Innanzi tutto, chi si stufa di
ricevere le mie note, basta una mail e viene tolto dalla lista. Se poi cambia
idea, un’altra mail è si è di nuovo dentro questi messaggi che, con cadenza più
o meno settimanale, invio ai miei amici. Se poi la lettura vi stimola,
scambiamoci le impressioni. E se avete libri da segnalarmi, mandatemi un cenno.
Poi la struttura: nell’oggetto della mail il gioco di parole che anni fa mi ha
spinto a questa fatica. Ogni mail di norma contiene la critica a quattro libri
che, nel mio sentire, hanno delle comunanze, che cerco di spiegare nelle
introduzioni. Poi i libri, con titoli, costi, motivi, data di acquisto e di
fine lettura. Il mio commento al libro, con tutti i giudizi personali che ne ho
ricavato alla lettura. Comprese, se del caso, delle frasi che mi sono rimaste
impresse. Qualche commento finale. Inoltre, ogni primo invio del mese, riporto
l’elenco dei libri letti un paio di mesi prima, con aggiunta di un punteggio
per indicarne il mio gradimento (da 5, bellissimo, ad 1, non mi è piaciuto).
Visto che son prolisso,
dedichiamoci allora a rilassarsi, e, come promette il titolo, all’avventura.
Offrendo un omaggio ad uno dei suoi maestri, quel Clive Cussler che seguo dai
tempi delle prime uscite in italiano di Dirk Pitt. Qui è presente nelle sue
serie laterali (che spiego commentando). Ma ho anche l’agio, presentando libri
letti in tre diversi anni, di mostrare l’evoluzione delle note iniziali. Il
primo, terminato a fine 2010, riporta solo le date di acquisto e di fine
lettura. I due centrali, letti nel 2011, aggiungono i riferimenti all’originale
ed alla data di prima edizione. L’ultimo, terminato pochi giorni fa in
Cambogia, rivoluziona un po’ le date che diventano A come acquistato, I come
iniziato e T come terminato. Inoltre riporto anche l’indicazione del numero di
pagine.
Maniaco? Forse un po’.
Ma ora diamo spazio agli eroi
della NUMA.
Clive Cussler & Paul Kemprecos “Lo zar
degli oceani” TEA euro 9,80
[in: 01/06/2010 – out: 26/11/2010]
Solita
avventurona, e solito duo. Ma quando scrive con Kemprecos, il protagonista è
Kurt Austin e non Dirk Pitt. E tutto l’impianto ne risente. Certo, l’impianto,
il marchio di fabbrica del quasi ottantenne Clive è sempre più o meno lo
stesso: episodio del passato che lascia un qualche mistero insoluto, qualche
cattivo che nel presente cerca di sfruttare qualcosa (un ordigno, una
situazione, a volte entrambe) per fare soldi e potere (il più delle volte con
un nesso che lo collega alla prima situazione), una bellona che si mette in
mezzo ad inizio avventura (spesso per sbaglio o con scarsa cognizione degli
avvenimenti), e quindi entrano in azione i nostri eroi della NUMA (National
Underwater & Marine Agency), che sbaragliano bene o male il cattivo,
risolvono (o quanto meno cercano di risolvere) il mistero iniziale, e la punta
di diamante della NUMA (qui Kurt) passa un finale di avventura con la bellona,
spesso a ricapitolare qualche punto oscuro. Beh, questa è una specie di scatola
magica, ora sostituiamo alle descrizioni generiche elementi concreti, ed
abbiamo la storia. Nel 1917 la traballante nave da carico “Stella di Odessa” imbarca
ad Odessa profughi russi, che capiamo essere la famiglia Romanov femminile in
fuga. Viene affondata con tutto il tesoro in mezzo al mar Nero. Ai giorni
nostri una giornalista televisiva cerca di far luce su dei misteri marini in
acque turco-russe. Peccato che si imbatte nell’impero del Putin di turno, qui
tal Razov, affarista senza scrupoli, ipotetico discendente di qualche ramo
imperiale. Che fa affari anche con l’entourage presidenziale americano (già
visto, eh?). Ma è anche un cattivone, e cerca di sfruttare delle riserve di
idrato di metano marino per creare danni alle coste americane. Qui entrano in
scena i nostri. Austin in prima persona, che sbaraglia nemici a frotte (anche
una carica di cosacchi a cavallo). Ritroviamo anche i personaggi-NUMA delle
Pitt-story, che tanto non mancano mai: il mago dei computer, il factotum, lo
storico marino, la coppia allampanata oceanografo – biologa marina. Il tutto
condito con qualche puntatina qua e là, tra la costa del Maine, Washington ed
il Mar Nero. Ritroviamo anche, che s’era lasciato nell’ultima sfortunata
impresa di Austin (quella che aveva lasciato l’amaro in bocca a qualche
lettore), l’oscuro Petrov, il russo buono, quello che conosce tutti gli
apparati, e da una mano al buon Kurt nelle situazioni difficili. Il tutto, con
finale glorioso e pacificante, colpi al cerchio ed alla botte. Un po’ di
critica diciamo fintamente sociale, ma di una leggerezza che non nuoce. Non c’è
la rabbia ecologista dell’ultimo di Austin, quell’Oro Blu che metteva sul
tappeto anche qualche ideuzza ambientale. Ma come dicevo, poi il buon Clive
decide di far morire l’eroina (quella che dovrebbe finire nel letto di Kurt)
perché eroina sì, ma con qualche magagnetta. E gli affezionati lettori della
sua saga glielo hanno rimproverato a piè sospinto, così che qui non si fanno
errori. Come un bel filmone d’amore e d’azione, che l’industria americana
sforna a tambur battente. Quindi un prodotto minore, ma di molto, anche alla
normale produzione del buon Cussler (che ormai si avvia sulla trentina di
titoli). Giusto buono per tenere a freno le angosce di questo autunno che non
finisce mai. Tra l’altro, manca anche il marchio di fabbrica “umoristico”,
infatti, non compare la solita barchetta con Cussler stesso che passa sullo
sfondo, così come faceva Hitchcock nei suoi film.
Clive Cussler & Paul Kemprecos “La
città perduta” TEA euro 8,90 (in realtà, scontato 8 euro)
[in: 07/11/2010 – out: 10/06/2011]
[tit. or.: Lost city; ling. or.: inglese; anno 2004]
Stava lì in attesa, e si
aspettavano momenti di calma per attaccare un polpettone da relax. Ci sono
voluti sei mesi, ma ora serviva proprio un’avventurona, forse un po’ scontata,
ma scorrevole e scacciapensieri. Non ripeto quanto già detto, che quando manca
Dirk, la trama ne risente un po’. Anche perché il buon Austin cerca di fargli
il verso (almeno al primo Dirk e sul lato conquiste femminili), ma anche se
fascinoso e di buona resa, è ancora un po’ troppo farfallone. Si dimentica
brasiliane ed affini, e qui si lascia trascinare dalla bella Labelle (e già un
gioco di parole un po’ trito, ma non è mio…) in un’avventura che cerca sempre
di trovare intenti nobili, ma … Ma lascia un po’ storti, non perché non sia
leggibile, ma vuole fare qualche colpo “alto”, ma poi non gli regge la trama, e
sul finale riecheggia un po’ il primo Indiana Jones. Lo sviluppo della trama
segue i dettami classici imposti da Cussler col suo standard di avvio. Si
comincia nel passato, anche se qui non troppo lontano che siamo solo nel 1914,
ed assistiamo alla morte di un aviatore francese, abbattuto prima che riesca a
raggiungere la Svizzera. Passiamo per un intermezzo dove assistiamo al
rapimento di uno scienziato scozzese. E poi si entra nel vivo. Austin e Labelle
stanno cercando tracce delle migrazioni di epoche antiche, essendo la signorina
esperta di armi ed altro, ma di quelle di duemila e passa anni fa. E dove le
cercano se non in un lago al confine tra Francia e Svizzera? Dove altri
scienziati cercano di sfruttare i ghiacciai per trovare energie alternative.
Già immaginate che gli scienziati trovano il corpo dell’aviatore, chiedono
aiuto all’esperta, e da qui si innesca la “storiona”. Che è quella della
famiglia Fauchard (mercanti d’armi, d’altra parte il nome è quello di un’arma bianca,
derivata dalla falciatrice del grano). Una famiglia che (scopriremo alla fine)
ha le sue radici nell’antica Creta dove fu tra le prime famiglie ad esercitare
il commercio di armi. Commercio che prosegue per millenni, fino ai giorni
nostri. Dove l’ultima discendente è una donna che (altro colpo di genio) si
chiama Racine (radice). Imparentata con l’aviatore, che era uno del “ramo
buono”, tanto che stava scappando per avvertire il Papa che i Fauchard stavano
dando soldi agli irredentisti serbi perché uccidessero l’Arciduca austriaco a
Sarajevo (capite che guazzabuglio sta tirando fuori la fucina Cussler?). Come
se non bastasse, bazzicando tra supermilitari, i Fauchard da millenni
cominciano a cercare formule di longevità, poi di immortalità. Per questo
rapiscono lo scienziato di cui sopra. Ed in una sperduta isola (che tanto deve
a quella del dr. Moreau), trovano sia la formula che, come sottoprodotto, ha la
produzione di un’alga mutante che rischia di prosciugare gli Oceani. Qui entra
in gioco la coppia dei coniugi Trout, altri esimi rappresentanti del mondo
cussleriano, che cercano di debellare l’alga. Per fare questo però le loro
ricerche si imbattono con quelle sulle armi. Austin sembra capire il busillis,
allora Racine rapisce Labelle, e tutto si avvia ad un fantasmagorico finale nel
castello avito dei Fauchard. Che se fosse in Transilvania, farebbe invidia a
quello di Dracula. Ovviamente Austin e i suoi amici debellano i cattivi, che,
quando sembra abbiano il longevo sopravvento, vengono messi fuori combattimento
(definitivamente) da una specie di “warm” chimico messo in atto dal fu
scienziato scozzese (che ben presto muore). Questa è la parte un po’ ad
effettacci, che ci si poteva risparmiare. Dedicando magari qualche pagina in
più alla lotta contro le alghe. Ma comunque, anche queste vengono debellate.
Stavolta la bella non muore. La ritroveremo? Intanto, e purtroppo, anche qui,
no troviamo il cammeo cussleriano che era sempre presente nelle avventure di
Dirk. Chissà se lo ritroveremo… Insomma un onesto prodotto industriale, non
eccelso, ma leggibile.
Clive Cussler & Paul Kemprecos “Tempesta
al Polo” TEA euro 8,90 (in realtà, scontato con Feltrinelli+ 0,89 euro)
[in: 09/08/2011 – out: 25/11/2011]
[tit. or.: Polar shift; ling. or.: inglese; anno 2005]
I libri della coppia Cussler
& Kemprecos sono una bella costante negli anni. Sono lì nello scaffale,
prima o poi ne emergono e non deludono (quasi) mai. Sono anche utili, in giorni
difficili, come questi segnati da un nuovo mal di schiena che mi blocca, a
casa, seduto, e dolorante. Allora, via, un bel librone di 450 pagine, che aiuta
a dimenticare i dolori e fa passare la giornata, in attesa di schiene migliori.
Solito volumone che spazia nel tempo e nello spazio, questa volta restringe la
sua azione a poco più di 60 anni. E già qui ci troviamo in campi più
maneggevoli. La squadra cussleriana è la solita di questi che sono stati
battezzati “NUMA files” e cioè le avventure del gruppo di ricerche marine,
senza però Dirk Pitt al centro. Perché il tempo passa, e Dirk ormai è diventato
il presidente del gruppo. In questi romanzi il personaggio motore dell’azione
diventa il sempre belloccio Kurt Austin, che invece delle macchine d’epoca,
colleziona mezzi navali. Con la sua spalla factotum Joe Zavala, che colleziona
donne e bevute. Poi c’è la coppia di biologi marini, Paul e Gamay Trout, che
non disdegnano tuttavia di menare le mani, laddove servisse. I minori, sono
quelli classici dei libri di Cussler, in particolare il mago dei computer e la
sua assistente virtuale. Infine, ci sono i personaggi specifici del romanzo,
anche se nel finale (visto che una parte si svolge in Siberia) ritroviamo il
buon Petrov di due romanzi sopra, sempre pronto ad aiutare Kurt. Ci sono i
buoni, come il profugo ungherese Kovacs, che scopre fantastiche equazioni, la
cui soluzione permette di trovare frequenze elettromagnetiche in grado di
alterare gli equilibri terrestri (tra l’altro, il titolo originale è
“Spostamento polare”, molto più aderente alle vicende del romanzo, visto che
per tutte le quasi 500 pagine il polo non viene mai avvicinato, né tanto meno
vi si svolgono tempeste). L’austriaco Karl, che lo salva durante la guerra, ed
ora, quasi ottantenne, con Kovacs morto, continua a fare l’angelo buono sulla
di lui nipote Karla, una simpatica antropologa, dedita a trovare soluzione alla
misteriosa scomparsa dei mammut. Ci sono i cattivi, Margrave e Gant, che
vogliono sfruttare i teoremi di Kovacs per alterare l’equilibrio magnetico
terrestre, mandando a palline i sistemi di comunicazione. Non sanno però che,
spingendo troppo l’acceleratore si potrebbe provocare una nuova inversione dei
poli magnetici, come sembra avvenne più di 10.000 anni fa. Con conseguenze
inimmaginabili. E ci sono i mezzo e mezzo, come Spider che all’inizio, mago dei
computer, aiuta Margrave, ma poi si accorge delle conseguenze e passa dalla
parte di Austin. Il tutto con i soliti spostamenti su e giù per il globo. Con
affondamento di navi inaffondabili. Con salvataggi sull’orlo di vortici senza
fine. Inseguimenti tra Harley-Davidson e macchine a vapore (come erano alcuni
modelli automobilistici intorno al 1910). Qualche ritrovamento di mammut nani
in Siberia. Altre morti, altri salvataggi. Ed un piccolo mistero crittografico,
che il mago dei computer Spider risolve, anche se il traduttore ha avuto del
buono e del bello a riproporcelo, visto che si basa sulla prima parola di una
filastrocca inglese che comincia con “door”. E “porta” è più lunga ed usa altre
lettere. Certo dispiace un po’ che venga usata una volta ancora la capacità di
qualcuno di creare onde enormi, anche se in modo diverso. Ma mi sembra uno
sfruttare di nuovo idee già messe in cantiere. E devo definitivamente convenire
che nei “NUMA files” Cussler decide di non intervenire più come nella saga di
Dirk Pitt, e queste parti “umoristiche” un po’ ci mancano. Insomma, un altro
prodotto decente, con una confezione gradevole, che si legge mettendo da parte
i pensieri ma senza annoiare. E mi sembra già un buon risultato.
Clive Cussler & Jack
du Brul “I Predatori” TEA euro 8,90 (in realtà, scontato a 7,56 euro)
[A: 02/10/2011 – I:
08/03/2012 – T: 10/03/2012]
[titolo: Dark Watch; lingua: inglese; pagine: 409;
anno: 2005]
Qui siamo nel terzo filone che il
nostro più che ottantenne Cussler mette in cantiere per continuare a sfornare
best-seller. Ormai non scrive più da solo, ed in ogni serie ha bisogno di un
più o meno robusto abitante. Quella principale, dedicata al bello e fascinoso
Dirk Pitt, viene da qualche episodio scritta con il figlio … Dirk (chissà
perché questa omonimia). La seconda, sempre ambientata nel mondo della sua
agenzia, la NUMA (vedi precedenti) vede al centro l’emulo di Pitt, Kurt Austin,
e sono una decina di libri scritti con Paul Kemprecos. La terza è la più
tormentata. Qui Cussler voleva aprire un nuovo filone, dedicato più
espressamente all’avventura ed alla sua mercificazione buonista (ma fino ad un
certo punto) creando una nuova organizzazione, la OREGON, che opera in modo
mercenario per salvare il mondo. Un versante profit della NUMA. I primi due
libri li ha scritti con Craig Dirgo, un appassionato di mare cresciuto
nell’organizzazione reale di Cussler (che si occupa sul serio di recuperare
navi). Poi, l’apprendista stregone è cresciuto ed ha cominciato a scrivere
libri in prima persona. Cussler allora cambia ottica, e cerca uno scrittore di
thriller tecnologici che possa prendere il posto di Dirgo, e si affida
all’americano di montagna (quasi creasse un contraltare in Vermont della sua
California) Jack du Brul. Scrittore che ha già una sua produzione seriale e che
accetta la sfida di affiancarsi al mostro sacro dell’avventura. Riprendono così
le avventure del capitano Juan Cabrillo, che, appunto, si erano arenate con la
defezione di Dirgo (defezione raccontata in modo quasi-velato in questo libro,
quando Juan parla di come se ne sia andato il suo numero due Richard Truitt,
portandosi via un sacco di soldi, onesti certo, ma mettendo in crisi il
castello di Cussler). Anche qui la struttura (diremo l’impianto generale)
diventa uno strumento dello scrivere qui adeguarsi per far riconoscere il
prodotto (Beautiful insegna). C’è una prima operazione, quasi da servizi
segreti (o forse senza quasi) che vede impegnata in modo vincente la squadra
della OREGON. Ma questo serve solo come incipit per dare un marchio al testo.
Poi si passa alla storia vera e propria, che (volontà del caso) letta tra
Cambogia e Bangkok, si svolge nei mari asiatici, dove imperversano i nuovi
pirati tecnologici. Cabrillo viene ingaggiato per tentare di sconfiggerli, e si
trova in un mistero che non si aspettava. I pirati sembrano organizzati (e
questo può essere pacifico, lì nell’Oceano dove imperversa il cattivo sikh
Singh, ahi giochi di parole). Ma sembrano avere altri obiettivi, oltre il
furto. Ci si mette così anche la tratta degli immigrati clandestini, in
particolare cinesi. Si manda allo sbaraglio (se la caverà?) il secondo di Juan,
Eddie Sang, un cino-americano che ritorna pericolosamente in Cina per seguire
le tracce di queste immigrazioni (un po’, versante techno-spettacolare delle
inchieste italiche sull’immigrazione dai paesi arabi). Queste convergenze di
avventure portano alla scoperta della mente che c’è dietro a tutto ciò. O alle
menti. Il deus ex-machina, è il cattivo russo Anton Savič, uscito dalla
disgregazione dell’impero sovietico con una dritta per un filone aurifero in
Kamtchatka. E chi abbocca all’amo di Savič, il banchiere svizzero che dà un
lustro economico modernista allo sfruttamento dell’ora ed alla crisi economica
mondiale. E quindi via con inseguimenti, sparatorie, giri del mondo,
collegamenti tecnologici avanzati. Fortunatamente il nuovo Jack recepisce anche
il lato “sentimentale” delle storie di Cussler, e ci infila la bella Tory,
agente britannico che finalmente riesce a far breccia nel duro cuore di Juan.
La fine è positivamente scontata, ma, al solito, nell’universo cussleriano, ben
articolata e mai del tutto banale. Ripetiamo le lodi pacate di un prodotto ben
confezionato. Anche se qualche critica non possiamo esimerla. Qui esce fuori
molto la vena dura dell’americano che vuole (deve?) salvare il mondo dai
cattivi (e che vengono e fortemente connotati come comunisti o ex-tali, e
questo in modo un po’ strumentale). Certo, si cerca di bilanciare con le
frecciate ai banchieri, ma rimane comunque un po’ pencolante. E per non far
torto a nessuno, ci mettiamo anche un bel trust di psudo-terroristi con agganci
tra arabi e nord-coreani. Ed ogni tanto si trovano frasi come quella che sotto
riporto… L’altra critica, e questa è ormai una costante, sta nella confezione
italiana. Ci sono due errori di “nomi”: il cattivo cinese Yan Lao, a pagina
211, diventa improvvisamente Yang. Ed il componente della squadra di Cabrillo,
Franklin Lincoln detto Linc, diventa Link a pagina 325. Per non parlare del
titolo, dove un significativo sguardo oscuro diventa un anonimo predatore
(perché in Italia deve subito arrivare il messaggio: ehi, questo è un libro
d’avventura…). Ma letto in aeroporto, in attesa di connessioni tra voli è un
prodotto di sicuro sostegno per passare piacevolmente il tempo (se i tuoi amici
sono troppo stanchi per parlare e si addormentano…).
“Affrontare un nemico significa affrontare se stessi. Vincerlo rafforza
il proprio io.” (369)
Come detto all’inizio, prima
trama di marzo, e vediamo un’analisi della gran massa di letture di fine anno.
Sedici titoli, con due prove interessanti (ovviamente Pavese e l’amico
Carlotto) ed alcune non riuscite (soprattutto il tentativo di ripercorrere i
fasti di Stieg con qualsiasi autore scriva in lingua scandinava).
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
J
|
1
|
Patricia Cornwell
|
Kay Scarpetta
|
Mondadori
|
6,50
|
3
|
2
|
Gore Vidal
|
L'età dell'oro
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
2
|
3
|
Paola Mastrocola
|
Facebook in the Rain
|
Repubblica Amore
|
3,90
|
2
|
4
|
Charles Bukowski
|
Post Office
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
2
|
5
|
Jens Lapidus
|
La traiettoria della neve
|
Mondadori
|
17,50
|
1
|
6
|
Cesare Pavese
|
La luna e i falò
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
4
|
7
|
Eric-Emmanuel Schmitt
|
La secte des égoïstes
|
Le livre de poche
|
4,50
|
3
|
8
|
Luis Sepulveda
|
La frontiera scomparsa
|
Guanda
|
7,50
|
3
|
9
|
Arthur Koestler
|
Buio a mezzogiorno
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
3
|
10
|
Massimo Carlotto
|
Le irregolari
|
E/O
|
9,50
|
4
|
11
|
Lorenzo Licalzi
|
Vorrei che fosse lei
|
BUR
|
8,90
|
3
|
12
|
Paola Mastrocola
|
La gallina volante
|
TEA
|
8
|
3
|
13
|
Juan Sasturain
|
La mujer ducha
|
Debolsillo
|
6,72
|
1
|
14
|
Esmahan Aykol
|
Appartamento a Istanbul
|
Sellerio
|
14
|
3
|
15
|
Roberto Saviano
|
Super Santos
|
Corriere della Sera
|
1
|
3
|
16
|
Yasmina Reza
|
Il dio del massacro
|
Adelphi
|
9
|
3
|
Siamo
oltre metà marzo, Pasqua si avvicina a grandi tappe. Così come una settimana
per me ben scandita da una serie di appuntamenti importanti. Un incontro di
lavoro lunedì, un incontro col medico martedì e la ripresa delle iniziative
sull’acqua (cui tornerò) da mercoledì.
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