mercoledì 7 dicembre 2011

Ritorniamo ai Corti…- 15 febbraio 2009

…tanto si torna sempre a qualcosa. Anche se qui torniamo a parlare di racconti bruttini, mal equilibrati, in fondo veramente inutili. Certo si paga lo scotto di una collana che altrove (e ne parlai) ha portato delle piccole perline. Oggi la maggior parte degli autori che cito sono per me nuovi, e credo che a lungo lo resteranno. Solo di Manfredi avevo già letto, ma di ben altro spessore sono le sue storie sulle civiltà antiche. Cominciamo quindi proprio da lui con:
Valerio Massimo Manfredi “Midget War” Corti di Carta euro 3,50
Inutile. Veramente il peggiore fin qui letto dei Corti (e ne ho letti più della metà). Non che non sia scritto di mestiere, ma senza idee, con uno scorrimento della vicenda che non porta né sorprese né tensioni. Non è un giallo, un noir, un racconto di vita. Né tanto meno, uno storico, elemento dove Manfredi (di cui tanto lessi fino a tre anni fa) non è che mi dispiacesse. Anzi, ripeto, ho trovato le sue saghe sui greci e sui romani di piacevole lettura e di sicuro relax. Qui siamo di fronte al nulla, ad una storia moderna, basata sull’ideuzza che si possono costruire giocattoli bellissimi e perfetti, con incidenti misteriosi e capitani d’industria travolti dal loro essere dediti ai propri demoni (in genere denaro e belle donne, cosa che anche qui si ribadisce in forma un po’ trita). Ma poi tutto evapora in un nulla di fatto. C’è il magnate che comprende, il cattivello che avrà il suo castigo (almeno si spera). Ed il poliziotto che fa finta di ragionare sugli accadimenti, lì dove noi lettori già da pagina 3 abbiamo capito l’andazzo. E non deve essere piaciuto neanche al curatore della collana, che ha scritto la seconda di copertina con la mano sinistra, invertendo i nomi del buono e del cattivo. Una mancanza di stile che ben sottolinea come, rispetto ad altri Corti, questo sia stato messo lì un po’ a forza. Un’insufficienza piena, senza attenuanti.
“quello che sappiamo proviene sempre dalla nostra esperienza”
Passiamo ora agli autori che non conoscevo, cominciando con la donna.
Federica Bosco “SMS Storie Mostruosamente Sbagliate” Corti di Carta euro 3,50
Uno dei Corti minori. Anzi, se fossi più duro con le parole, direi proprio da cestinare. L’autrice forse si creda la Sophie Kinsella italiana, ma a me fa l’effetto del Moccia degli ultimi anni. Per intenderci non di quello che faceva circolare il manoscritto di 3MSC perché nessuno lo voleva, ma quello dei sequel, e di Niki, e via discorrendo. La storiella è esile fin dalle prime battute (una single in crisi si innamora di un uomo sposato, che la rintorta di bugie) e fin dalle seconde si capisce come può andare a finire. Il bello è che va a finire proprio così (vediamo se indovinate). Con le amiche della povera Brigitta a cercare di convincerla ad uscirne fuori, riempiendo le novanta paginette di battutine che neanche a me nei miei momenti di nera verrebbe in mente di tirar fuori. L’unico messaggio che mi rimane è quanto l’amore possa obnubilare la propria visione della realtà. Ma forse sono io che mi aspetto troppo. In fondo ci sono tanti libri inutili, o inutilmente esaltati. Come ci sono tanti film, o tante persone, e chi più ne ha più ne metta. Io continuo a ritenere il mondo buono e degno di essere vissuto e, se possibile, cambiato. Non credo che per il momento approfondirò la letteratura della Bosco.
Federica Bosco è scrittrice e sceneggiatrice. Appassionata di yoga e convinta sostenitrice dell’alimentazione vegan (!!).  Con la Newton Compton ha pubblicato “Mi piaci da morire” e “L’amore non fa per me”, i primi due romanzi con Monica come protagonista, e “Cercasi amore disperatamente”. È anche autrice di un manuale di sopravvivenza per giovani donne: “101 modi per riconoscere il tuo principe azzurro (senza dover baciare tutti i rospi)”. 
Passiamo al non ancora quarantenne napoletano
Antonio Scurati “La città eterna” Corti di Carta euro 3,50
Anche qui, un nuovo autore italiano, nel Corto n.18. Nuovo nel senso che non ho letto altro di lui e che da non molto si affaccia nell’arena letteraria. Anzi, per quanto ne so, so il suo ultimo romanzo (“Una storia romantica”) ha avuto (ha) un discreto successo. Ed è senz’altro da rivedere. Perché in questo operina non mi sembra dia il meglio di se. È un mini-racconto utopico (ucronico?) con visioni che si postano nel tempo, in una Roma che gravita intorno al Colosseo. Una serie di visioni colpisce alcuni turisti americani in visita al Colosseo, visioni che si richiamano alla nostra storia passata. Così la CIA indaga, coadiuvata da Angelo Perosino, giovane ricercatore di storia romana. E presto si scoprirà che nulla è come appare. Personaggi poco abbozzati, situazioni paradossalmente chiare. Insomma, un racconto che mi avrebbe divertito letto nella bolgia dell’abbuffata degli Urania di trent’anni fa, ma che ora scorre come acqua nemmeno tanto rinfrescante. Un minimo di sufficienza per le ricostruzioni gladiatorie che non mancano (ed è il minimo) di dare frecciate al mondo alla Russel Crowe. Ma a parte questo, un po’ di nulla. Effettacci finali, ma già ben predisposti per essere presentati. Prima o poi si leggerà qualcosa di più organico. Per ora, giudizio sospeso.
E finiamo con
Gabriele Romagnoli “L’unico al mondo” Corti di Carta euro 3,50
L’autore mi era totalmente ignoto (anche se credo di aver visto dei libri in libreria). Dopo questa prova non è che mi attiri più di tanto. Tra l’altro, sono stato fortunato a leggere per primi i Corti migliori. Gli ultimi lasciano a desiderare. Credo che l’unico pregio (con un po’ di invidia) sia che scrive di viaggi, girando il mondo. Questo si sente, soprattutto nella descrizione di Calcutta, sia per la parte indiana pura che per le incursioni all’ospedale di Madre Teresa. Detto questo la trama è di quella un po’ “alla Ravera”, alte frequentazioni, con un po’ di basso-fondismo. Certo la scrittura scorre, anche se è più un ruscello che sceso al piano sta girando tra i meandri della pianura, non trovando la sua diritta via. Come ogni buon racconto ha un suo effetto finale, però scontato, lasciando rivoli aperti. Per dirla tutta, quando dalla dimensione “viaggio” si passa alla dimensione “cuore” si sente tutto lo stacco della cervelloticità. Ma forse son io che sono esigente (e dopo esserci stato da Madre Teresa, vorrei sfidare chiunque a ritrovarsi in queste descrizioni da laboratorio) e tutto sommato alla fine gli diamo pure una sufficienza di incoraggiamento. Una frase tuttavia rimane:
“tutti gli enigmi del mondo si dissolvono in una carezza”
Insomma, una settimana un po’ aspra. Ma in fondo, si può forse sempre essere buoni? Bisogna, a volte, dire proprio quello che passa per il cuore e per la testa. Altrimenti si finisce di essere accondiscendenti e, quindi, tutto sommato inutili. Meglio una critica serrata, un giudizio forte, se serve a crescere. E noi tutti si deve crescere che mai.

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