giovedì 10 maggio 2012

American crime, american movie - 04 settembre 2011

Ora si ricomincia il post-estate, si riprendono lavori e insegnamenti ed altro. Allora riprendiamo in modo graduale, con tre interessanti “crime” americani, che hanno anche legami con il mondo del cinema. Il non fino ad ora letto libro, che ha fatto fortuna dopo il bel film con Anthony Hopkins (ed è un buon libro). Il non letto autore, che cominciò a scrivere in carcere di situazioni veramente hard-boiled, ed il bel film con Dustin Hoffman. E con un Perry Mason d’annata, lì dove più che film, parliamo di telefilm, e dove non potremmo mai scindere Perry dal faccione di Raymond Burr. Thomas Harris “Il silenzio degli innocenti” Repubblica Giallo euro 5,90
[in: 2004 – out: 02/04/2011]
[tit. or.: The Silence of the Lambs; ling. or.: inglese; anno 1988]
Dopo aver visto ed apprezzato (molti anni fa ormai) l’ottimo film con Hopkins e la Foster, eccoci alle prese con l’originale. E devo dire che ne esce benissimo. Sarà che Harris ha una scrittura un po’ giornalistica (mestiere non inganna), sarà che scrive poco, ma il libro è gradevole e ben da leggere, anche se si conosce l’esito (e soprattutto ora che son passati anni e qualcosa, magari, ci si scorda). La storia ormai è nota quasi ovunque. L’aspirante agente dell’FBI Clarice Starling (Jodie Foster) viene coinvolta nella ricerca di un assassino seriale, denominato Bufalo Bill perché scuoia le donne che uccide. Per far luce a questo mistero (ma all’inizio sembra solo per trovare spazio per nuove indagini), Clarice viene inviata ad intervistare un altro mostro seriale, il terribile psichiatra Hannibal Lecter (Anthony Hopkins) detto Hannibal the Cannibal (vediamo se vi ricordate perché). Qui la trama ha l’unico soprassalto “poco logico”, in quanto, per una serie di misteriosi cammini, Hannibal ha indizi su Bufalo Bill. Ma Hannibal è astuto, e poi non ha molto da perdere (dichiarato pazzo, deve scontare una condanna a vita in un manicomio criminale). Quindi comincia a giocare al gatto ed al topo con Clarice. Che tuttavia, formaggio dopo formaggio, comincia a conquistarsi la fiducia del pazzo, e comincia a mettere in fila i pezzettini di pane come Pollicino per tornare a casa. Peccato che non sia un agente ufficiale, quindi viene ricattata con la minaccia di bocciature. Peccato che il direttore del manicomio sia scarsamente attento alle Hannibalate e voglia solo fare colpi sensazionali. Peccato che nel frattempo venga rapita da Bufalo non una ragazza qualunque, ma la figlia di una deputatessa del Congresso. Fatto sta che tutto più o meno precipita, ma in un senso che, in qualche modo, ci fa più piacere che dispiacere. Il professor Lecter evade facendo stragi (e ci dispiace) ma si troverà libero per le sue vendette. L’agente Starling troverà il bandolo della matassa Bufalo e farà tutti felici e contenti. Ecco, il libro si accentra di meno sulle attività “malvagie” di Hannibal, e più sul suo rapporto con Clarice, e sulla presa di coscienza dell’Agente stessa. Facendo della Starling, tutto sommato, un personaggio più simpatico ed umano di quello del film. Ecco, in un certo qual modo, letto ora a distanza di anni, mi sembra un libro che possa avere vita propria al di là della sua trasposizione filmica. È piacevole, equilibrato, non inutilmente scandalistico. Il film (per motivi di cassetta) spinge su qualche accento un po’ sopra le righe, anche se Hopkins ne ha fatto un’interpretazione magistrale. Dicevo, piglio giornalistico del giornalista Harris e sua stiticità. Scrive un Black Sunday nel 1975 sul terrorismo arabo (profeta?) portato benissimo sullo schermo da Frankenheimer. Prosegue con Drago Rosso nell’82 (cinematografato da Mann) dove nasce il personaggio di Hannibal e finisce con questo dell’88, che suggella il personaggio e (in un certo senso) congela tutto. Poi dieci anni dopo, uscirà un seguito, ma ormai è stanca la penna, e questo silenzio sarà tombale. A proposito, ovviamente gli agnelli del titolo sono quelli pasquali sacrificali, che Clarice sente piangere prima che vengano ammazzati. Perché innocenti nella traduzione? Le solite invenzioni traditrici? Ah, saperlo, saperlo…
Edward Bunker “Come una bestia feroce” Repubblica Giallo euro 5,90
[in: 2004 – out: 06/04/2011]
[tit. or.: No Beast so Fierce; ling. or.: inglese; anno 1973]
Sapevo dell’esistenza di questo scrittore-carcerato, ma non avevo mai avuto forza o interesse. Ora è capitato (ed in concomitanza con il periodico Rebibbia), ed è stato interessante. Libro, scorrevole, alcuni punti intensi, un po’ di parlate ed uno stile duro, ma si sente vissuto. Come la vita di Bunker, violenta, con anni ed anni di detenzione in carcere, sin dai primi anni cinquanta, quando il diciassettenne Eddie comincia prima ad entrare ed uscire da riformatori, poi dal carcere duro, divenendo il più giovane detenuto di San Quintino. Lì comincia a leggere, a cercare di uscire dai binari prefissati, e poi scrive. Con l’aiuto di un’ex diva del muto, a 40 anni pubblica il suo primo romanzo (questo) e dopo due anni esce definitivamente dal carcere e dal giro. Scrive 4 – 5 libri di buon successo, soprattutto ne valgono le rese cinematografiche. E da buon Losangelino inizia a frequentare anche Hollywood. E recita. Ad esempio, è lui Mr. Blue ne “Le Iene” di Tarantino. Fino alla morte, da coma diabetico, pochi anni fa. Ma torniamo a questo esordio. Che, come molti esempi minori di scrittura carceraria, non può fare a meno di essere, anche, autobiografico. Seguiamo così le vicende di Max Dembo, che sta per uscire in libertà condizionata dopo otto anni di carcere per assegni falsi (quasi come da noi…). Vuole rigare dritto, cambiare vita. Ma in realtà, sa solo fare il rapinatore. E lo sa fare bene. E certamente non lo aiutano né le condizioni di vita esterne al carcere, né il suo sorvegliante, meticoloso, ligio, ed anche un po’ tartassatore. Così, dopo sforzi immani non può che ricadere nel “peccato”. Riempie di botte il sorvegliante e si dà alla macchia. Aiuta un amico nero a fuggire dal carcere. E con lui e con un altro disperato, bisognoso di soldi per la moglie diabetica, organizza il grande colpo alla gioielleria. Ovviamente, una volta ripresa la gran ruota sembra che tutto vada bene, e si trova anche una bella figliola che lo ama, nonostante tutto. Ma la rapina non può andare bene. Qualcuno ha fatto la spia. Max allora si comporta come la bestia feroce del titolo. Per salvare Jerry, uccide il poliziotto. Poi uccide la spia. E fugge, insieme ad Allison per le strade d’America. Ma lì capisce che, come le bestie feroci, non può fare vita di gruppo. E continuerà da solo. Finendo … Questo non ve lo dico. Né vi dico se e come lascia Allison. O che fine fanno Jerry, Carol, Winnie, Aaron e tutti gli altri personaggi di questo mondo oltre il limite. Mondo visto con il duplice occhio: di chi lo ha vissuto, e fino in fondo, quasi esaltando certe caratteristiche che a me sembrano molto oltre il limite, e di chi è riuscito ad uscirne, quindi criticandone certi eccessi, ma anche cercando di capire il limite tra la propria volontà (o mancanza di volontà) ed i condizionamenti, le violenze del mondo. E non si può negare che questa parte empatica riesce bene al vecchio Bunker. Alla fine, mi trovo con un libro, come ho detto, duro, ma che restituisce una patina di verità ad un mondo che spesso, descritto dall’esterno, sembra finto, inventato o che. Con i dovuti paralleli, trovo molta materia che vibra all’unisono con quanto scrivono (o cercano di scrivere) i miei amici di Rebibbia. Veniamo all’unico punto negativo, che non è né dello scrittore né del romanzo, ma, al solito, degli insipienti estensori delle note di copertina. Ma si può confondere il film tratto da questo libro? Lo si può indicare con “Sorvegliato speciale” che è un film con Sylvester Stallone, quando il titolo vero è “Vigilato speciale” e l’interprete è Dustin Hoffman? Si può confondere “Lock Up” con “Straight time”? Ma chi le rilegge le note? Quanto mi fanno inc….
“Ma un giorno o l’altro, che sia domani o fra vent’anni quando ne avrai cinquanta, ti renderei conto che chiunque tu sia e qualsiasi cosa tu abbia fatto, non poteva andare in modo granché diverso.” (14)
“Comportarsi da stupidi è disgustoso, ma lo è in misura doppia quando si agisce sapendo in anticipo di fare un’idiozia.” (156)
“L’amore di cui parli è quello dei giovani. Nessuno te lo può più dare. È più illusione che sentimento. Quello che hai con … è qualcosa che può durare nel tempo.” (242)
Erle Stanley Gardner “Perry Mason e la testimone guercia” Repubblica Giallo euro 5,90
[in: 2005 – out: 11/05/2011]
[tit. or.: The Case of the One-eyed Witness; ling. or.: inglese; anno 1950]
Questa è una trama sfortunata, che scritta in un giorno doppio è andata persa (per mia dabbenaggine) un giorno che doveva essere fortunato (il 23). Cerchiamo allora di farcene una ragione e di pensare al libro soltanto. Ma come si fa a pensare all’avvocato del diavolo, senza ricordare, e scorrere nella memoria, tutti i telefilm che vedevo da adolescente? Quelli con Raymond Burr nei panni di Mason, Barbara Hale in quelli dell’efficientissima (e per me molto innamorata) segretaria Della Street (più giovane di 15 anni del buon avvocato), William Hopper in quelli dell’investigatore Paul Drake e William Talman in quelli del peggior pubblico ministero americano Hamilton Burger, che perde ben 80 casi contro Perry, vincendone pare solo 2 (con un po’ di senso dell’umorismo, Gardner scrisse nelle sue memorie di aver scelto questo nome perché Hamilton in linguaggio familiare spesso si abbrevia in Ham, onde il suo nome diviene Ham Burger!!!). Ma torniamo al libro, che appartiene alla prima serie, quella che va più o meno dal 1931 al 1950, in cui Perry è anche molto attivo, si aggira per la scena, si muove, insomma non può fare a meno di misurarsi con i coevi “hard-boiled” alla Sam Spade. Solo dal ’50 in poi sarà molto più dibattimentale ed avvocatesco. Qui, come detto, si muove quando riceve una telefonata da una sconosciuta dalla voce terrorizzata, che gli invia dei soldi ed un pacchetto da consegnare ad un certo Carlin. Mason segue le istruzioni e si incontra con Carlin. E da qui comincia la parte hard: la casa di Carlin brucia, Mason, aiutato dal detective Paul Drake scopre che la sua cliente è Myrtle Fargo, il cui marito è appena assassinato. Convinto della responsabilità di Myrtle (anche se per legittima difesa), Mason tenta di stabilirle un alibi, dato che lei dovrebbe essere salita su un Playground per Sacramento nel momento del delitto. La seconda parte, una volta calmati gli ardori dell’azione, si svolge nel dibattimento in aula, dove una testimone, la signora Newton Maynard, giura che Myrtle sia  salita sul bus in un secondo momento. Mason utilizza l’optometria per screditare il testimone e svelare un caso incentrato attorno a ricatti collegati alle adozioni, dove elementi principi sono appunto il marito di Myrtle e Carlin che convincevano i genitori adottivi che i loro bambini avevano sangue giapponese, e poi chiedevano soldi per tacere. Il romanzo riflette il pregiudizio culturale contro i giapponesi dopo la seconda guerra mondiale. Ecco, la storia scorre bene (a parte questo dettaglio molto datato e le complicazioni degli intrecci trasversali come voleva di prassi il genere hard), ed è sempre piacevole seguire Mason quando espone i fatti in aula, mette in difficoltà i testimoni dell’accusa e, per l’ennesima volta, fa fare una brutta figura a Burger. Una buona lettura domenicale, forse più estiva che primaverile, con una bella bibita fresca, seduti in un patio a guardare il verde orizzonte.
Essendo, come sopra ricordato, la prima trama post-estiva, eccovi le letture del mese di giugno, dove già si nota il rallentamento estivo, rispetto ai forsennati ritmi di inizio anno. Che, pur cominciato con un libro a me veramente ostico come quello della Buck, si era risollevato con le ottime prove della Ginzburg, di Baricco, di Scerbanenco ed ovviamente di Bauman.

#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Pearl Sydenstricker Buck
Vento dell'Est: vento dell'Ovest
Repubblica Novecento
4,90
1
2
Alessandro Perissinotto
L’anno che uccisero Rosetta
Sellerio
11
3
3
Natalia Ginzburg
Lessico famigliare
Repubblica Novecento
4,90
4
4
Giorgio Scerbanenco
La sabbia non ricorda
Garzanti
10
4
5
Elio Vittorini
Uomini e no
Repubblica Novecento
4,90
2
6
Clive Cussler & Paul Kemprecos
La città perduta
TEA
8,90
2
7
Alessandro Baricco
La storia di Don Giovanni raccontata da
L'Espresso
s.p.
4
8
Zygmunt Bauman
Vite di corsa
Il Mulino
10
4
9
Diane Setterfield
La tredicesima storia
Mondadori
13
2
10
Patricia Cornwell
Il libro dei morti
Mondadori
9,50
2
11
Stephen King
Misery
Repubblica Giallo
5,90
3
12
Luisa Adorno
Arco di luminara
Sellerio
10
3
13
John Dos Passos
Manhattan Transfer
Repubblica Novecento
4,90
2
14
Anna Banti
Noi credevamo
Mondadori
9,50
3
15
Joseph Conrad
La linea d'ombra: una confessione
Repubblica Novecento
4,90
2

Come si ricordava, le vacanze sono ormai finite. Tutti si ricomincia a macinare ed a sognare – programmare prossime vacanze. Io aspetto ancora un po’, che vediamo cosa succede tra Bologna e Bruxelles. Poi si vedrà, come viaggiare e come lavorare.

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