martedì 6 dicembre 2011

Toujours la France - 10 febbraio 2009

Dopo una settimana dedicata agli italiani, questa settimana, anche se in ritardo dovuto alle mie complicazioni personali, torniamo oltralpe. Due scrittori tradotti e la mia cara Vargas in originale. Andiamo per ordine, cominciando dal (deludente) premio Nobel.
J.M.G. Le Clézio “Il continente invisibile” Instar euro 11 (in realtà, scontato 8,80 €)
Avevo comprato da poco uno degli ultimi libri di quello che da poco tempo (ottobre 08) è stato insignito del premio Nobel per la letteratura. Devo dire che, almeno da questo scritto, non se ne capisce il perché. Pur con tutti i suoi limiti, Pamuk è spanne al di sopra. Questo è un discreto resoconto di sensazioni di un nomade che vaga tra le isole del Pacifico. Intanto c’è da dare punti negativi ha chi ha tolto il nome dell’isola, Raga, dal titolo italiano. Il titolo francese già aveva più senso “Raga. Avvicinamento al continente invisibile”. Poi abbozzi, descrizioni, mini storie dentro la storia di questi popoli del mare. Certo, un grande inno al mare, alla rivoluzione interiore di questi che sono gli ultimi ad essere stati sottomessi dall’uomo bianco. Queste le parti migliori, quando si parla di suor Gladys, di Charlotte, di Bebé (oh, la mia mitica cuoca mauritana ed il suo montone). Meno quando si cerca di far vedere le proprie conoscenze antropologiche (e per fortuna, c’è un minimo di accenno nelle note che consentono qualche recupero). Anche dal punto di vista dell’etologia, non mi sembra una cima luminare di sapere nuovo o condensato. Piuttosto un masticare qua e là, cercando la via del minor male. Lontano dall’empatia di Chatwin. Insomma, una discreta lettura, ma solo discreta. Proverò a leggere altro, forse qualcosa della sua prima parte di scrittura, che dicono sia migliore, per vedere di modificare il mio giudizio non positivo sull’autore.
Tra l’altro, Jean-Marie Gustave Le Clézio è un ariete maschio (nato a Nizza il 13 aprile 1940) cosa che non mi suscita simpatia maggiore.
Il secondo scrittore è il buon papà di Maigret, che tanto mi aveva preso in gioventù
Georges Simenon “La pazza di Itteville” Adelphi euro 5,50 (in realtà, scontato euro 4,15)
È il primo Simenon che leggo da anni. E forse il primo in assoluto senza Maigret. Anzi con un ispettore che avrebbe potuto essere Maigret, ma la cui scarsa fortuna di pubblico fece presto lasciare in un angolo. G.7, infatti, è molto lontano fisicamente da Maigret - trent'anni, capelli rossi, l'aria timida – ma come il grande è capace di analisi e deduzione. In questo breve passo deve risolvere il caso di un morto prima sostituito e poi sparito. Il tutto condito dalla presenza di una bella e misteriosa bionda. Non sapremo nulla fino alla fine, fino a quando l’ispettore non rivelerà (a noi che leggiamo e al suo amico scrittore/voce narrante) quale sia la soluzione del caso. E lo stile del belga è magistrale nel darci tutti gli indizi per seguire il caso e per poter ipotizzare una soluzione. Certo, qui sembra abbastanza facile, data la brevità che non consente ingarbugliamenti. Ma lo stile è quello. Avvincente, anche se non stravolgente. Interessante invece è la postfazione di Ena Marchi che traccia in poche pagine un profilo dello scrittore, attraverso pochi episodi, che però ce ne fanno vedere la bravura, la grandezza, ma anche la sbruffoneria, ed altri tratti negativi che l’uomo, se non lo scrittore, indubitabilmente aveva.
“mi è capitato, in qualche salotto, di sentire qualcuno chiedersi scioccamente se è possibile amare due donne allo stesso tempo… io non lo so… non sono uno psicologo”
Ricordo che del buon Georges Joseph Christian Simenon tra poco ricorre l’anniversario di nascita (lo stesso giorno della mia amica Rosa). 
E finalmente la mia amata scrittrice antropologa ed altro ed il nostro Adamsberg.
Fred Vargas « Sous les vents de Neptun » J’ai lu euro 7,60
Non vedevo l’ora di finire queste più di 400 pagine, che tengono incollati alla lettura dall’inizio alla fine. Una bella saga del nostro ispettore Adamsberg, e di tutte le sue manie. Gli ispettori che lo aiutano perché gli vogliono bene anche se non capiscono il suo solipsismo (e tra tutti, anche con luci ed ombre, l’alter ego Danglard, a volte antipatico, proprio perché troppo umano). Personaggi nuovi, che però hanno le loro particolarità (il saggio poliziotto canadese, la vecchia hacker di 65 anni). Personaggi vecchi che ritornano, in tutto o in parte (la buona Clementine e la sua saggezza, la sempre amata-odiata Camille). Ed una storia che è una, tangibile, che si dipana, che ha inizi, contorcimenti, disvelamenti, sotto-finali e finali. E la scoperta che anche il nostro ispettore è normale, ha una vita, relazioni familiari anche se non sociali (o non ancora). Il tutto condito da un serial-killer che prosegue la sua opera per più di quaranta anni, braccato (come lo può braccare) da un Adamsberg che per di più ne è coinvolto personalmente. Di una delle prime vittime dell’assassino con il Tridente viene accusato il fratello Rapahel, che, incapace di discolparsi, sparisce. E l’ispettore prova da allora a trovare il vero colpevole, di cui sa l’identità ma verso cui non riesce a trovare prove incriminatorie. Finché questi muore. Ma 15 anni dopo il Tridente colpisce ancora. E Adamsberg è convinto che non sia un discepolo del vecchio, ma sia il suo fantasma che continua a colpire anche dopo morto. Tutto avrà una fine, ed i misteri verranno (nel bene o nel male) risolti. Detto delle cose positive, alcuni elementi sono più deboli: qui c’è un po’ più di sangue ed un po’ più di sesso rispetto alle normali dosi omeopatiche della Vargas. Inoltre, ma questo è un mio vezzo personale, mi dispiace che non siano presenti altri personaggi delle sue saghe, soprattutto il medioevalista tuttofare che finora, ben o male, una capatina l’aveva fatta. Ma sono peccati veniali, rispetto ad una scrittura piacevole, ad un francese neanche tanto pieno di argot (con alcuni passaggi divertenti sul modo canadese di parlare la lingua madre). Una piacevole lettura che fa venire voglia di tornare a Parigi (e ci si manca da troppo). Aspetto anche l’uscita del prossimo Vargas in economica.
“il faut deux fenêtres pour faire un courant d’air”
Tra la mamma malata (ma ora sta meglio, grazie) ed il resto delle mie cose che si ingarbugliano e mi fanno perdere le fila, in questo nuovo anno, confesso, si legge molto meno. Purtroppo mi sembra anche la qualità un po’ scaduta, non trovo più qualcosa di avvincente o di emozionante. Ma in effetti, con tutti i viaggi e i giri e le cose di questo inizio anno, forse (ah l’egocentrico) è più emozionante la vita.

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