mercoledì 21 dicembre 2011

Scritti con delitti, verso l’Adriatico - 24 maggio 2009

Ero indeciso se mettere come titolo Gialli, oppure Noir, oppure Poliziesco. Ma ognuno coglie una parte della verità. Allora, ho deciso per un ibrido, anche perché non sono solo romanzi, ma sono di gente che vive tra Bologna e Camerino. C’è il romanzo seriale, seconda puntata dell’investigatrice bolognese. C’è la puntata senza interprete seriale del romanziere emiliano. E c’è il saggio sul giallo del professore di Camerino, che, poiché mi ci sono innervosito, lascio per ultimo.
Comincio, noblesse oblige, dalla signora.
Grazia Verasani “Velocemente da nessuna parte” Repubblica Noir Italia euro7,90
Nuova puntata con Giorgia Cantini. Buona la musica (passando dai Ramones, ai Clash, dai Dead Boys agli Ultravox, dai Damned agli Who, dai Depeche Mode ai Japan, fermandosi a lungo al Morissey del titolo – Nowhere fast - ma non tralasciando ogni tanto un ottimo Coltrane). Contenuto “scontato”. Perché in fondo la storia è deboluccia. Si cerca di dare uno spaccato di vita bolognese, attraverso gli occhi single di Giorgia, mettendoci qualche “punto di giallo”, ma senza un grande mordente. Il meccanismo poi, nella ricerca dell’effettino, è prevedibile fin da metà libro. Si cerca solo di dare un po’ di colore alla storia. Che rimane uno svolgersi di tempo mentre si invecchia. Pochi misteri, e qualche colpo sul sociale, tanto per non dimenticarsi (la puttana buona, quella cattiva, il vecchio porno-attore in pensione, il bassista filosofo, ed il maschio che come direbbe la Littizzetto, farebbe bene almeno a lavarsi le ascelle). In fondo, a me pare sempre una guida del vivere quotidiano nella Bologna d’oggi, con le sue trattorie vicino all’Università, i suoi bar intorno a Piazza Maggiore. Però di quella Bologna vista da quarantenne, più che da giovane (e rimando alle saghe di Morozzi sul tema). Anche la musica è forte, hard metal più che rock, tanto che mi piacerebbe far suonare Mel con i Despero. In ogni caso, mi è piaciuto di più della prima prova della Verasani, dove era tutto molto più scontato e prevedibile, quasi già intriso di quella malinconia da effetto, che qui se ne va abbastanza presto.
“sono stata sempre incapace di portare a termine le cose. Mi fermo prima, come un podista che rallenta a un passo dal traguardo, oppresso da un senso di inutilità. In fondo è questa la sintesi della mia vita: cancellarmi dal menu all’ultimo momento come una portata che non fa gola a nessuno”
“la fine di una storia non è mai una passeggiata, e l’amore è come quei percorsi di montagna dove è più difficile scendere che salire. Chi non ci vuole non ci vuole. E le ragioni non contano, anche quando restano inespresse.
Continuo con l’inventore di Sarti Antonio in un romanzo senza Sarti Antonio.
Loriano Macchiavelli “Sequenze di memoria” VerdeNero euro 12 (in realtà, scontato 9,60 euro)
Premesso che, se capita, continuerò a comperare i libri della VerdeNero sulle mafie ed i guasti italiani, questo, rispetto agli altri che ho letto ha qualche plus e molti minus. In effetti, il pregio migliore è che non è un libro scritto “su commissione” e quindi non si sente quello sforzo, a volte troppo smaccato, di dover dimostrare qualcosa. Qui si parla di inquinamento ambientale, e lo si fa in un ambito che non vuole dimostrare nulla, se non che, per favorire certi sviluppi industriali si è passato sopra, ed alla grande, su quanto le industrie potessero inquinare. Il solito uovo oggi. E le galline? C…i di chi ci arriverà. I minus cominciano con la “vecchiaia” dello scritto stesso. Ha trentatre anni e si sente. Certo anche nel 1976 già si cominciava a parlare di fiumi che muoiono e compagnia cantante. Ma il tema, seppur centrale, forse non è centrato. Poi c’è Macchiavelli senza Sarti Antonio, che se vogliamo è stata la sua fortuna e la sua dannazione. Gli ha dato da vivere, ma lo ha costretto in un cliché. Qui se ne libera. C’è sì il morto e se vogliamo il giallo. Ma … ma seppur bravo non siamo dalle parti di Agatha Christie e visto che i misteri per un giallista classico non possono essere risolti con l’arrivo di alieni dagli occhi verdi, i cosiddetti misteri sono già svelati dopo poche pagine. Rimane l’impianto, la storia di chi fugge del proprio paese perché gli sta stretto, o doloroso o entrambi. E quando torna non sa se fuggire di nuovo o scoprire che in fondo si è realmente invecchiati. Qualche altro pregio sui personaggi di contorno. Riesce a tratteggiare l’odiosità del maresciallo come pochi altri. Facendo intravedere l’arroganza del potere e l’impotenza di chi, dalla sua, ha solo la ragione (come dice il suo amico Guccini chi sta sempre con la ragione e mai col torto…). Insomma l’ho letto, mi è moderatamente piaciuto (e lo si vede da alcune frasi che riporto) ma mi aspettavo di meglio. Aspettiamo altre prove sia di Macchiavelli che della VerdeNero.
“mi guardo attorno e mi chiedo … dov’è finito il mio passato e la mia infanzia che pensavo di dover ricordare per sempre” (17)
“è matto uno che dice alla gente quello che pensa? O che non sopporta di vedere nessuno perché ha capito che razza di animali gli vivono attorno?” (52)
“Sono sciocca vero? Piango per… perché sono stata felice’ ‘ Non sei sciocca: piangere è un modo per essere felici” (100)
“mi piaceva riconoscermi incapace ed ero soddisfatto nell’assicurare a me stesso che non sarei mai riuscito a combinare niente di niente, nella vita” (153)
“c’è un modo per uscirne? … Scappare, come ho sempre fatto: sono scappato dai miei amori di fanciullo e dai sogni, ho cercato di fuggire gli inevitabili dolori della giovinezza …; ho lasciato per strada, senza uno sguardo indietro, parenti, amici,… Ho voltato la schiena …  a ridicole rinunce per una vita che volevo a tutti i costi tranquilla” (295-296)
E finiamo con il professore di Logica tosco-camerinense.
Carlo Toffalori “Il matematico in giallo” Guanda euro 13 (in realtà, scontato 11,40 €)
Discreta la prima metà, inutile la parte centrale. Manca comunque una buona bibliografia. L’idea di partenza mi aveva affascinato ed integrato: cercare un filone matematico all’interno del giallo, del noir ed analoghi. Così come aveva fatto Bartocci nell’altrettanto poco riuscita antologia sui Racconti Matematici. Gli spunti poi sarebbero apparsi tanti ed intriganti, se si fosse concesso qualche cosa al filone “logica” piuttosto che matematica pura. Questa, almeno per i profani, si riduce a qualche nozione di crittografia (di cui ho anche parlato nel racconto di Poe). Come detto alcuni spunti: il matematico assassinato, il matematico assassino ed il detective che è anche professore di Matematica in qualche università. Ma chi si serve meglio della matematica, i delinquenti o i poliziotti? Non è facile imbastire un racconto rigoroso dal punto di vista matematico ed avvincente da quello poliziesco. Una caduta verticale poi, si trova quando si va parafrasando la ricerca della soluzione all’ultimo teorema di Fermat o si narra della congettura di Goldbach (forse solo nel libro di Dioxasis un minimo interessante, quel “Zio Petros …”). Si poteva anche andare più in fondo sull’ispettore Dupin o su Sherlock Holmes e sul bel saggio dedicato loro da Borges. O, sempre rimanendo su Borges, tratteggiando altro del “sentiero dei destini che si biforcano”. Poi c’è la paura (o la necessità) di dire molto ma non svelare i colpevoli, altrimenti che gialli sarebbero? L’unica cosa interessante, alla fine, è il rimando al sito http://Math.cofc.edu/Kamsan/MATHFICT dove il buon Alex Kamsan collaziona e commenta non solo gialli, ma tutti i racconti e i romanzi che toccano la materia, cioè la matematica  (e da dove, dopo averlo visitato, credo che Bartocci, di cui parlai, abbia preso la quasi totalità degli spunti per la sua antologia). Se avessi più capacità dovrei dedicare del tempo a questo filone di ricerca.
Carlo Toffalori è nato a Firenze nel 1953 (classe di ferro!) e dal 1989 insegna Logica Matematica all’Università di Camerino. Dal 2006 è presidente dell’associazione italiana di Logica e Applicazioni. Ha scritto vari manuali universitari ed è autore di articoli e libri di divulgazione della matematica.
Siamo quasi alla fine di maggio. A grandi passi si avvicina l’estate. Che succederà? Si parte? Si resta? Io prenderei lo zaino e partirei domani, forse anche stasera. Ma non sarà un modo di fuggire?

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