domenica 29 aprile 2012

Svezia, ma senza Stieg - 02 giugno 2011

Trama straordinaria, perché oggi è un dì di festa, per questa nostra bistrattata Repubblica (anche se qualche sorriso l’abbiamo fatto, nei gironi scorsi, dopo aver smacchiato qualche giaguaro). E la festeggiamo con qualcosa di poco impegnativo, con tre buoni scrittori svedesi, autori seriali con personaggi altalenanti. La giornalista Annika della Marklund, che torna dopo un lungo letargo, ma con poco mordente, il commissario Van Veteren di Nesser, ormai alla sua ultima storia che Nesser cambierà personaggio, e la new entry, l’avvocato Rebecka della Larsson (Åsa non Stieg), da rivedere, anche se l’atmosfera lappone attira.
Liza Marklund “Il lupo rosso” Marsilio euro 12,50 (in realtà, scontato 9,38 euro)
[in: 20/06/2010 – out: 18/01/2011]
[tit. orig. Den röda vargen; lingua svedese; anno 2003]
Ritrovo dopo tanto tempo Annika Bengtzon, che mi era molto piaciuta come giornalista di nera – coinvolta in indagini, agli inizi del secolo. Poi l’editoria italiana aveva deciso di non tradurre le nuove fatiche della sua creatrice, lasciandoci per anni nell’attesa. Ora, sull’onda del giallismo scandinavo, ecco che ricompare. E dobbiamo allora ricucire qualche filo. La quasi cinquantenne Eva Elisabeth "Liza" Marklund è per me una specie di “trait d’union” tra i primi esempi del giallo “impegnato” alla Sjöwall e Wahlöö e l’ultimo epigono svedese di questo filone, alla Stieg Larsson. Come Larsson, è essenzialmente giornalista. E nelle sue storie c’è sempre un qualche filo che unisce accadimenti polizieschi a momenti di denuncia del malessere civile, che in Svezia è molto sentito. Il suo personaggio centrale, Annika, è una giornalista di nera, combattuta tra l’attività di lavoro e la vita privata (gestione di due figli con marito presente/assente). E quando affronta qualche problema, poi c’è sempre un risvolto “sociale”. Come nel primo è più noto “Bomber” (tradotto in Italia come “Delitto a Stoccolma”), dove il perno è la morte di una “signorina” (escort si direbbe ora) e il principale sospettato è un ministro. Questo Lupo, si colloca temporalmente un anno dopo la fine positiva del precedente (anche se nel frattempo, Liza ha scritto altri 3-4 romanzi con avvenimenti precedenti, e dopo il Lupo, ne ha scritti altri 3 con avvenimenti successivi). Qui lo spunto centrale è rinvangare qualche momento degli anni di piombo che anche in Svezia hanno avuto qualche epigono violento. Niente Brigate Rosse o Rote Armee Fraktion. Ma un gruppuscolo maoista, con un capo direttamente arrivato da gruppi religiosi vicino al circolo polare artico, che dopo una violenta azione con morto, si scioglie. Il capo fugge nei Paesi Baschi e per trenta anni fa il killer al servizio di chi lo paga. Ora lo vediamo tornare “a casa” e scatenare problemi e morti tra i vari ex-gruppettari. Questo spunto da modo di parlare, in qualche maniera, di alcuni momenti non proprio felici. Annika ci si trova in mezzo, perché si trova sempre al centro di qualche “casino”, e tra Internet, freddo polare, polizia semi-efficiente, riesce a trovare il bandolo della matassa. Non senza aprire tutta una serie di sotto-filoni: il rapporto con il marito che si invaghisce della bella Sophia, il rapporto con il suo direttore responsabile che non vuole si occupi di “terrorismo”, la storia della sua amica Anne lasciata dal marito con figlia contesa, la storia delle lotte di potere per l’introduzione della televisione digitale in Svezia. Insomma, tanta carne a fuoco. La scrittura è decentemente condotta. Ed anche i vari filoni, anche se non tutti completamente chiusi, non sono proprio abbandonati a loro stessi (e ci si aspetta che i successivi libri ne riprendano qualcuno). Forse, un po’ prolisso e avrebbe goduto di un po’ di “asciugamento”. E ben giostrato anche il risvolto giallo. Una buona lettura, anche se quei momenti un po’ lenti non mi permettono di collocarla proprio ai vertici. Apprezzo comunque qualche buono spunto, come il rispetto per la legalità insita nell’anima protestante svedese. Quella che consente a qualsiasi cittadino di chiedere informazioni sulla corrispondenza di un ministro. O di ricevere le informazioni dei passaporti di altre persone, in quanto documenti pubblici. Certo, qualche risvolto di “solitudine” si sente in quelli che a volte vivono a -29°. Ma sono soddisfatto, e se ne riprenderà il filo quando anche gli altri usciranno in economica.
“Mi piacerebbe avere una vita come la sua … Sentirmi a casa da qualche parte.” (64)
“Se due persone devono vivere la loro vita insieme devono essere d’accordo entrambe.” (301)
Håkan Nesser “Carambole” TEA euro 8,60
[in: 01/06/2010 – out: 05/02/2011]
[tit. or.: Carambole; ling. or.: svedese; anno 2006]
L’ultima avventura pubblicata in Italia del commissario Van Veeteren (o meglio ex-commissario). Non essendo svedesofilo ho solo un dubbio di traduzione del titolo. È plurale o singolare? Cambia abbastanza il senso del messaggio nesseriano. Ormai abbiamo seguito tutta la parabola del commissario, nato per caso dalla penna di questo sessantenne pesce svedese (21 febbraio 1950, casualità?) mentre insegnava lettere al liceo. Abbiamo visto il commissario muoversi nella cittadina di Maardam, porsi le prime domande ed affinare il suo metodo di lavoro per accumulazione di informazioni e per ragionamenti. Anche se alcuni passaggi della storia del commissario sono monchi (la solita cattiveria dei distributori – traduttori italiani che lavorano saltando passi vari dei libri che l’autore pubblica), a poco a poco conosciamo la cerchia dei suoi aiutanti, tra cui l’ottimo Reinhardt. Ed il rapporto con i figli, conflittuale soprattutto con il maschio. La solitudine. Poi la scoperta dell’amore per la dolce Ulrike, e la decisione di lasciare la polizia per lavorare in una libreria (ah, come ti capisco, Van!). Ora in questo capitolo, più o meno finale, Van Veeteren entra poco nel corpo dell’inchiesta, anche se, per contro, ne è uno dei cardini. Infatti, il morto ammazzato è suo figlio Erik. E qui rientra la questione del titolo. Perché, se come si dice la nostra vita è una palla di biliardo che scivola inconsapevolmente sul tappeto verde, scontrandosi a volte con altre palle, a volte questo scontro produce un effetto a catena, una carambola che si ripercuote su tante altre palle. E così si carambola tra la morte del ragazzo travolto da un pirata, la morte di Erik, quella di Vera l’infermiera, e… Beh, qualche punto di sospensione va lasciato altrimenti narro troppo la trama. Una trama che però si trascina stancamente. Che Van Veeteren è, ed è ovvio, troppo preso all’analisi del proprio dolore (mai ci si riprenderà, comunque, dalla morte di un figlio?) per diventare motore della storia. Le parentesi dedicate all’uccisore sono un po’ deboli. E la polizia, senza il commissario come motore e riferimento, rimane a brancolare nel buio per pagine e pagine. Da una parte si capisce che Van Veeteren è arrivato al capolinea, anche se l’odissea della cittadina di Maardam avrà altri capitoli (so dalla biografia di Nesser che, ad esempio, uscirà un romanzo con protagonista l’ispettrice Ewa Moreno una delle aiutanti di Van Veeteren). Dall’altra questo capolinea è troppo pieno di dolore per risultare scorrevole. Nel complesso, è comunque un buon romanzo, anche se non un giallo intenso. Soluzioni e scioglimenti sono prevedibili e previsti. Rimane tutta l’analisi del rapporto con una persona che muore ed alla quale si sarebbe dovuto (si dovrebbe?) dire molto di più. Rimpianti che tutti consociamo. Gli anni successivi vedranno Nesser alle prese con una diversa saga poliziesca, che ruota intorno ad altri personaggi. Vedremo che ne uscirà.
“I vivi devono curarsi gli uni degli altri, pensò. La cosa peggiore è morire senza aver vissuto.” (190)
“Da qualche parte aveva letto che un uomo deve fare tre cose nel corso della sua esistenza. Crescere un figlio, scrivere un libro e piantare un albero.” (190)
“A quattordici anni … vediamo il mondo con chiarezza perfetta. Poi devono passare altri cinquant’anni prima che riusciamo a trovare un linguaggio con cui fissare queste impressioni.“ (263)
Åsa Larsson “Tempesta solare” Marsilio euro 12 (in realtà, scontato 9 euro)
[in: 20/06/2010 – out: 12/02/2011]
[tit. or.: Solstorm; ling. or.: svedese; anno 2003]
L’ho preso incuriosito dal grande battage pubblicitario che negli ultimi tempi, spinti da Millennium, ha portato alla ribalta il giallo svedese come elemento di punta di questo settore. E quindi eccoci qui, con un’autrice svedese, un giallo, ed un personaggio che si annuncia protagonista di altre storie, l’avvocato Rebecka Martinsson. Devo dire, prima di entrare nel merito, che questo spunto iniziale è stato il più disatteso. È senza dubbio un giallo decente, con alcune punte di interesse (innanzi tutto sul colore locale), ma niente di più. Non è un caso che mentre nei paesi anglofoni e in Italia subito a ruota, i gialli svedesi siano pubblicati a spron battuto, nell’altra grande nazione del noir, la Francia, si vadano centellinando senza troppa enfasi. Ad esempio, mi risulta pubblicato solo uno dei gialli della Larsson (a proposito, non ha nessuna parentela con Stieg). Ma veniamo al romanzo. La 45enne scrittrice, come tutti gli scrittori, ma qui in modo più palese, parte dalle sue esperienze per tessere la trama che stiamo leggendo. Åsa, infatti, ha fatto l’avvocato fiscalista prima di cominciare a scrivere a tempo pieno. Inoltre, sebbene nata ad Uppsala, è vissuta a Kiruna, nella Lapponia artica, dove forte e radicato è il Laestadianesimo, un movimento luterano conservatore. Ebbene, la nostra Rebecka è avvocato fiscalista, nata a Kiruna e fuggita ad Uppsala per lasciarsi alle spalle le rigidità religiose dei luterani lapponi. Ma da Stoccolma viene richiamata a Kiruna dalla morte violenta di Viktor, un famoso predicatore locale, suo coetaneo e amico di gioventù. Da qui si diparte la storia, tutta intessuta e legata alla realtà della Lapponia svedese: i freddi intensi, le amicizie con gli animali (soprattutto i cani), le strette connessioni di vita in una realtà numericamente esigua. Tra qualche flash-back ben riuscito e la collaborazione con il responsabile della polizia, l’ispettrice Anna-Maria Mello, la nostra Rebecka viene a capo dell’intricata vicenda (anche se il giallo è un po’ lieve come tessuto) lasciandoci intravedere la possibilità di ulteriori puntate. Quindi un po’ deluso dalle aspettative, rimango interessato alle prospettive. Le atmosfere sono buone, vengono rese con efficacia i momenti di vita di questa lontana e sperduta Kiruna (la città più a nord di tutta la Svezia), un po’ come antropologicamente si possono leggere le storie dell’islandese Indridason. Ma non c’è lo spessore di un Mankell o di una Marklund. Speriamo meglio in altre prove.
Essendo inoltre la prima trama di giugno, come i miei amati lettori sanno, riporto l’elenco delle letture e dei gradimenti del mese di marzo, finora uno dei più densi, cominciato in sordina, risollevato da Haruki e da alcuni classici, precipitato con dei gialli orrendi, e riscattato nel finale da due grandissimi (Barbero e Saramago).

#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Lorenzo Licalzi
Non so
Fazi
9,50
3
2
Edith Wharton
L'età dell'innocenza
Repubblica Novecento
4,90
3
3
Truman Capote
Colazione da Tiffany
Repubblica Novecento
4,90
3
4
Irène Némirovsky
Ida
Folio
2,20
2
5
Petros Markaris
La balia
Bompiani
9,50
3
6
Stefan Zweig
Storia di una caduta
Adelphi
10
3
7
Vitaliano Brancati
Don Giovanni in Sicilia
Repubblica Novecento
4,90
2
8
Francesco Guccini & Loriano Macchiavelli
Macaronì
Mondadori
9
3
9
Luis Sepúlveda
Un nome da torero
Repubblica Giallo
5,90
3
10
Leo Perutz
Dalle nove alle nove
Adelphi
s.p.
2
11
Raymond Chandler
Il grande sonno
Repubblica Giallo
5,90
4
12
Arnaldur Indriadson
Un corpo nel lago
TEA
9
3
13
Murakami Haruki
Norwegian Wood
Einaudi
12
4
14
Graham Greene
L'americano tranquillo
Repubblica Novecento
4,90
4
15
Patricia Cornwell
Calliphora
Mondadori
9,50
1
16a
Andrea Novelli & Gianpaolo Zarini
Per esclusione 1°
Mondadori
4,20
1
16b
Andrea Novelli & Gianpaolo Zarini
Per esclusione 2°
Mondadori
4,20
1
17
Alessandro Barbero
Benedette guerre
Laterza
10
4
18
Jean-Paul Sartre
La nausea
Repubblica Novecento
4,90
2
19
José Saramago
Il vangelo secondo Gesù Cristo
Feltrinelli
9,50
4

Allora biglietti e anticipi per il Sudamerica sono arrivati, quindi il 26 giugno si parte (corna facendo). Per il resto qualche stacco qua e là, ma bisogna chiudere il progetto europeo, e, come direbbe il vecchio Churchill, saranno “effort, blood, sweat and tears”.

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