mercoledì 18 gennaio 2012

De Giallo exteriore - 15 novembre 2009

Nel senso che passiamo da una settimana dedicata al giallo italiano, ad una trilogia di gialli anglofoni, considerati classici del settore, usciti in quella collana, interessante anche se poteva essere meglio, dei Classici Mondadori. Meglio soprattutto nelle note che purtroppo sono sempre veloci e molto ma molto sintetiche. Il primo ci riporta ad uno dei miei tanti amori giovanili, quell’improbabile poliziotto belga uscito dalla penna della regina del giallo. Improbabile perché si trova a risolvere misteri quasi sempre lontano dal suo piatto paese, come questa volta tra i monti dell’impervia una volta Jugoslavia. Il secondo ci fa gustare qualcosa di un altro inglese, ma questa volta ben presto trapiantato ad Hollywood, dove deve la sua fama alla sceneggiatura di quel bellissimo film archetipo che era King Kong. E con il terzo rimaniamo in America, con uno scrittore d’annata ma che sa ben tenere la penna in mano.
Agatha Christie “Assassinio sull’Orient-Express” Repubblica/CSGM euro 3,90
Dopo aver visto non so quante volte il film, finalmente ho il tempo e la possibilità di leggere il libro. Che maestria. Quanti anni ha? Circa 75, ma, a parte alcuni elementi d’epoca, la trama è perfetta, l’intreccio singolare, e la soluzione di Poirot magistrale. Il plot è stupendo: un omicidio in un vagone dell’Orient-Express bloccato tra i monti jugoslavi dalla neve. Una dozzina i possibili sospetti con l’aggiunta della presenza casuale di Poirot, che comincia ad indagare. Un’indagine di parole, dove accompagniamo il buon belga a spasso tra le cuccette per scoprire indizi, e nel vagone ristorante ad interrogare a più riprese i vari personaggi. Affastellando informazioni, tutte utili per arrivare insieme a Poirot alla soluzione (o alle soluzioni, in quel gioco magistrale di finali e sottofinali che fanno la maestria della scrittrice). Non ci sono elementi esterni, nessun deus ex-machina che interviene portando soluzioni imprevedibili. Tutto al solito è lì, sul piatto. Bisogno solo saperlo vedere. Certo, a volte leggendo, i volti degli attori vengono dietro le palpebre a rendere più robusto questo the inglese con velo di latte. Si ripenso ai vari Albert Finney (Poirot), Lauren Bacall (Mrs. Hubbard), Ingrid Bergman (Greta Ohlsson), Jacqueline Bisset (Contessa Andrenyi), Sean Connery (Colonnello Arbuthnot), John Gielgud (Beddoes), Anthony Perkins (Hector McQueen), Richard Widmark (Ratchett) o Vanessa Redgrave (Mary Debenham). Che cast per questo grande film del… Vi ricordate che anno era? E poi ripenso anche alle vicissitudini della scrittura e della scrittrice. Infatti, il romanzo fu scritto dalla Christie durante un suo soggiorno a Istanbul, nella stanza 411 del Pera Palas Hotel, oggi adibita a piccolo museo in suo onore. Inoltre, durante il regime fascista in Italia, il romanzo, alla sua prima pubblicazione ebbe diverse "censure". Il personaggio italiano naturalizzato americano Antonio Foscarelli divenne, infatti, un brasiliano di nome Manuel Pereira mentre la vittima, anziché avere il cognome italiano "Cassetti" venne ribattezzato chi sa perché "O'Hara". Ma alla fine di tutto, del libro, degli attori, della scrittura, rimane lei, Agatha e tutta la bravura di una pennivendola di grande classe.
Il suo vero nome era Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, ma adottando quello di uno dei suoi mariti, per tutti è e sarà sempre Agatha Christie.
Edgar Wallace “L’uomo dai due corpi” Repubblica/CSGM euro 3,90
85 anni e li dimostra tutti. Forse era un bel romanzo quando nacque mio padre. Ora non ha più neanche il fascino dei racconti in costume dell’Ottocento. Tra l’altro non si capisce dove ci sia il cosiddetto giallo. Certo un uomo muore. Ma sappiamo che li ha ucciso, che confessa, va sul patibolo. E li succede quello scambio delle anime, per cui sarà il vanesio che finirà impiccato. E Ambrogio l’onesto continuerà a vivere ed a tramare perché trionfi non il bene ma almeno la bontà. Forse sempre meglio il titolo inglese “Captain of Souls” che ci fa immergere almeno in quella atmosferica mesmerica e fumigante dei misteri che tanto andavano un centinaio di anni fa. Wallace è un onesto scrittore, porta avanti le sue linee per pagine senza lasciar cadere nulla, né l’improbabile trama, né personaggi secondari. Tutto viene fatto quadrare in una bella operetta corale. Ma, ripeto, dov’è l’emozione? Dove il poliziesco? Da tenere da conto come certe poesie del Quattrocento italiano, non brutte anche se praticamente inutili. Solo testimoni di un tempo passato. E dei suoi modi di essere.
“L’infelicità della vita deriva, per buona metà, dalla vanità di compatire noi stessi” (14)
“Ho più di cinquant’anni; sono brutto; sono vecchio; guardate queste mani da vecchio. … Ebbene, io vi amo! … Voi siete bellissima… la donna più bella che io abbia mai visto.” (99)
Richard Horatio Edgar Wallace, con Conan Doyle ed Agatha Christie è considerato un maestro del crimine, cioè di quella letteratura che fiorì in Inghilterra e negli Stati Uniti nel primo quarto del XX secolo. 
John Dickson Carr “Il giudice è accusato” Repubblica/CSGM euro 3,90
Beh, direi bello intrigato, scritto nel lontano 1941 ma con maestria che molti autori d’oggi si sognano. Dispiace il cambio dei titoli, dall’inglese “Dead turns the tables” (qualcosa tipo la morte mischia le carte) in questo italiano, ma d’altra parte nell’epoca d’oro dei gialli c’era bisogno di titoli che attirassero la grande vendita. Qui ci sono tutti gli elementi del grande giallo. Prima vengono presentati i caratteri principali: il giudice inflessibile che scherza sulla pelle dei condannati, la figlia un po’ scavezzacollo, l’avvocato-rampollo che sembra destinato a sposarla, l’amica della figlia segretamente innamorata di lui, il trafficone che cerca di sposare le signorine-bene per appropriarsi dei loro soldi e Gideon Fell, il detective grasso e riflessivo che risolverà il caso. Il caso poi è l’uccisione del trafficone trovato morto nella casa del giudice, dove il giudice vive da solo e dove avevano appuntamento per una sorta di ricatto da parte del trafficone. Pian piano ri-entrano in scena i vari personaggi, si comportano come ci si aspetta. Ingarbugliando sempre più la trama. Dalla seconda metà in poi, c’è inoltre l’abilità dell’autore di cominciare a costruire finali e sotto-finali, tutti ugualmente plausibili. Tutti che ti fanno dire “Ah, certo, è così che è andato, allora il colpevole è …”, lasciandoti ogni volta con un palmo di naso, quando Fell li smonta pezzo a pezzo. Fino all’ultimo, non smontabile scenario, che darà la soluzione al tutto, bella ed intrigante, con un finale-finale tutto da discutere ed elaborare. Non entro in questa parte, per non togliere il gusto a chi lo vuole leggere di andare sino in fondo. A me è piaciuto, e mi ha sostenuto nelle notti preparatorie all’esame di Bruxelles. Il libro ed una cioccolata hanno portato fortuna.
E domani si parte per Riccione, per una settimana cruciale in tutti i sensi. Ne usciremo uguali? Diversi? Migliori? Solitari? Felici? Prospettici? Datemi qualche bell’aggettivo e vedremo che uscirà fuori la prossima trama….

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