domenica 13 maggio 2012

Torniamo in Nord Africa - 25 settembre 2011

Abbiamo troppo lasciato al margine arabi e problemi relativi per non tornarci ora con un solido autore algerino. In un momento cruciale per tutta una serie di destini che si incrociano. La Palestina chiede di essere ammessa all’ONU rinunciando a cacciarne Israele. La Siria è sull’orlo del collasso. In Libia si continua la lotta casa per casa. Tunisia e Marocco sembrano attraversare un momento di relativa calma. E l’Algeria? Bella domanda, che giro a questo scrittore algerino ed ai suoi romanzi scritti nei momenti caldi della lotta intestina con un forte radicalismo islamico, che per decenni ha lasciato (e lascia) tracce indelebili. Un cofanetto acquistato un anno e mezzo fa, quando ancora si frequentava spesso Bruxelles e che ne ha messo del tempo per essere digerito (e on per problemi di lingua). Per chi, nonostante tutto, ama come me Khadra, ricordo che domani 26 settembre sarà a Roma alla libreria francese in Piazza San Luigi dei Francesi alle ore 18:00.
Yasmina Khadra “Le quator algérien” Folio euro 10,90
[in: 13/02/2010 – out: 12/05/2011]
[tit. originale; ling. or.: francese; anno 2008]
Ho impiegato 15 mesi per affrontare, leggere e digerire le quasi mille pagine del libro definitivo di Khadra sulla vita e le opere del commissario di polizia Brahim Llob. Non ne sono, alla fine, entusiasta come pensavo. Yasmina Khadra (che in arabo vuol dire “gelsomino verde”) è lo pseudonimo scelto dall’allora ufficiale dell’esercito algerino Mohammed Moulessehoul (nato in pieno Sahara algerino nel 1955), per denunciare lo stato di insopportabile terrore che si stava vivendo negli anni Novanta in Algeria. Mohammed costruisce il suo alter-ego, il commissario Llob, dandogli alcune delle sue caratteristiche (Llob fa parte di chi dovrebbe mantenere l’ordine, ma non ci riesce,  e scrive libri). Inizia così la saga algerina con “Morituri”, subito seguito da “Doppio bianco”. Dopo aver concluso la trilogia con “L’autunno delle chimere”, per alcuni anni si rifugia in Francia, dopo essersi dimesso dall’esercito. Da lì inizia una nuova serie di romanzi, incentrati maggiormente sul dialogo tra sordi che oppone Oriente ed Occidente. Nel 2004, riprende in mano il commissario, e scrive “La part du mort”, dove racconta gli avvenimenti, precedenti a Morituri, e che hanno portato alla nascita del clima algerino degli anni ’90. Ora le edizioni Folio hanno riunito i quattro libri. Io li ho letti in ordine di scrittura e non di cronologia degli avvenimenti, e così ne parlo qui di seguito. Il sentimento generale è sì di rabbia, impotenza e volontà di ribellione, ma alla fine, proprio il quarto libro mi ha fatto diminuire il peso complessivo dell’operazione Llob. Mentre i primi tre sono forti, violenti e sentiti sulla pelle, nel quarto le cose si dilatano, si cerca di spiegare, spiegare, spiegare, ma non c’è più rabbia, c’è solo testa, ed alla fine tra i tanti nomi e le tante rivelazioni e contro-deduzioni, ci si sente un po’ lontani dal nodo del problema. Io prenderei la trilogia così com’è, e poi la affiancherei con “Le rondini di Kabul” o “L’attentatrice” o qualche altro libro che ci potrà suggerire la nostra cara Rosellina. Ma passiamo a vedere i vari libri del cofanetto.
Yasmina Khadra “Morituri” Folio (secondo libro per cronologia di avvenimenti)
[in: 13/02/2010 – out: 20/04/2011]
[tit. originale; ling. or.: francese; anno 1997]
È il primo capitolo della saga (il primo scritto) quello dove impariamo a conoscere i personaggi chiave della vicenda. Innanzitutto, il commissario di polizia Brahim Llob, onesto, spaesato in un paese preda della violenza. La sua famiglia, soprattutto l’amata moglie Mina, che dall’ombra lo sostiene in tutte le sue scelte (e che quando si farà difficile la vita ad Algeri, tornerà nel natio Sahara). Ed il suo assistente Lino, alla ricerca della donna della sua vita, ma, soprattutto, sempre pronto a seguire Llob in tutte le sue ricerche della “verità”.  Siamo in una Algeri spaventata, dove dominano la mafia, i grandi papaveri senza scrupoli, assassini fanatici, il cinismo e gli intrighi finanziari. Chi gestisce questo? Llob segue passo dopo passo una prima ed una seconda morte, fino a trovare un bandolo dell’oscura matassa. Come se in fondo al pozzo dell’orrore ci fosse una speranza che torna a splendere. Ma riuscirà la legalità a far uscire la speranza dal pozzo? Questo l’interrogativo che sino alle ultime righe ci porteremo dietro. La capacità di Khadra è, fin da questo primo libro, quella di sorridere ancora, anche in presenza dell’orrore, con un umorismo che disarma la cattiveria. Con questo libro si scopre immediatamente l’Algeria degli anni Novanta, quella dei massacri a ripetizione perpetrati dalla GIA, che stanno facendo annegare uno dopo l’altro i sogni portati dall’indipendenza degli anni sessanta. Ma Khadra è attento a non fare di tutta l’erba un fascio. Che spesso (e non solo in Algeria) si usano i violenti per mascherare trame di potere a ben altri livelli ordite (qualcuno ricorda il ’69 italiano?). Khadra dice di aver scritto di getto il romanzo, durante una depressione a seguito di un attentato micidiale in città. E possiamo crederci, che la scrittura, qui, è potente e senza freni.
“La vraie carrier d’un homme c’est sa famille. Celui qui réussi dans la vie est celui-là qui a réussi chez lui. La seule ambition juste et positive est d’être fier à la maison. Le reste, tout le reste n’est que tape-à-l’œil, fuite en avant, diversion. » [La carriera vera di un uomo  è la sua famiglia. Colui che è riuscito nella vita è chi si è realizzato a casa sua. L'unica ambizione giusta e positiva è di essere orgoglioso a casa propria. In caso contrario, tutto il resto è apparenza, fuga in avanti, un diversivo.] (506)
« Les gens n’aiment pas que l’on se mette en travers de leur soleil. … Salah Diba le sait. C’est pourquoi il a choisi de se faire tout petit. Les petits ne font pas d’ombre. … être petit n’interdit pas de voir grand. … Les petits sont les derniers à recevoir les tuiles sur la tête et les premiers à se rendre compte quand la marée monte. En conséquence, ce qu’ils perdent en hauteur, ils le récupèrent en perspective. » [Alla gente non piace che essere messe in ombra. ... Salah Diba lo sa. Ecco perché ha scelto di farsi piccolo piccolo. I piccoli non fanno ombra. ... Essere piccoli non preclude a pensare in grande. ... I piccoli sono gli ultimi a ricevere le tegole sulla testa e i primi a capire quando sale  la marea. Di conseguenza, ciò che perdono in altezza, lo recuperano in prospettiva.] (582)
Yasmina Khadra “Double Blanc” Folio (terzo libro per cronologia di avvenimenti)
[in: 13/02/2010 – out: 24/04/2011]
[tit. originale; ling. or.: francese; anno 1997]
Avendo scoperto che il romanzo poliziesco (il “polar” come dicono nei paesi francofoni) consente di dire senza mettersi in cattedra, Khadra ne approfitta pochi mesi dopo “Morituri”, per gettare qualche altro sasso nello stagno dell’indifferenza verso la situazione algerina. Questa volta sono presi di mira coloro che se la prendono con gli intellettuali, elemento che ritornerà nei romanzi più recenti di Mohammed, anche in altri contesti. Un ex-diplomatico, Ben Ouda, vecchio amico di Llob, viene ucciso in circostanze atroci. Il solo ad assistere alla vicenda è il suo compagno, il giovane Salem, che poco dopo è buttato da una finestra del quinto piano di un palazzo. Poche ore dopo, anche Abad Nasser, professore universitario, subisce la stessa sorte. Leggendo le carte di Ouda, circolando pian piano negli ambienti intellettuali, Llob, in una Algeri sempre invasa dal terrore, riesce a ricostruire piccole trame. Piccoli sotterfugi di qualcuno che, approfittando del clima cupo, cerca di regolare i propri conti privati, verso chi non lo incensa o non lo ama. E di sorpresa in sorpresa, facendoci sempre sentire presenti l’angoscia e la paura, si riescono a risalire le tappe del terrore che si innesta sul terrore e ad arrivare ai veri mandanti di questi omicidi. Con il solito umorismo a fil di labbra, amaro, tagliente, e con la certezza che non sarà mai facile, se non si cambiano le radici, arrivare ad estirpare il male che pervade l’Algeria (e non solo, che questo sembra un bel paradigma di molti paesi attuali, dove a volte il terrore è meno apparentemente violento, ma il clima generale è paragonabile). Sono tra le pagine più vivide che vengono scritte sull’Algeria, anche perché in sincrono con gli avvenimenti stessi. D’altra parte, a volte sembra che Khadra si allarghi troppo, e cerchi bersagli altri per le sue frecce. Al solito folgoranti le battute, botte e risposte intraducibili, intrise di humour franco-algerino. Per riprendere, infine, il commento iniziale, Khadra dirà che in realtà un romanzo di Chester Himes (poliziesco contro le angherie della polizia americana) è altrettanto efficace di un affresco popolare e francese alla Jean Giono. E sono d’accordo con lui.
Yasmina Khadra “L’automne des chimères” Folio (quarto libro per cronologia di avvenimenti)
[in: 13/02/2010 – out: 28/04/2011]
[tit. originale; ling. or.: francese; anno 1998]
Uscito nel 1998, terza e ultima parte delle tribolazioni del commissario Llob è probabilmente il più disperato tra i primi libri di Khadra. Disperato, come l'immagine che ci presenta della nazione algerina, catturata nel vortice di una terribile guerra civile. In un certo senso, l’allora ancora ignoto Khadra si confessa e si presenta, per chi sappia leggere tra le righe. Si inizia con Llob che accompagna un amico al villaggio natio, per seppellire un'altra vittima della guerra civile algerina. Quando torna ad Algeri è convocato al ministero degli Interni, dove il suo libro - Morituri, scritto sotto lo pseudonimo di 'Yasmina Khadra' è uscito ma ha disgustato l’establishment. Viene messo in quarantena, con il dilemma scusarsi e mantenere il proprio lavoro o mantenere il punto sul proprio scritto dove compare la violenta Algeria che ha di fronte?  Tutto il libro è incentrato su questo dilemma, dove Llob si chiede se può e deve continuare - soprattutto perché scusarsi significherebbe compromettere i propri principi, ed i principi sono una delle poche cose che ha. Cercherà consiglio tra i suoi vecchi amici, anche quelli che hanno fatto carriera saltando il fossato dell’integgerrimità. Ed è spesso seguito, minacciato, coinvolto (casualmente o volontariamente) in sparatorie. Solo alla fine sapremo la sua decisione (che non anticipo). Non è un vero poliziesco, ma anticipa i temi degli scritti successivi, di quelle denunce di tutte le sordità che continuano a farne un ottimo scrittore anche in questo nuovo secolo. E mi scuso della lunga citazione sulle razze e le convinzioni, ma è lì che risiede il nocciolo del pensiero di Khadra. E ci sta tutto, e sono con lui contro la razza degli Ignobili (come si vedrà nel libretto di Hessel sull’indignazione).
« Il égrenait ses jours … sans fard ni fanfare, sans trop de conviction, persuadé que le bonheur – tout le bonheur – est une simple question de mentalité. » [Trascorreva i suoi giorni ... senza luci o fanfare, senza troppa convinzione, credendo che la felicità - tutta la felicità - sia una questione di mentalità] (766)
« Il disait : les races, ce ne sont pas les Blancs, les Noirs, les Rouges, les Jaunes. Les hommes ne savent pas apprécier les talents de la nature. Ils font des diversités des partis pris : ils appellent ça ségrégation. Les races, ce ne sont pas les Arabes, les Juifs, les Slaves, les Tutsis. Les hommes ne savent pas consulter le Temps. Ils se contentent d’embrigader des ethnies. En hiérarchisant l’humanité, ils espèrent racheter leur insignifiance, prendre leur revanche sur leur propre vulgarité… les races, les vraies, il n’y en a que deux : la race des Braves et la race des Ignobles ; les gens de Bien et les gens odieux. Depuis la nuit des temps, elles s’affrontent sans merci, tel est l’équilibre des choses. Elles étaient là bien avant la Lumière, bien avant les prophéties, et elles survivront encore à toutes les civilisations. Depuis notre venue au monde, on nous enseigne la zizanie, on nous détourne de la Vérité. On nous apprend la haine de l’Autre, la haine de l’Absent et de l’Etranger, en somme une haine préfabriquée. Et regarde, Brahim, regarde donc. Qui brûle nos écoles aujourd’hui, qui tue nos frères et nos voisins, qui décapite nos érudits, qui met à feu et à sang nos jeunes contrées ? Des Extraterrestres, des Malaisiens, des animistes, des chrétiens?…Ce sont des algériens, rien que des Algériens qui, il n’y a pas longtemps, chantaient à tue-tête l’hymne national dans les stades, se portaient massivement au secours des sinistrés, se mobilisaient admirablement autour des téléthons. Et regarde, maintenant. Te reconnais-tu en eux? Moi, pas du tout… Les gens de ma race, Brahim, ce sont tous ceux qui, d’un bout du globe à l’autre, refusent catégoriquement que de pareils monstres soient pardonnés. » [Diceva: le razze, non sono bianchi, neri, rossi, gialli. Gli uomini non sanno apprezzare i talenti della natura. Fanno della diversità degli steccati: la chiamano segregazione. Le razze, non sono arabi, ebrei, slavi, Tutsi. Gli uomini non sanno vedere il tempo. Essi si limitano a indottrinare i gruppi etnici. Facendo gerarchie delle razze umane, sperano di riscattare la loro piccolezza, di prendere la loro rivincita sulle loro volgarità ... le vere razze sono solo due: la razza dei Bravi e la razza degli Ignobili, le persone del Bene e le persone odiose. Da tempo immemorabile, si confrontano senza pace, per cercare un pareggio. Erano lì molto tempo prima della Luce, molto prima delle profezie, e continuano a sopravvivere in tutte le civiltà. Fin dal nostro arrivo nel mondo, ci viene insegnata la discordia, distraendoci dalla verità. Ci viene insegnato l'odio per l'Altro, l'odio verso gli Assenti e lo Straniero, in breve, un odio prefabbricato. E guarda, Brahim, basta guardare. Chi brucia le nostre scuole oggi, chi uccide i nostri fratelli e i nostri vicini, chi decapita i nostri studiosi, chi mette a fuoco e sangue le nostre città? Alieni, malesi, animisti, cristiani? ... Sono algerini, soltanto  algerini che, non molto tempo fa, cantando a gran voce l'inno nazionale negli stadi, andavano in massa a prestare soccorso negli incidenti, si mobilitavano per i telethon. E guarda, ora. Ti riconosci in loro? Io no ... La gente della mia razza, Brahim, sono tutti coloro che, da una parte all’altra del globo, rifiutano categoricamente che questi mostri siano perdonati.] (780)
 « La retraite est une nouvelle vie qui démarre, un retour d’âge époustouflant. Les étalons de race meurent d’orgasme, mon minet. La vieillesse, c’est pour les bourriques et les canassons. » [La pensione è una nuova vita che inizia, un cambiamento sorprendente della vita. Gli stalloni di razza muoiono d’orgasmo, mio caro. La vecchiaia è per gli asini e i ronzini.] (796)
« La plus raisonnable façon de servir une cause n’est pas de mourir pour elle, mais de lui survivre. » [Il modo più ragionevole di servire una causa non è morire per lei, ma sopravviverle.] (810)
Yasmina Khadra “La part du mort” Folio (primo libro per cronologia di avvenimenti)
[in: 13/02/2010 – out: 12/05/2011]
[tit. originale; ling. or.: francese; anno 2004]
Sei anni dopo l’autunno, Khadra ormai è uscito allo scoperto e conosciuto anche con il suo vero nome, e dopo i primi libri del nuovo corso, ormai l’autore vivente in Francia, ritorna una storia del commissario Llob. In termini cinematografici, un prequel. Siamo ad Algeri, anni Ottanta: il commissario Llob (ex combattente della guerra d'Indipendenza e "pecora nera" in mezzo alla corruzione dilagante) insegue un pericoloso serial-killer a cui il presidente ha inspiegabilmente concesso la grazia, e scopre il passato criminale di un mafioso con fama di eroe nazionale. Non sa di essere manipolato in questo da chi, dietro le quinte, trama la guerra civile. La prima parte è un po’ moscia, si trascina un po’ a descrivere le atmosfere algerine, facendoci seguire la storia dello psicopatico, anche se stentiamo a credere ad un serial killer che non uccide nessuno o al suo luogotenente un gigolo che non inganna nessuno. Poi, di colpo, il libro decolla, si pensa di capire la parte poliziesca. L’eroe nazionale Haj attentato con la pistola di Lino, il luogotenente di Llob, assassini, inseguimenti. Ricerca delle radici della fortuna di Haj, sparizione di Lino, apparizione di una giornalista che dice sapere molte cose. E finalmente si va alle radici, anche dei cosiddetti eroi, sfruculiando negli avvenimenti immediatamente successivi la fine della guerra d’Indipendenza. Dove molti cambiano bandiera all’improvviso, ed altri (molti) spariscono altrettanto all’improvviso. Sembra rileggere quello che avviene alla fine di tante e sanguinose guerre, piccole e grandi. Cosa successe in Italia, in Francia nel 1945-46? O in Libano nel ’92? O in Vietnam? O … e tutti potete aggiungere altro. Alla fine l’ordine delle cose viene ristabilito, e con esso una verità. Ma i fili erano mossi da ben altre persone, tutto era funzionale a creare un nuovo clima di instabilità ed insicurezza. Ed il libro (benché Llob abbia lavorato al meglio e risolto tutto il risolvibile) si chiude amaramente nel 1988. Chi sa cosa succede dopo capirà. Chi non lo sa, legga comunque il libro. È un bello spaccato sulla corruzione del potere. Alla fine non ne sono stato soddisfatto. Per la lunghezza eccessiva, perché non amo le storie prima dell’inizio delle storie, e perché l’operazione di rimescolare i libri nel cofanetto, senza una spiegazione adeguata mi ha lasciato molto indispettito. Ma continuerò a voler bene ai gelsomini.
« Le sacrifice n’est pas de mourir pour quelqu’un ou pour une cause ; je dirai même que c’est, sans aucun doute, le moins raisonnable des initiatives. Le sacrifice, le vrai, est de continuer à aimer la vie malgré tout. » [Il sacrificio non è di morire per qualcuno o per una causa, direi che è, senza dubbio, la meno ragionevole delle attività. Il vero sacrificio è quello di continuare ad amare la vita nonostante tutto.] (175)
« Je suis honnête … envers moi-même. Connaître ses limites, c’est déjà ne pas abuser de soi-même. » [Io sono onesto … verso me stesso. Conoscere i propri limiti, è già non abusare di se stessi.] (386)

Settimana di assenze la prossima, che ce ne andiamo a Bologna sperando di riuscire finalmente a mettere i puntini su tutte le i che abbiamo lasciato in sospeso. Per fortuna, si avvicina anche il tempo delle castagne… 

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