sabato 24 dicembre 2011

Rimaniamo in Italia - 14 giugno 2009

Anche se con la testa già ci si avvicina al Medio Oriente d’Agosto. Infatti, dopo aver scritto la volta scorsa che nulla si sapeva della prossima estate mi è arrivato l’invito che sapete di Avventure, e che oggi ho accettato. Ma si diceva, per ora rimaniamo in Italia con una triade di due donne ed un uomo. Una di cui è il primo libro, una di cui è la seconda scrittura, ed una vecchia frequentazione (visto che è stato uno dei primi ospiti di queste trame).
Cominciamo con la sarda (ed un abbraccio a Lory & Fako).
Milena Agus “Mal di pietre” Nottetempo euro 13 (in realtà, scontato 10,40 euro)
Mi era sembrato interessante il Corto, allora ho cercato questo, che pur non essendo il primo, è il più noto dei tre romanzi. Mi è piaciuto. Lo consiglio. Delicato, dolente, triste ma non cupo. Al fondo, anche allegro. Storia di gente sarda, ma soprattutto della nonna, fuori dai canoni del suo mondo, avanti tanto che l’unica giustificazione alle sue stravaganze è la pazzia, anche se una pazzia buona. Ma che la porterà a far contento il nonno, a far nascere il padre anche se ha i calcoli (il mal di pietre), ad allevare una nipote stravagante come lei. In fondo la bellezza è che nessuno è poi come ce lo aspettiamo. In bene? In peggio? In fondo non è questo il problema. Il problema è l’accettazione, il rispetto verso l’altro. Cosa che nessuna ha mai fatto “bene” per tutte le 100 pagine del romanzetto. Ma che la Nonna aveva radicato nel profondo dei suoi capelli neri, delle sue tette morbide, dei quadernetti dove scriveva della sua vita e delle cose della sua testa. Tanto da chiedersi (chiederci) poi verità? Finzione? Ma importa davvero se si vivono dei sentimenti forti e belli? Mi piacciono questi bozzetti cagliaritani e la lievità con cui la Agus ci passa sopra. A volte vien voglia di urlare “stai attenta! Non è così che si fa”. Ma anche ci viene di star zitti a guardare le cose che accadono, cercando di capire cosa ci accade a noi.
“l’impressione che le faceva questa posizione mai provata era tale che non riusciva a rassegnarsi a quella cosa, secondo lei senza senso, che è addormentarsi quando si è felici”
“e per fare un sacrificio del genere, di toglierti di mezzo per il bene dell’altro lo devi amare davvero”
“perché in fondo, forse, nell’amore, alla fine bisogna affidarsi alla magia, perché non è che riesci a vedere una regola, qualcosa da seguire per far andare le cose bene”
In mezzo un altro degli ormai tanti e quasi sempre indovinati libri regalati.
Erri De Luca “Il giorno prima della felicità” Feltrinelli s.p.
In realtà, De Luca sembra ormai sempre riscrivere lo stesso romanzo. Qui c’è un miscuglio tra Montedidio e Tre cavalli. Ovviamente c’è Napoli, in tutto il suo essere partecipe della vita quotidiana. Un po’ trama a tesi (il ragazzo orfano cresciuto non si sa da chi, il portinaio orfano che lo adotta moralmente). Poi c’è il clima della fine della guerra. Saltando all’oggi del ragazzo (che pur sempre si colloca una trentina di anni fa), con il suo ricordo-presenza di un amore, di una ragazza amata “sin dal primo sguardo”. E quella luce negli occhi e nell’essere che viene quando si sa che arriverà qualcosa di buono, quell’estasi appunto del giorno prima della felicità, sia essa l’amore, sia essa la liberazione. Che a volte riempie più della felicità stessa. Ripeto, però, che sembra riscrivere pezzi di altre storie. Da Montedidio viene tutta la fisicità della città, tutta la solitudine di un ragazzo in questo mondo “brutto e alieno”. Da Tre cavalli il senso di un amore più grande di tutto il resto. Tra l’altro toccando quella corda di un amore pieno, sentito, ma dove si ha “paura” dell’oggetto amato. Perché irraggiungibile? Perché non ne siamo all’altezza? Saranno tante le domande e forse nessuna la risposta. Ma anche l’accenno all’America del Sud, non si sa quanto reale o agognata. La scrittura, ora dopo tante prove, si fa più docile all’ascolto. Ci si lascia guidare e non si viene fermati dalle asperità che un po’ troppo riempivano le prime prove. Ora è un compiuto scrittore. Certo, qui in una prova che non è il massimo per me, che non mi lascia senza fiato come altre letture di questo periodo. Ma va bene anche così. Ci vuole tanto per riempire il nostro mondo. E De Luca ne tratteggia pezzi che non mi dispiacciono.
“coi pensieri degli altri non si può parlare. Sono sordi” (18)
“il tempo non è un sacco, magari è un bosco. Se hai conosciuto la foglia, poi riconosci l’albero. Se l’hai vista negli occhi, la ritroverai. Pure se è passato un bosco di tempo” (54)
“Hai paura… di me? Si e nessun coraggio sarà bello come questa paura” (78)
“le parole … dopo che le dici non le puoi ritirare” (113-114)
Finiamo con un libro prestato di un’autrice che on sapevo se volevo leggere (a pelle non ne provo simpatia, ma in fondo si legge di tutto).
Margaret Mazzantini “Venuto al mondo” Mondadori s.p. (regalo di Barbara)
Volete un libro per piangere? Eccolo, la Mazzantini al meglio riesce ad inzeppare in queste cinquecento pagine tutti i migliori motivi per far uscire le lacrime. Rapporto con i figli, rapporti con i padri, l’amore, il dolore della (mancata) maternità, l’invecchiamento, il darwinismo, fino alla guerra, lo stupro, la morte. Penso che abbia lasciato fuori solo l’incesto e la pedofilia. Innegabile che sappia scrivere e che tenga intorno alla pagina senza mollarti. Però … rimane un che di “artificioso”. Si sente già il film che ne farà Castellitto. Ed io mi domando cosa mi vuole dire? Certo la bellezza di certe scritture è anche la libertà di coglierne i tuoi frutti, senza essere “imbeccato”. Io qui ne ho presi un paio: quando è che si è innamorati? Cosa influisce sulla nostra crescita, l’ambiente o il dna? Domande forti, su cui aprire dibattiti. La seconda mi è discretamente chiara (almeno mi è chiara la mia risposta). Un ambiente pacato porta ad una crescita personale che prescinde da qualsiasi dna sepolto. Mentre lì dove vedo conflitti, sento le persone ritirarsi, e vedo rinascere quello che chiamerei bisogno atavico di sicurezza, questo si scolpito nella nostra memoria ancestrale. E l’amore? Ah, questo invece rimane aperto. Qui la Mazzantini lo mescola con il sentimento femminile del bisogno della maternità, sentimento che per questioni genetiche non riesco a comprendere (con la testa sì, ma non con il corpo). E forse Diego decide di lasciarsi andare proprio per amore, e non per la sua mancanza come pensa Gemma. Quando ti trovi di fronte ad un bivio, è facile decidere? Bisogna fare un cammino dentro di sé che non sarà mai semplice. Ritornano sempre le velate parole di mio padre, tanti rimorsi e pochi rimpianti. Ma sarà mai facile? E Giuliano è solo un conforto, un ripiego, o c’è qualcosa in più che neanche Gemma comprende sino in fondo. Allegorie, tante allegorie. Per finire con un altro filone sotterraneo, su quella guerra per Sarajevo che io non ho mai capito bene come sia nata. Qui c’è, è un dato quasi scontato, ce lo si domanda, ma con molta lontananza. Certo non è un saggio, ma rimane un ferro rovente che si è voluto rigirare nella piaga senza capire il perché. Insomma, tanta carne al fuoco, tante domande (e non affrontiamo il rapporto con i genitori, che sarebbe altro terreno fertile), ed in fondo nessuna risposta, se non che ad immaginare il peggio, si fa sempre bene. Alla fine, ci ho messo comunque due giorni per riprendermi da tutto quello che mi ha buttato addosso. Datemi una cioccolata calda, se no non sopravvivo.
“perché nella vita capita di rinunciare alle persone migliori a favore di altre che non ci interessano, che non ci fanno del bene, semplicemente ci capitano tra i passi, ci corrompono con le loro menzogne, ci abituano a diventare conigli?”
“’voglio un figlio con questi piedi qui’ … ‘che cosa hanno di bello questi piedi?’ ‘sono i suoi’”
“e papà a un certo punto mi chiede scusa per avermi lasciato qui tutte quelle estati.  i bambini non vanno lasciati a intristirsi’”
Per tornare alla chiusa della volta scorsa, quindi, non è vero che tutto tace, e non mi dispiace tornare ancora una volta a Gerusalemme (chi fa battute cretine, senza ridere e senza piangere, verrà cacciato da questo blog)..

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