venerdì 20 aprile 2012

Nero italiano un po’ giallo - 27 marzo 2011

Week-end di riposo per festeggiare le giornate dell’Ambiente, e prepararsi allo sprint di Aprile verso il sub-continente indiano. Infatti, da una parte è arrivata la conferma della partenza del viaggio (poco-)Avventure del 17 aprile e dall’altra si è passata una settimana a rattoppare buchi ex - lavorativi qua e là. Allora una bella manciata di autori italiani, dal padre del nero italiano, all’attuale padre putativo del giallo nostrano, per finire con il padovo-sardo la cui vita stessa è stata un giallo.
Ma cominciamo con il sempre piacevole Scerbanenco (e sì, racconti, anche se non sono il mio massimo).
Giorgio Scerbanenco “Milano calibro 9” Garzanti euro 9,50 (in realtà, scontato 6,65 euro)
[in: 01/05/2010 – out: 27/11/2010]
Ventidue piccoli gioielli, chi meglio chi normalmente scritti, con una dozzina di pagine a testa per descrivere, ed in modo vivido, un mondo che non è più così (la mala degli anni sessanta) ma che un po’ lo è ancora. Sto recuperando e molto gli scritti del “padre del giallo italiano”, che pensavo all’inizio fossero minori, rispetto ad altre prove, magari più audacemente legate a problemi sociali ed altre amenità. Scerby sembrava riproporci un mondo così come si leggeva dalle pagine del Corriere della Sera. Beh, forse quel mondo è molto più reale di altri. Spesso è lì, tra le pieghe nascoste tra l’alto e il basso che esce fuori. Non so, sarà per una frequentazione, anche se molto diluita con qualche carcere, ma mi sembrano inoltre molto più reali di prove maggiori. Con quel piglio giornalistico, che invece di racconti sembra che stia scrivendo articoli di cronaca, in ogni piccolo spaccato vediamo i dolori del mondo attuale, certe banalità del male che sembrano dimenticate, ma che, proviamo a leggere in parallelo con la cronaca nera di oggi, ci fanno entrare, e con dolore, nella realtà. E non solo per quei gioiellini sul sadico o sul pedofilo ante-litteram, belli ma quasi scontati. Quelli che mi hanno lasciato al tappeto sono i piccoli ladruncoli che cercano di fare il passo più lungo della gamba, o il ragazzo che, partendo da una semplice rapina, stravolge tutta la sua vita tra omicidi, carceri e morti più o meno annunciate. O i “bravi ragazzi” che programmano una stolta rapina ad un distributore, si trovano per errore invece che con pistole finte con armi vere e vanno incontro ad un massacro senza esclusioni di colpi. Già dalle prime righe del primo racconto poi siamo catapultati nella Milano nera, allora con i gangster che venivano da oltre oceano, ora con la scalata mafiosa al Nord. Certo fa anche “epoca” chi, per farsi un alibi va al cinema e, per farsi notare, chiede del fuoco al suo vicino (vi ricordate quando si fumava al cinema?). O chi viaggia in aereo con le armi nella pancera (tanto non c’erano ancora i metal detector). Ma queste sono le chicche che collocano lo scritto nel tempo. Basta fare aggiornamenti, del tipo che mettere annunci scopo matrimonio per poi avviare alla prostituzione, ora si fa con le ucraine, non con le romagnole di scarsi mezzi economici. Ma in questo, una volta chiamato demi-monde, non c’è solo cattiveria, ci sono slanci di bontà, sussulti di solidarietà, perfino briciole di amore (anche se il più delle volte non corrisposto). Frammenti di vita, sono d’accordo con chi li ha così definiti, ma non solo per farci vedere l’assurdità del nostro mondo. Questa è una lettura che cerca di esorcizzare lo scritto. No, io direi per farcene vedere la realtà, in tutte le sue pieghe. Che spesso, purtroppo, sono amare e senza speranza. Mi aspettavo un buon Duca Lamberti per accompagnare questa intricata fine di novembre, mi trovo con un ottimo scritto, dal quale esco amareggiato, per il contenuto questa volta, non per la forma. Ci servirebbe un mondo migliore, caro Scerby. Tu non ci sei più, ormai da 40 anni, ma questo che descrivi c’è ancora. Purtroppo!
Andrea Camilleri “Il sorriso di Angelica” Sellerio euro 14 (regalato a mamma)
[in: 01/11/2010 – out: 25/01/2011]
[titolo originale; lingua italiano; anno 2010]
Un altro capitolo della saga di Montalbano. Forse un pochino meglio della Caccia al Tesoro, ma stiamo sul versante basso. Sia della scrittura sia della trama. Ormai siamo adusi al siciliano vigatese, e non ci si arrovella più sulle poche parole non chiare. Si va a senso. Qui abbiamo in più un po’ di sfoggio culturale, laddove si cita a più riprese l’Ariosto e le sue parole d’amore per la bella Angelica di cui Salvo era innamorato in gioventù e si rievoca Vincenzo Cardarelli. Ma l’Angelica ariostesca è un bel facile bersaglio, laddove ci si ricorda che era un personaggio ambiguo, strega o fattucchiera, di facili costumi, che fa perdere la testa a Orlando, Rolando e Sacripante, per poi invaghirsi del fante saraceno Medoro. Anche qui, non che la bella non sia indenne da ambiguità, come facilmente si evince fin dalle prime battute. Certo quelle citazioni sono un po’ appese, e fanno quasi rimpiangere l’altro assente della scrittura, quell’alter ego notturno con il quale Salvo si confronta, analizzando situazioni e prospettive. Rimangono i soliti bozzetti, ed anche qui non abbiamo nulla di nuovo. Livia che si adombra, va e viene. Adelina che non la sopporta. Augello che non c’è (ed è un po’ che latita). Fazio che sta diventando il vero vice di Montalbano. Catarella ed i suoi funambolismi verbali (che al solito più di un indizio forniscono a chi li sa leggere). I pranzi in trattoria da Enzo. Le passeggiate lungo il molo. Insomma, pezzi triti e ritriti, senza rinnovamento, senza scoperte, senza sorprese. La trama, poi, è anche qui decentemente esile. Furti a ripetizione, in ville altolocate, con meccanismi che lasciano intendere una discreta ed approfondita conoscenza del luogo, anche se si mormora che la banda viene da fuori. Montalbano gira a lungo a vuoto, ma poi alla fine la strada giusta la prende. Ed il finale non ci sorprende affatto. Facile conclusione di una vicenda facile. Commovente l’exergo finale con un pensiero realmente sentito (ed a cui ci associamo) ad Elvira Sellerio che ha fatto nascere questa casa editrice un po’ dal nulla, e se ne è conquistata uno spazio non banale: pubblicazioni curate e difficilmente brutte sorprese. Una domanda finale a Camilleri: a pagina 75 compare una tal Tripolina Cosulich. Ora, sappiamo che Angelica fa Cosulich di cognome, e Cosulich non pare proprio un cognome siciliano doc. Come mai questa Tripolina scompare sempre da pagina 75 e non se ne parla più. È una parente? Magari una zia di Angelica? Ce la siamo dimenticata? Poiché normalmente l’autore non lascia cadere nomi e situazioni così, senza par nulla, questa dimenticanza mi ha lasciato perplesso. Vuoi vedere che i ghost colpiscono ancora, qua e là? Comunque, nel complesso è godibile, un momento di tranquillità in questi mesi di rabbia e di frustrazione. Ah, dimenticavo: si potrebbe evitare che Salvatore Silvano Nigro riempia di babbiate le contro copertine?
Massimo Carlotto “Il maestro di nodi” E/O euro 8
[in: 01/10/2010 – out: 26/01/2011]
[titolo originale; lingua italiano; anno 2000]
Premesso che è il tredicesimo libro di Carlotto che leggo (e continua a piacermi), il mio sentimento verso questa ennesima avventura del suo personaggio eponimo è di moderata soddisfazione. Mi piace aver ritrovato l’Alligatore (e finalmente vi posso svelare il segreto del suo cocktail), e ci sono Beniamino e Max. Deboluccia sia sul fronte della storia giallo – noir sia per i risvolti, sempre presenti in queste storie, sul sociale e sul carcerario. Averla scritta a ridosso del G8 ha fatto nascere l’esigenza di connotare un po’ troppo Max la Memoria verso il versante equo e solidale. Da qui, i contrasti anche della visione carceraria dei tre eroi: arrabbiata quella di Max, disincantata quella dell’Alligatore e pragmatica quella di Beniamino. Intanto vi rifilo il cocktail che dà il nome al nostro personaggio: sette parti di calvados e tre parti di Drambuie, molto ghiaccio (meglio se tritato) e una fettina di mela verde. La storia, invece, parte abbastanza bene. L’Alligatore viene coinvolto nella ricerca di una modella sado-maso scomparsa, e farà ben presto un tuffo ahimè di uno squallore infinito nel sottomondo della pornografia d’elite. Per fortuna che Beniamino ha qualche contatto qua e là e per un po’ si riesce a trovare qualche aggancio. Ma non si riesce a trovare il fantasioso maestro del titolo, che lascia, accanto alle vittime, un fiore di seta fatto di nodi. Tra contatti di Beniamino, aiuti di Max con i suoi amici haker sardi, e colpi di ingegno dell’Alligatore questa vicenda arriverà ad una degna conclusione. Però segnando il passo. Mentre all’inizio c’è tensione, dalla metà in poi, avendo da sostenere anche un po’ di storia parallela sul Social Forum di Genova e sulle disillusioni della sinistra, non dico passata nel ’68 (dove Massimo aveva 12 anni), ma quanto meno verso il ’77 (ed anche lì, più da fuggiasco che da interprete, se conosciamo la storia personale dello scrittore). Quindi si arriva a scoprire chi sia il Maestro, ed anche a debellare un giro di video sado-maso, ma in modo quasi di routine, riluttanti. Tanto che sembra un po’ appiccicato. Centocinquanta pagine a seguire piste ed idee, e poi una trentina in cui tutto ti viene servito in un piatto. Non è particolarmente efficace. Sembra quasi che Massimo si sia stancato della storia e non veda come finirla. Anche perché è più appassionato alle discussioni tra Max e gli altri sull’impegno, sul ricordare quello che avviene in carcere, e, perché no, anche sulla sua storia d’amore con Virna sull’orlo della crisi di nervi (la storia, non Virna). Certo, un po’ ci coinvolge, noi che ce le siamo vissute tutte, e che (anche se da privilegiati) frequentiamo il carcere. Ma, ripeto, sembra proprio che abbia perso per strada le idee di base, e segua un suo ragionamento, con il quale si può intavolare un dibattito, ma che qui, dopo un po’ risulta alquanto sterile. Comunque alla fine, risulta in ogni caso piacevole, mi ha fatto piacere leggerlo dopo essermelo perso anni fa. E continuerò, con affetto, a leggere i suoi libri.
Mi dispiace inoltre che ieri le mie caselle di posta sono state attaccate da un intruso cinese. Sto cercando di risolvere anche questo problema. E mi scuso se sto causando disservizi a qualcuno.

Nessun commento:

Posta un commento