uomo che nutra i tuoi stessi sentimenti.
Quell’uomo non sono io” (106)
Barbara Baraldi “Bambole pericolose”
Mondadori euro 4,20
[in: 05/02/2010 – out: 17/04/2010]
Dovevo
immaginare che con tutte quei bar e quei segni di morte sarebbe stato
complicato. E poi, etichettato come “thriller gotico” che già mi piace poco. Ed
infatti, stirpi sataneggianti che organizzano incontri di lotta “al penultimo
sangue”, ma di scarsa attrattiva. Donne che si allenano al kick-boxing, che si
tatuano, che vanno in giro con “occhi di smeraldo”. Beh, un vero campionario di
“luoghetti comuni”. Per fortuna, che ogni tanto compare Porta Mascarella, e via
Irnerio. Sono contento persino quando si parla dei giardini di via
Indipendenza. Per il resto… lasciamo perdere. Tra l’altro, è anche molto lungo,
ma forse in un certo senso, inutilmente lungo. Si intrecciano le storie di Eva,
di Mia e della Stirpe Blu. Si passa dalla palestra all’ufficio marketing, dal pub
(sempre dalle pare di Mascarella…) alle case con gatti, dai capannoni
abbandonati all’ex-macello con il suo odore di morte. Con la pretesa di poter
gestire tutte le storie che si intrecciano, che si mescolano, che si uniscono e
si dividono. Ma si capisce presto che fine farà Silvia. Ed invece c’è fretta
quando si tratta di spiegare chi è Melanie, che fa l’uomo in grigio, da dove
viene Mefisto (ma si può ragionevolmente chiamare così un personaggio
cattivo?). Poi si lascia alle spalle chi, cosa, come è stata Marta. E chi,
cosa, come ha colpito Eva. E chi, cosa, come colpisce Eva. E chi, cosa, come fa
di Franco quello che è. Si dice che bisogna lasciare che il lettore completi le
storie perché così è più “coinvolto”. Io, per me, le ho fatte scorrere tutte, e
mi è sembrato di finire con molto poco in mano. Apprezzo lo sforzo titanico di
essere precisi. E così è quando si entra nella palestra del kick-boxing. Così è
nelle appassionate scene d’amore (anche se alcune sono volutamente sfumate,
altre sembrano compiacere più chi le scrive che chi le legge). Così nei Tattoo
Center regno degli aghi e della creatività. Ma mi aspettavo di più, delle idee
più nette sullo svolgimento delle storie. Invece ho come l’impressione che a
parte due o tre fili, il resto della matassa non sapeva come essere sbrogliato.
Allora lo si lascia così, srotolarsi un po’, e finire nella penombra dove ci
gioca il gatto. Continuerò a comprare gialli italiani (le malattie sono
difficili da curare), ma BB dovrà convincermi di più per essere di nuovo
seguita. Leggendo poi il racconto d’appendice, una mini storia di uccisioni in
una Bologna che non sembra esserlo, mi è venuto come il lampo di una visione di
chi scrive racconti intorno all’affascinante Eva (anche il raccontino è
imperniato su di lei) e poi decida di raccoglierli in un romanzo, legandoli più
o meno insieme. Ma una buona besciamella non rende mangiabili delle cattive
lasagne…
Massimo Pietroselli “La porta sulle
tenebre” Mondadori euro 4,20
[in: 04/09/2009 – out: 21/04/2010]
Un’altra
storia ambientata a Roma (come quelle di Augias), ma questa volta saltiamo
indietro al 1875. Ritroviamo i personaggi di Pietroselli del suo primo giallo
d’ambiente di qualche anno fa, con quei loro nomi “d’epoca e di luogo”: i
commissari Corrado Archibugi (torinese trapiantato a Roma) e Onorato Quadraccia
(ex-guardia papalina, ora al servizio del re). Meglio del primo, di cui ricordo
la fine un po’ fumosa. Qui Pietroselli maneggia meglio la storia, o meglio le
storie. La scomparsa del giornalista Tremolaterra, la morte del bimbo,
l’annegamento dell’ex-prostituta. E perché no, anche la pacifica storia d’amore
di Corrado e Lucrezia. Il tutto in una Roma da poco capitale, con tutti gli
oneri e gli onori. La crescita della città, ma anche l’innestarsi del
clientelarismo statale su quello già di par suo ben radicato degli ambienti del
papa-re. A me poi, piace quel narrare per le strade, ritrovando nomi e
quartieri, e tutto il giro dei poliziotti che fanno capo a Palazzo Braschi, e
si muovono da lì verso le mie zone. Belle e rimembranti le passeggiate verso
l’oratorio dei Filippini, e perché no, le discese a Tevere dalle ripe della non
ancora via di Panico. E se i due poliziotti incarnano fedelmente le diverse
anime che sta vivendo Roma, entrambi, nelle loro strade, trovano i bandoli
delle matasse. Più da “mala” anche se sbandata, quella di Quadraccia, con il
suo duro ricordarsi delle storie di coltelli e dei “Er più” di trasteverina
memoria. Più da salotto buono il bandolo che trova Archibugi, e proprio per
questo più difficile a dipanare, forse impossibile. Con quel suo intrecciarsi
con le vicende allora iniziali ma che nel volgere di due decenni porteranno al
grande collasso dello scandalo della Banca Romana, con tutto quello che seguirà
per il governo Giolitti e via discorrendo di storica memoria. Insomma, un
decente passatempo, scorrevole e ben tenuto in mano dall’autore. Solo uno
scivolone, ma che vorrei verificare meglio. A pagina 31 si parla di cena a base
di lumache in occasione della festa di San Giovanni. Ed è ben vero che si
tratta di una tradizione romana (ora forse in caduta, ma ben presente nella mia
memoria). Solo che la si colloca al 27 giugno. E lo so ben io, che son
Giovanni, che la festa è il 24. Errore? Lapsus? Licenza? L’unica
giustificazione che trovo è che il 27 giugno 1875 era domenica, quindi giorno
più adatto ad un bel pranzo conviviale. Ma forse sono io troppo “preciso”…
“Chi dice che il passato è
passato? Caso mai è il contrario, il passato non passa mai.” (94)
C’è da dire altro sotto questa
canicola? Il caldo e l’afa mi tolgono le parole che si sfumano in un lungo
borbottio incomprensibile. Insomma, i libri che ho tramato non mi sono
piaciuto, i libri che sto leggendo sono così così, il caldo da tregua solo
verso le due di notte. E per giunta questa settimana non ho preso neanche mezzo
grammo….
Stavolta aspetto io consolazioni,
abbracci e baci da parte vostra!
Buona settimana
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