sabato 26 maggio 2012

Scarpettiana - 04 dicembre 2011

Abbiamo finalmente un congruo numero di romanzi letti intorno alla figura di Kay Scarpetta, l’anatomo – patologa creata dall’americana Patricia Cornwell. Ne avevo parlato tempo fa, quando avevo ripreso la serie che per alcuni anni avevo abbandonato. E ne avevo tracciato i limiti ed i meriti. Qui entrambi si esaltano, con due prove deludenti e due in risalita. Siccome si finisce in salita, si spera che (eventuali) prossime puntate mantengano lo standard che a noi piace. Quello di una lettura distensiva, con qualche quesito da risolvere, e senza troppi intorcinamenti. Per ora abbiamo queste, che comunque danno sollievo alle nostre stanche testoline.
Patricia Cornwell “La traccia” Mondadori euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 14/04/2011]
[tit. or.: Trace; ling. or.: inglese; anno 2004]
Stiamo andando sempre più in basso. La nostra brava Patricia sembra essersi inoltrata per un sentiero periglioso e, ad ogni libro, più involuto. Una di quelle situazioni da cui non si sa come uscirne, e, per venirne a capo, si cerca di mettere molta carne al fuoco. Qualcosa ne uscirà. Purtroppo continua ad uscire molto fumo e poco arrosto. Da quando (alcuni libri fa) la protagonista della serie, la brava anatomo – patologa Kay Scarpetta si è dimessa (o è stata fatta dimettere) dall’istituto forense della Virginia, la Cornwell non riesce a dare un centro alle sue storie. Tra l’altro alcuni fili lasciati in sospeso nell’ultimo libro (il “vero” mostro ancora in circolazione, il bimbo che vaga senza genitori) non vengono ripresi. Viene ripresa, e si fa sempre più ostica, la figura della nipote Lucy, sempre più in bilico tra le prime (e profonde) pulsioni lesbiche e l’attrazione (molto di testa) per il bello che l’aiuta in tutte le sue ultime avventure. E sempre più sul lato ombroso delle storie compare il buon Benton. Ma non decolla mai, rimane lì, sembra innamorato (è innamorato?) di Kay, ma agisce e fa di tutto per tenerla lontana. Tentativo di preservarla da altri guai? Intanto Kay si è trasferita in Florida, ma torna in Virginia dopo aver ricevuto la chiamata dal nuovo direttore dell’Istituto, chiamata come consulente esterna per aiutare a risolvere un caso di omicidio molto complicato, assieme a Marino, il suo amico ex-poliziotto. Nel contempo, sua nipote Lucy indaga su di un’aggressione avvenuta in casa sua, ai danni della sua nuova compagna Henry. Unico indizio rilevante, la traccia, è il disegno di un occhio inciso sulla portiera della Ferrari nera di Lucy. Tutto convergerà alla fine, Benton che cura la psicotica Henry (che ben presto Lucy manderà a quel paese), gli omicidi di Richmond, l’indagine di Marino e di Kay, verso uno psicotico ex-collaboratore dell’Istituto stesso (non è un mistero, viene detto ben presto nel libro stesso). Quello che non vi svelo sono i motivi che spingono l’improbabile Edgar Allan Pogue (ma si può trovare un assassino con un nome simile?) ad agire ed uccidere come fa. In questo libro, inoltre, rispetto agli altri, la Cornwell cambia leggermente anche l’ottica dello scrittore, dedicando alcuni capitoli ad un soggettivo dello psicotico. Certo, in questo modo c’è agio di allargare le prospettive della narrazione, ma, soggettivamente, preferivo la scrittura in prima persona di Kay, di modo che si segue, tramite i suoi pensieri, il dipanarsi della vicenda ed il modo di arrivare alla conclusione. In definitiva, lasciando da parte l’affetto verso la serie complessiva, queste ultime prove stanno mettendo “a dura prova” la voglia di continuare a leggerne.
Patricia Cornwell “Predatore” Mondadori euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 26/05/2011]
[tit. or.: Predator; ling. or.: inglese; anno 2005]
Beh, finalmente si risale un po’ la china, niente di sconvolgente, comunque un po’ meglio degli ultimi letti. Continuiamo nella saga dello “Sarpetta’s world”, dove i vari personaggi clou continuano ad approfondire il loro carattere. Ormai possiamo ben dire che siamo rimasti a 4 elementi costanti nella saga. La nostra ottima anatomo – patologa, che continua ad essere (quasi) il centro delle vicende, soprattutto continuando ad organizzare i momenti clou: quando si tratta di prendere decisioni su quali analisi effettuare su un guanto sporco di sangue, o quali reagenti usare sul luogo di un delitto, riuscendo nel contempo ad essere il motore anche dei ragionamenti altrui, perché alla fine è lei che ci porta alla soluzione. Il suo compagno di vita, il famoso neuro – psichiatra Benton, ora finalmente tornato a tutti gli effetti nel pieno del racconto, anche se il continuo spostarsi delle scene del romanzo tra la Florida (dove sta Kay) e Boston (dove Benton lavora al programma PREDATOR che sta per PRE- frontal Determinants of Agressive-Type Over Responsivity, che malamente il traduttore ci impone come “predatore”, e che invece indaga sulle responsabilità palesemente riscontrabili nelle tipologie aggressive, ma questa discussione ci porta fuori dal seminato). La nipote Lucy, che, pur tornata al suo stile di vita abitudinario (e dove seduce la bella Stevie), e pur avendo perduto il ragazzotto che inutilmente la corteggiava, al fine di darci un po’ di sensi di colpa, viene fatta ammalare di tumore all’ipofisi (e crede che nel prossimo libro continueremo su questo filone, che qui viene solo inserito). Ed infine l’ex-poliziotto Pete Marino, sempre più strano / strambo, e notevolmente irritante. Tuttavia proprio questa stramberia lo porta a dare la svolta ed a portarci verso la soluzione del caso. Caso che anche qui si impernia su un qualche omicida plurimo (non seriale, che Benton si arrabbia se li chiami così), sull’analisi dei motivi dell’aggressività dell’ergastolano Basil, sulla ricerca dell’identità di un fantomatico Hog (acronimo che sta per Hands Of God, la mano di Dio), e sull’irritazione che produce il lavoro di un nuovo patologo forense, tal Joe, che sembra far di tutto sia per screditare Pete, sia per mandare a monte il lavoro di Kay. E questa volta, visto che ci siamo abituati dopo due libri, non disturba neanche tanto il fatto di avere capitoli visti dalla parte dell’assassino, e non solo quelli dalla parte dei buoni. Ho notato che stava migliorando dal fatto che, soprattutto nella prima parte, mi stava facendo innervosire quando tutte le cose ai miei eroi vanno storte. Se la scrittura è piatta, questo ti lascia indifferente. Invece così monta attenzione e “coinvolgimento”. Non siamo ancora tornati ai livelli della fine del secolo scorso, ma ora è più leggibile e gradevole dei precedenti. Speriamo nel prossimo (tanto ormai li ho comperati per mamma, e li leggerò).
“È una regola, una loro vecchia usanza: non lasciar mai tramontare il sole sulla tua ira, non salire in macchina o in aereo arrabbiati, non uscire neanche di casa. … Sanno con quanta velocità e casualità può succedere una tragedia.” (241)
Patricia Cornwell “Il libro dei morti” Mondadori euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 15/06/2011]
[tit. or.: Book of Dead; ling. or.: inglese; anno 2007]
Nuova puntata, e questa volta stiamo con la punta decisamente verso il basso. Come se avesse preso gli ultimi due/tre romanzi della nostra Kay, e, cambiati i nomi dei personaggi, avesse riproposto lo schema. Tra l’altro con un colpevole che ad un certo punto si scopre a tutto tondo chi sia e da dove venga, e si liquida il tutto in meno di 18 righe (le ho contate!). Dicevamo dello schema: Pete Marino si invaghisce della solita sgallettata, che però al solito fa finta, tanto per mettere in difficoltà la nostra Kay; Benton è alle prese con qualche altro pezzo di ricerca, è sempre lontano, ed il loro rapporto ne soffre a dismisura (forse stiamo arrivando al capolinea); Lucy è sempre più presa dai suoi problemi fisico-istologici; e la nostra Scarpetta sta lì, muovendosi un po’, facendo un po’ di congetture, ma al minimo storico della fatica. Poi ci sono la platea dei cattivi, che si sono arricchiti della bella psicologa televisiva, che cerca di danneggiare in tutti i modi la nostra equipe. Ed il tutto si intreccia all’ennesima potenza. La dottoressa è amante del capo dell’ospedale dove lavora Benton. Hanno un figlio strambo, che sposa e poi divorzia dalla sgallettata di cui sopra. E poi c’è la strana morte di una bimba, poi di un ragazzo, poi di una giovane tennista, poi …. E non ve le elenco tutte (né sono tutte in ordine cronologico e/o spaziale). Carino solo il salto in Italia, per le analisi sulla morta ritrovata a Piazza Navona, con qualche atmosfera italica (anche se un po’ americanizzata) e qualche accenno alle radici italiane di molti protagonisti. Non è un caso che abbiamo davanti Kay Scarpetta, Pete Marino e Lucy Farinelli. Ma, tornando alla storia, la vicenda in sé non ha altro sugo. Aspettiamo che Pete salti in aria da un momento all’altro. E diventa tanto ingestibile come personaggio  che ad un certo punto si eclissa fino alla fine del libro. Lo rivedremo nella prossima puntata? Aspettiamo che Benton e Kay o si lascino o si decidano a vivere bene la loro storia. Ma il giallo? Il poliziesco? Sì, prima ho parlato delle morti, ma il quadro generale è come se quello fosse una parte del tessuto romanzesco. Dall’altra i nostri decennali amici. Manca l’integrazione tra i due mondi. Sembra come, riprendendo un’immagine dai libri seriali di Stephen King, che la Cornwell si sia persi i file di concordanza dei personaggi. Quei file, dove gli scrittori che scrivono serial seller, appuntano le varie vicissitudini dei loro eroi, di modo da non trovarsi in contraddizione nel futuro. Negli ultimi libri Patricia sembra andare alla ricerca di tutto ciò, ma un po’ al buio. M’ero abituato male. Vedremo se ci saranno seguiti, per ora mi restano solo dubbi, e neanche l’usuale relax.
“I rapporti tra due persone cambiano di giorno in giorno” (45)
“Non credo che ci sia una ragione logica, lineare, per ciò che diventiamo, per quello che facciamo” (163)
Patricia Cornwell “Kay Scarpetta” Mondadori euro 6,50
[in: 25/07/2010 – out: 01/12/2011]
[tit. or.: Scarpetta; ling. or.: inglese; anno 2008]
Non meravigliatevi del circa anno e mezzo trascorso tra acquisto e lettura. Avevo preso il libro per leggerlo subito, ma prima di iniziarlo, Mondadori ha fatto una promozione su tutti i libri della serie, ed ho acquistato allora tutti i mancanti, per leggerli in ordine di scrittura, altrimenti mi sarei innervosito più del previsto. Così, questo tascabile ha aspettato mesi sullo scaffale. Ora l’ho letto d’un fiato, così come si leggono i libri della Cornwell, e devo dire che ribadisce il percorso delle solite montagne russe della nostra prolifica scrittrice. Qui si risale, anche se non di molto rispetto al precedente. E soprattutto, ci si impiega del tempo per risalire, visto che l’inizio è lento e poco coinvolgente. Siamo sul solito lato seriale molto “reality”, di quelle serie da presa diretta. E tutte le prime 100 pagine le passiamo sul modo in cui si sono deteriorati i rapporti tra i nostri personaggi- chiave. Sull’ostracismo verso Marino colpevole di lesa Scarpetta. Sul rapporto complesso tra Kay e Benton, anche se ora sposi. Sul ritorno di Lucy ai fasti primevi che si riverseranno ricambiati su Jaime. E tante altre piccole quotidianità. Così ricostruiamo il “piccolo mondo antico” della nostra pur amata anatomo-patologa. Che fortunatamente qui è un po’ più presente nelle sue attività istituzionali anche se, al solito, poi si dedica a fare la detective in erba. Anche se, al solito, si metterà in situazioni complicate. Anche se, al solito, sarà Lucy a trovare bandoli e matasse. Perché qui, fortunatamente, siamo anche tornati, al solito, ad omicidi interessanti, cioè non le ammazzatine degli ultimi libri. Tutto gira intorno alla morte di Terry, affetta da ipostaturalità, e dall’accusare dell’omicidio il suo altrettanto basso amante Oscar. Perché poi, come dice fuori dal politically correct l’agente Bacardi (e vi risparmio le battute sul cognome), sono entrambi nani. Il tutto complicato dalle vicende di un sito di gossip online, che sta cercando di screditare (riuscendoci abbastanza) la nostra amata Scarpetta. Mettiamoci anche delle vicende laterali di cattiverie (sevizie?) sugli animali ed abbiamo la nostra confezione doc. Tutto il meccanismo è ben oliato e scorre. Peccato che noi, attenti lettori e conoscitori della nostra scrittrice, intuiamo subito chi possano essere i sospetti. E ben presto li isoliamo come cattivi, anche se loro, la banda Scarpetta, impiegherà quasi 450 delle oltre 500 per arrivare alle stesse conclusioni. E, unica vera pecca, ci lascia un po’ sul mistero come il chi vedrete voi quando lo scoprirete, riesca a fare tanti mestieri contemporaneamente. Ma in fondo, va bene così, soprattutto perché, come ampiamente detto, molti tasselli ritornano al loro posto, dopo aver deviato un po’ dalla retta via. E quello che ci fa capire Kay in un sottofinale melenso in cui scriverà (non dico a chi) una lettera piena di bontà e scarpettismo. La Cornwell ci fa capire che, gira che ti rigira, alla fine l’anima dei suoi personaggi è quella uscita dai primi libri. Si complica, si articola, ma noi li abbiamo amati per quello che erano. E ci aspettiamo ancora che Kay condisca i suoi pomodori con mozzarella con un filo d’olio d’oliva. Che Lucy continui a fare l’hacker buona per la parte migliore della legge. E via discorrendo. Alla fine, quindi, il solito onesto buon prodotto, di gustoso relax anche se non di troppe complicazioni mentali. Che, ripeto, secondo me, ogni tanto ci vuole. Non sempre possiamo fare i saggi, come la settimana scorsa.
“Era una donna organizzatissima. Non gettava mai nulla che potesse essere importante e aveva un posto per tutto. Se appendevo la camicia a una sedia, la metteva nell’armadio. Non avevo ancora finito di mangiare che i piatti erano già nella lavastoviglie. Odiava il disordine. Non sopportava di vedere le cose fuori posto.” (158)
Inoltre, come voi ormai ben sapete, è la prima trama del nuovo mese, quindi ecco qui libri e giudizi del mese di settembre, uno dei mesi a più alta densità, ma, purtroppo, di bassa qualità. Non è facile trovare un mese con un 25% di libri che non mi sono piaciuti, e con uno solo che giudico di qualità, e che, se vi fosse sfuggito, consiglio di leggere (quello della Athill sulla vecchiaia).
#
Autore
Titolo
Editore
Euro
J
1
Dennis Lehane
La morte non dimentica
Repubblica Giallo
5,90
3
2
David Nicholls
One day
Hodder
11,90
3
3
Andrea Fazioli
L’uomo senza casa
Guanda
9,50
3
4
Michael Connelly
L’ombra del coyote
Piemme
11,50
3
5
Edoardo Nesi
Miracolo inevitabile
Corriere della Sera
1
3
6
Qiu Xialong
La misteriosa morte della compagna Guan
Marsilio
12,50
3
7
Philip Roth
Pastorale americana
Repubblica Novecento
4,90
1
8
Massimo Carlotto & Mama Sabot
Perdas de Fogu
E/O
8
3
9
André Gide
L'immoralista
Repubblica Novecento
4,90
1
10
Mario Desiati
È proibito amare
Corriere della Sera
1
1
11
Giordano Bruno Guerri
Ebo e Gina
Corriere della Sera
1
3
12
Ken Follett
Mondo senza fine
Mondadori
s.p.
3
13
Mickey Spillane
Ti ucciderò
Repubblica Giallo
5,90
3
14
Alex B. Di Giacomo
Punto di rottura
Mondadori
4,20
2
15
Sveva Casati Modignani
Un amore di marito
Corriere della Sera
1
1
16
Paolo Giordano
La solitudine dei numeri primi
Mondadori
s.p.
3
17
Gaetano Cappelli
L’ombra del falco obeso
Corriere della Sera
1
3
18
Cornell Woolrich
Appuntamenti in nero
Repubblica Giallo
5,90
2
19
Diana Athill
Da qualche parte verso la fine
BUR
9
4
20
Corrado Augias
Quella mattina di luglio
Repubblica Giallo
5,90
2
21
Luca Di Fulvio
Kosher mafia
Corriere della Sera
1
2
Nonostante gli sforzi di amici e parenti per farmi sentire peggio, devo dire che la schiena è in costante miglioramento. Così come i contatti di lavoro con Bologna. Manca solo un bel viaggio per iniziare il 2012. Vedremo (e mi scuso di nuovo con i tanti amici che vorrei andare a trovare ma che per ora, poco).

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