sabato 17 dicembre 2011

Triplo Giorgio - 26 aprile 2009

In realtà, tripla George. Questa settimana ci dedichiamo, in effetti, alla scrittrice americana Elizabeth George, che tuttavia ambienta la sua grande saga di detective in Inghilterra. Con il detective nobile (di famiglia) e il sergente Barbara di origine proletaria. Ne avevo letto molti anni fa i primi, con un sentimento ambivalente, c’era sempre qualcosa che lasciava un po’ di amaro. E devo dire che questa infornata non si smentisce. Andiamo quindi in ordine di scrittura. 
“La miglior vendetta” TEA euro 8,90 (in realtà, scontato a 5,90 €)
Dopo anni si è ripreso a leggere la George. Sempre bella. La trama, il giallo, mi piace… Una scrittrice viene uccisa in un castello scozzese, dove una compagnia sta provando (o cercando di provare) un testo teatrale. I possibili assassini sono quindi in numero limitato, ed ognuno (o quasi) può avere avuto sia occasione di uccidere sia il movente per farlo. Su questo assunto, di per sé, appunto, semplice, la George costruisce un bel giallo, cominciando sin dall’inizio ad intorbidire le acque, mettendo tra gli ospiti del castello una donna di cui l’ispettore Lynley, incaricato delle indagini, è profondamente innamorato (anche se non ricambiato). Questo sarà solo il primo di tanti intrecci che la signora del giallo tira fuori nel corso dell’indagine, senza lasciarne cadere alcuno, senza cali di tono o di attenzione. Fino allo svolgimento finale, dove anche il lettore poteva dare una mano e trovare il bandolo. Non c’è l’intervento dell’autore deus ex-machina che fa saltare la soluzione dal suo cilindro magico. E ci sono tanti altri motivi di lettura. L’aristocrazia inglese ed il suo codice d’onore, per cui si mente ai plebei ma non ai Lord, il fascino di Oxford e Cambridge e delle spie russe, il mondo del teatro, i suoi meccanismi di interazione, di odio e amore. Dispiace alla fine doverlo terminare, ma sappiamo che altre storie dell’ispettore Lynley e del sergente Barbara Havers sono pronte sullo scaffale, lì per essere lette.
“non si ponga nella condizione di fare qualcosa per cui non potrà mai perdonarsi”
“conoscere un uomo è un po’ più complicato che non vivere con lui qualche ora di passione, non importa quanto piacevole”
“le case rivelano sempre qualcosa sui loro proprietari”
“Cercando nel buio” SuperPocket euro 5,90
Secondo me, la George è un po’ masochista: alla fine deve mettere qualcosa di spiacevole che fa si che un romanzo più o meno normale, diventi antipatico. Così in questo, dove va tutto abbastanza bene, a parte uno dei sottofinali, che ti lascia l’amaro in bocca anche quando chiudi il libro. Hurrà per Barbara, comunque, sergente di ferro che alla fine risulta essere quasi l’unico personaggio meno scontato. Del resto, sul lato polizia, c’è l’ormai scontato mondo della George. Il baronetto con l’adorata moglie (quella innamorata in precedenti puntate) ormai incinta. L’amico scienziato-sciancato. Il nippo-afro-americano Nkata di buon cuore (mi sa che farà carriera nei prossimi libri). Dall’altra la storia di una famiglia che, come dice il nonno, è piena di mostri: varie bimbe down ed un violinista geniale e precoce. Quello che non mi piace qui nella George è un po’ l’arroganza di chi vuole mettere tanti registri al proprio scrivere, mescolando diversi modi di raccontare il narrato. Tra l’altro utilizzando un meccanismo di sfasatura tra le diverse voci narranti, per cui alcune narrano in prima persona di avvenimenti che in altre parti abbiamo visto in diretta. Buona la tecnica, meno il cuore. Alla fine, un librone un po’ troppo pieno, con una storia che alla fine si rivela esile. Tutto per il successo, per il riscatto, per far vedere al proprio padre (e tanti ce ne sono) che si è fatto qualcosa nella vita. Beh, non ci volevano 700 pagine per narrare tutto ciò. Andiamo comunque avanti, con la scrittrice, perché in fondo il mondo dell’ispettore Lynley mi piace (anche se altre prove mi sono sembrate più interessanti).
“sei preoccupato? Si. Preoccupato, terrorizzato, nervoso, apprensivo, impensierito e spesso incoerente”
“com’è vero che è il passato a condizionare il presente…Anche se non ce ne accorgiamo ogni volta che arriviamo a una conclusione, emettiamo un giudizio, o prendiamo una decisione, alle nostre spalle incombe la nostra intera esistenza: gli anni … influiscono su di noi che invece non ci rendiamo neanche conto di come contribuiscano a renderci quello che siamo”
“Nessun testimone” TEA euro 9 (in realtà, scontato a 5,90 €)
Ribadisco il giudizio sul masochismo della George, e sull’empatia con Barbara. E sul ricorrente tema (3 su 4 degli ultimi libri che ho letto di lei) dell’uccisione di minori. Una fissa. Comunque un bell’impianto di diverse storie intrecciate, di diversi piani di lettura. Il razzismo neanche tanto latente della società anglo-sassone che si accorge di un serial killer solo quando viene ucciso un ragazzo bianco. Della storia possibile (ma forse in altre puntate) di Barbara con il pakistano. Dei meccanismi polizieschi del potere dove (ma non solo in polizia) è più importante non essere in errore che trovare realmente il colpevole. Della storia probabile di Nkata con la negretta (e questa sembra la cosa più positiva). Della vita e del mondo di Lord Ashtertone, per il volgo ispettore Lynley, della moglie, dell’amico Simon, e via nobilando. Ovviamente è l’irruenta Barb che avrà le intuizioni giuste fin dall’inizio (ma che al solito non verranno ascoltate). Poi ci si dovrà anche sorbire tutta la drammologia personale di Lynley (di cui forse la George s’è un po’ stufata, perché non ha più le capacità taumaturgiche di altri romanzi). Il mestiere però è tanto, e come in tutti gli scrittori di peso, in una cascata di finali e sottofinali tutte le porte aperte si chiudono ad una ad una. Alcune ribadiscono il mio giudizio iniziale, si chiudono colpendo il lettore all’addome e facendogli giurare di non voler leggere più nulla di questa antipatica scrittrice che, per rendere umani i buoni, li fa soffrire come i cattivi. Alcune rimangono aperte (o socchiuse), preavvertendo il lettore che ci può scappare un altro episodio.
“la vecchiaia ha i suoi onori, ma anche i suoi affanni”
“ma cos’aveva la bellezza fisica? Rendeva stupidi, oltre che ciechi e sordi”
Continuo a chiedermi perché preferisco il sergente all’ispettore!
Ed ora una bella settimana a cavallo mesi, con il vostro tramatore sempre più a cavallo. Forse sarebbe bene scendere ed andare a piedi: fa bene alla salute (come dal film “Questioni di cuore”) ed aiuta a pensare.

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