Abbiamo finalmente un congruo
numero di romanzi letti intorno alla figura di Kay Scarpetta, l’anatomo –
patologa creata dall’americana Patricia Cornwell. Ne avevo parlato tempo fa,
quando avevo ripreso la serie che per alcuni anni avevo abbandonato. E ne avevo
tracciato i limiti ed i meriti. Qui entrambi si esaltano, con due prove
deludenti e due in risalita. Siccome si finisce in salita, si spera che
(eventuali) prossime puntate mantengano lo standard che a noi piace. Quello di
una lettura distensiva, con qualche quesito da risolvere, e senza troppi
intorcinamenti. Per ora abbiamo queste, che comunque danno sollievo alle nostre
stanche testoline.
Patricia Cornwell “La traccia” Mondadori
euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 14/04/2011]
[tit. or.: Trace; ling. or.: inglese; anno 2004]
Stiamo
andando sempre più in basso. La nostra brava Patricia sembra essersi inoltrata
per un sentiero periglioso e, ad ogni libro, più involuto. Una di quelle
situazioni da cui non si sa come uscirne, e, per venirne a capo, si cerca di
mettere molta carne al fuoco. Qualcosa ne uscirà. Purtroppo continua ad uscire
molto fumo e poco arrosto. Da quando (alcuni libri fa) la protagonista della
serie, la brava anatomo – patologa Kay Scarpetta si è dimessa (o è stata fatta
dimettere) dall’istituto forense della Virginia, la Cornwell non riesce a dare
un centro alle sue storie. Tra l’altro alcuni fili lasciati in sospeso
nell’ultimo libro (il “vero” mostro ancora in circolazione, il bimbo che vaga
senza genitori) non vengono ripresi. Viene ripresa, e si fa sempre più ostica,
la figura della nipote Lucy, sempre più in bilico tra le prime (e profonde)
pulsioni lesbiche e l’attrazione (molto di testa) per il bello che l’aiuta in
tutte le sue ultime avventure. E sempre più sul lato ombroso delle storie
compare il buon Benton. Ma non decolla mai, rimane lì, sembra innamorato (è
innamorato?) di Kay, ma agisce e fa di tutto per tenerla lontana. Tentativo di
preservarla da altri guai? Intanto Kay si è trasferita in Florida, ma torna in
Virginia dopo aver ricevuto la chiamata dal nuovo direttore dell’Istituto,
chiamata come consulente esterna per aiutare a risolvere un caso di omicidio
molto complicato, assieme a Marino, il suo amico ex-poliziotto. Nel contempo,
sua nipote Lucy indaga su di un’aggressione avvenuta in casa sua, ai danni
della sua nuova compagna Henry. Unico indizio rilevante, la traccia, è il
disegno di un occhio inciso sulla portiera della Ferrari nera di Lucy. Tutto
convergerà alla fine, Benton che cura la psicotica Henry (che ben presto Lucy
manderà a quel paese), gli omicidi di Richmond, l’indagine di Marino e di Kay,
verso uno psicotico ex-collaboratore dell’Istituto stesso (non è un mistero,
viene detto ben presto nel libro stesso). Quello che non vi svelo sono i motivi
che spingono l’improbabile Edgar Allan Pogue (ma si può trovare un assassino
con un nome simile?) ad agire ed uccidere come fa. In questo libro, inoltre,
rispetto agli altri, la Cornwell cambia leggermente anche l’ottica dello
scrittore, dedicando alcuni capitoli ad un soggettivo dello psicotico. Certo,
in questo modo c’è agio di allargare le prospettive della narrazione, ma,
soggettivamente, preferivo la scrittura in prima persona di Kay, di modo che si
segue, tramite i suoi pensieri, il dipanarsi della vicenda ed il modo di
arrivare alla conclusione. In definitiva, lasciando da parte l’affetto verso la
serie complessiva, queste ultime prove stanno mettendo “a dura prova” la voglia
di continuare a leggerne.
Patricia Cornwell “Predatore” Mondadori
euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 26/05/2011]
[tit. or.: Predator; ling. or.: inglese; anno 2005]
Beh,
finalmente si risale un po’ la china, niente di sconvolgente, comunque un po’
meglio degli ultimi letti. Continuiamo nella saga dello “Sarpetta’s world”,
dove i vari personaggi clou continuano ad approfondire il loro carattere. Ormai
possiamo ben dire che siamo rimasti a 4 elementi costanti nella saga. La nostra
ottima anatomo – patologa, che continua ad essere (quasi) il centro delle
vicende, soprattutto continuando ad organizzare i momenti clou: quando si
tratta di prendere decisioni su quali analisi effettuare su un guanto sporco di
sangue, o quali reagenti usare sul luogo di un delitto, riuscendo nel contempo
ad essere il motore anche dei ragionamenti altrui, perché alla fine è lei che
ci porta alla soluzione. Il suo compagno di vita, il famoso neuro – psichiatra
Benton, ora finalmente tornato a tutti gli effetti nel pieno del racconto,
anche se il continuo spostarsi delle scene del romanzo tra la Florida (dove sta
Kay) e Boston (dove Benton lavora al programma PREDATOR che sta per PRE-
frontal Determinants of Agressive-Type Over Responsivity, che malamente il
traduttore ci impone come “predatore”, e che invece indaga sulle responsabilità
palesemente riscontrabili nelle tipologie aggressive, ma questa discussione ci
porta fuori dal seminato). La nipote Lucy, che, pur tornata al suo stile di
vita abitudinario (e dove seduce la bella Stevie), e pur avendo perduto il
ragazzotto che inutilmente la corteggiava, al fine di darci un po’ di sensi di
colpa, viene fatta ammalare di tumore all’ipofisi (e crede che nel prossimo
libro continueremo su questo filone, che qui viene solo inserito). Ed infine
l’ex-poliziotto Pete Marino, sempre più strano / strambo, e notevolmente
irritante. Tuttavia proprio questa stramberia lo porta a dare la svolta ed a
portarci verso la soluzione del caso. Caso che anche qui si impernia su un
qualche omicida plurimo (non seriale, che Benton si arrabbia se li chiami
così), sull’analisi dei motivi dell’aggressività dell’ergastolano Basil, sulla
ricerca dell’identità di un fantomatico Hog (acronimo che sta per Hands Of God,
la mano di Dio), e sull’irritazione che produce il lavoro di un nuovo patologo
forense, tal Joe, che sembra far di tutto sia per screditare Pete, sia per
mandare a monte il lavoro di Kay. E questa volta, visto che ci siamo abituati
dopo due libri, non disturba neanche tanto il fatto di avere capitoli visti
dalla parte dell’assassino, e non solo quelli dalla parte dei buoni. Ho notato
che stava migliorando dal fatto che, soprattutto nella prima parte, mi stava
facendo innervosire quando tutte le cose ai miei eroi vanno storte. Se la
scrittura è piatta, questo ti lascia indifferente. Invece così monta attenzione
e “coinvolgimento”. Non siamo ancora tornati ai livelli della fine del secolo
scorso, ma ora è più leggibile e gradevole dei precedenti. Speriamo nel
prossimo (tanto ormai li ho comperati per mamma, e li leggerò).
“È una regola, una loro vecchia usanza: non
lasciar mai tramontare il sole sulla tua ira, non salire in macchina o in aereo
arrabbiati, non uscire neanche di casa. … Sanno con quanta velocità e casualità
può succedere una tragedia.” (241)
Patricia Cornwell “Il libro dei morti”
Mondadori euro 9,50 (in realtà, scontato 8,08 euro)
[in: 16/02/2011 – out: 15/06/2011]
[tit. or.: Book of Dead; ling. or.: inglese; anno 2007]
Nuova
puntata, e questa volta stiamo con la punta decisamente verso il basso. Come se
avesse preso gli ultimi due/tre romanzi della nostra Kay, e, cambiati i nomi dei
personaggi, avesse riproposto lo schema. Tra l’altro con un colpevole che ad un
certo punto si scopre a tutto tondo chi sia e da dove venga, e si liquida il
tutto in meno di 18 righe (le ho contate!). Dicevamo dello schema: Pete Marino
si invaghisce della solita sgallettata, che però al solito fa finta, tanto per
mettere in difficoltà la nostra Kay; Benton è alle prese con qualche altro
pezzo di ricerca, è sempre lontano, ed il loro rapporto ne soffre a dismisura
(forse stiamo arrivando al capolinea); Lucy è sempre più presa dai suoi
problemi fisico-istologici; e la nostra Scarpetta sta lì, muovendosi un po’,
facendo un po’ di congetture, ma al minimo storico della fatica. Poi ci sono la
platea dei cattivi, che si sono arricchiti della bella psicologa televisiva,
che cerca di danneggiare in tutti i modi la nostra equipe. Ed il tutto si
intreccia all’ennesima potenza. La dottoressa è amante del capo dell’ospedale
dove lavora Benton. Hanno un figlio strambo, che sposa e poi divorzia dalla
sgallettata di cui sopra. E poi c’è la strana morte di una bimba, poi di un
ragazzo, poi di una giovane tennista, poi …. E non ve le elenco tutte (né sono
tutte in ordine cronologico e/o spaziale). Carino solo il salto in Italia, per
le analisi sulla morta ritrovata a Piazza Navona, con qualche atmosfera italica
(anche se un po’ americanizzata) e qualche accenno alle radici italiane di
molti protagonisti. Non è un caso che abbiamo davanti Kay Scarpetta, Pete
Marino e Lucy Farinelli. Ma, tornando alla storia, la vicenda in sé non ha
altro sugo. Aspettiamo che Pete salti in aria da un momento all’altro. E
diventa tanto ingestibile come personaggio
che ad un certo punto si eclissa fino alla fine del libro. Lo rivedremo
nella prossima puntata? Aspettiamo che Benton e Kay o si lascino o si decidano
a vivere bene la loro storia. Ma il giallo? Il poliziesco? Sì, prima ho parlato
delle morti, ma il quadro generale è come se quello fosse una parte del tessuto
romanzesco. Dall’altra i nostri decennali amici. Manca l’integrazione tra i due
mondi. Sembra come, riprendendo un’immagine dai libri seriali di Stephen King,
che la Cornwell si sia persi i file di concordanza dei personaggi. Quei file,
dove gli scrittori che scrivono serial seller, appuntano le varie vicissitudini
dei loro eroi, di modo da non trovarsi in contraddizione nel futuro. Negli
ultimi libri Patricia sembra andare alla ricerca di tutto ciò, ma un po’ al
buio. M’ero abituato male. Vedremo se ci saranno seguiti, per ora mi restano
solo dubbi, e neanche l’usuale relax.
“I rapporti tra due persone cambiano di
giorno in giorno” (45)
“Non credo che ci sia una ragione logica,
lineare, per ciò che diventiamo, per quello che facciamo” (163)
Patricia Cornwell “Kay Scarpetta” Mondadori
euro 6,50
[in: 25/07/2010 – out: 01/12/2011]
[tit. or.: Scarpetta; ling. or.: inglese; anno 2008]
Non
meravigliatevi del circa anno e mezzo trascorso tra acquisto e lettura. Avevo
preso il libro per leggerlo subito, ma prima di iniziarlo, Mondadori ha fatto
una promozione su tutti i libri della serie, ed ho acquistato allora tutti i
mancanti, per leggerli in ordine di scrittura, altrimenti mi sarei innervosito
più del previsto. Così, questo tascabile ha aspettato mesi sullo scaffale. Ora
l’ho letto d’un fiato, così come si leggono i libri della Cornwell, e devo dire
che ribadisce il percorso delle solite montagne russe della nostra prolifica
scrittrice. Qui si risale, anche se non di molto rispetto al precedente. E
soprattutto, ci si impiega del tempo per risalire, visto che l’inizio è lento e
poco coinvolgente. Siamo sul solito lato seriale molto “reality”, di quelle
serie da presa diretta. E tutte le prime 100 pagine le passiamo sul modo in cui
si sono deteriorati i rapporti tra i nostri personaggi- chiave. Sull’ostracismo
verso Marino colpevole di lesa Scarpetta. Sul rapporto complesso tra Kay e
Benton, anche se ora sposi. Sul ritorno di Lucy ai fasti primevi che si
riverseranno ricambiati su Jaime. E tante altre piccole quotidianità. Così
ricostruiamo il “piccolo mondo antico” della nostra pur amata anatomo-patologa.
Che fortunatamente qui è un po’ più presente nelle sue attività istituzionali
anche se, al solito, poi si dedica a fare la detective in erba. Anche se, al
solito, si metterà in situazioni complicate. Anche se, al solito, sarà Lucy a
trovare bandoli e matasse. Perché qui, fortunatamente, siamo anche tornati, al
solito, ad omicidi interessanti, cioè non le ammazzatine degli ultimi libri.
Tutto gira intorno alla morte di Terry, affetta da ipostaturalità, e
dall’accusare dell’omicidio il suo altrettanto basso amante Oscar. Perché poi,
come dice fuori dal politically correct l’agente Bacardi (e vi risparmio le
battute sul cognome), sono entrambi nani. Il tutto complicato dalle vicende di
un sito di gossip online, che sta cercando di screditare (riuscendoci
abbastanza) la nostra amata Scarpetta. Mettiamoci anche delle vicende laterali
di cattiverie (sevizie?) sugli animali ed abbiamo la nostra confezione doc.
Tutto il meccanismo è ben oliato e scorre. Peccato che noi, attenti lettori e
conoscitori della nostra scrittrice, intuiamo subito chi possano essere i
sospetti. E ben presto li isoliamo come cattivi, anche se loro, la banda
Scarpetta, impiegherà quasi 450 delle oltre 500 per arrivare alle stesse
conclusioni. E, unica vera pecca, ci lascia un po’ sul mistero come il chi
vedrete voi quando lo scoprirete, riesca a fare tanti mestieri
contemporaneamente. Ma in fondo, va bene così, soprattutto perché, come
ampiamente detto, molti tasselli ritornano al loro posto, dopo aver deviato un
po’ dalla retta via. E quello che ci fa capire Kay in un sottofinale melenso in
cui scriverà (non dico a chi) una lettera piena di bontà e scarpettismo. La
Cornwell ci fa capire che, gira che ti rigira, alla fine l’anima dei suoi
personaggi è quella uscita dai primi libri. Si complica, si articola, ma noi li
abbiamo amati per quello che erano. E ci aspettiamo ancora che Kay condisca i
suoi pomodori con mozzarella con un filo d’olio d’oliva. Che Lucy continui a
fare l’hacker buona per la parte migliore della legge. E via discorrendo. Alla
fine, quindi, il solito onesto buon prodotto, di gustoso relax anche se non di
troppe complicazioni mentali. Che, ripeto, secondo me, ogni tanto ci vuole. Non
sempre possiamo fare i saggi, come la settimana scorsa.
“Era una donna organizzatissima. Non gettava
mai nulla che potesse essere importante e aveva un posto per tutto. Se
appendevo la camicia a una sedia, la metteva nell’armadio. Non avevo ancora
finito di mangiare che i piatti erano già nella lavastoviglie. Odiava il
disordine. Non sopportava di vedere le cose fuori posto.” (158)
Inoltre, come voi ormai ben
sapete, è la prima trama del nuovo mese, quindi ecco qui libri e giudizi del
mese di settembre, uno dei mesi a più alta densità, ma, purtroppo, di bassa
qualità. Non è facile trovare un mese con un 25% di libri che non mi sono
piaciuti, e con uno solo che giudico di qualità, e che, se vi fosse sfuggito,
consiglio di leggere (quello della Athill sulla vecchiaia).
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
J
|
1
|
Dennis Lehane
|
La morte non dimentica
|
Repubblica Giallo
|
5,90
|
3
|
2
|
David Nicholls
|
One day
|
Hodder
|
11,90
|
3
|
3
|
Andrea Fazioli
|
L’uomo senza casa
|
Guanda
|
9,50
|
3
|
4
|
Michael Connelly
|
L’ombra del coyote
|
Piemme
|
11,50
|
3
|
5
|
Edoardo Nesi
|
Miracolo inevitabile
|
Corriere della Sera
|
1
|
3
|
6
|
Qiu Xialong
|
La misteriosa morte della compagna Guan
|
Marsilio
|
12,50
|
3
|
7
|
Philip Roth
|
Pastorale americana
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
1
|
8
|
Massimo Carlotto & Mama Sabot
|
Perdas de Fogu
|
E/O
|
8
|
3
|
9
|
André Gide
|
L'immoralista
|
Repubblica Novecento
|
4,90
|
1
|
10
|
Mario Desiati
|
È proibito amare
|
Corriere della Sera
|
1
|
1
|
11
|
Giordano Bruno Guerri
|
Ebo e Gina
|
Corriere della Sera
|
1
|
3
|
12
|
Ken Follett
|
Mondo senza fine
|
Mondadori
|
s.p.
|
3
|
13
|
Mickey Spillane
|
Ti ucciderò
|
Repubblica Giallo
|
5,90
|
3
|
14
|
Alex B. Di Giacomo
|
Punto di rottura
|
Mondadori
|
4,20
|
2
|
15
|
Sveva Casati Modignani
|
Un amore di marito
|
Corriere della Sera
|
1
|
1
|
16
|
Paolo Giordano
|
La solitudine dei numeri primi
|
Mondadori
|
s.p.
|
3
|
17
|
Gaetano Cappelli
|
L’ombra del falco obeso
|
Corriere della Sera
|
1
|
3
|
18
|
Cornell Woolrich
|
Appuntamenti in nero
|
Repubblica Giallo
|
5,90
|
2
|
19
|
Diana Athill
|
Da qualche parte verso la fine
|
BUR
|
9
|
4
|
20
|
Corrado Augias
|
Quella mattina di luglio
|
Repubblica Giallo
|
5,90
|
2
|
21
|
Luca Di Fulvio
|
Kosher mafia
|
Corriere della Sera
|
1
|
2
|
Nonostante gli sforzi di amici e
parenti per farmi sentire peggio, devo dire che la schiena è in costante
miglioramento. Così come i contatti di lavoro con Bologna. Manca solo un bel
viaggio per iniziare il 2012. Vedremo (e mi scuso di nuovo con i tanti amici
che vorrei andare a trovare ma che per ora, poco).
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