Cominciamo dal regalo di mamma.
Andrea Camilleri “Il campo del vasaio”
Sellerio s.p.
Meglio
delle ultime prove di Montalbano. Qui siamo di fronte ad una storia un po’
meglio delineata. C’è un piccolo giallo (non perché non ci sia un morto, ma
perché è di poco peso nell’economia del testo). C’è il mondo siciliano del
ragusano che impazza (e sempre con gli occhi si va su e giù per Scicli e la sua
marina, quando si accompagna Salvo nei suoi giri). C’è il complesso micro-cosmo
della vita di Montalbano: Catarella ed i suoi strafalcioni, Fazio ed i suoi
pizzini, Augello e le sue donne (anche ora che è sposato con prole), l’assente
presenza di Livia e la presenza assente di Ingrid. Ma soprattutto, c’è lui il
nostro Salvo che a poco a poco incanutisce, anche se forse non ha capelli grigi
(e neanche capelli), perché il tempo passa per tutti. Ed allora, visto che non
si trova una spalla degna di lui, il buon Camilleri fa in modo che Salvo in
qualche maniera si sdoppi, e cominci a ragionare con sé stesso, non solo come fan
tutti all’interno della propria testa, ma propria come se ci fosse un Salvo -
bis con cui dialogare, ed a cui, come qui succede, scrivere lettere per cercare
di spiegare e di spiegarci cosa sta accadendo nella storia. Questa mi sembra in
fondo la trovata più interessante. Il giallo poi, com’è d’uso, si risolve con i
buoni che tirano un sospiro, anche quando non sono proprio buoni al 100%.
Quello che rimane è il dialogo tra Salvi, tanto che ci si aspetta un prossimo
romanzo in cui ci si basi solo sul dialogo-scontro fra le diverse anime del
commissario, senza fare intervenire elementi esterni che, oramai, disturbano un
poco.
Proseguiamo
con un Ferdinando (anche se d’annata.)
Andrea Camilleri “La paura di Montalbano”
Mondadori s.p. (regalo di Ferdinando)
Qui
si torna sul classico, anche se alcuni dei racconti lunghi devono far parte
anche di qualche altra antologia, perché mi sanno di noto. Bene che non ci sia
troppo Mimì che un po’ ha rotto. Molto bene il pezzo con Catarella e la sua
umanità. Solite le schermaglie con Livia (ma lasciarsi, mai?). L’operazione è
datata, l’antologia è uscita sette – otto anni fa, ma come ho detto, tirando
fuori il Montalbano classico, si va sul sicuro e si legge. Certo, si legge un
po’ come quelle storie tipo favola che gli anziani raccontano ai bambini. Si sa
già molto, si aspetta che Salvo apra il frigorifero e trovi la cena preparata
da Angelina. Si aspetta che guardi una bella femmina immaginandosi chissà… si
aspetta che Fazio tiri fuori i suoi pizzini. E via discorrendo. È in fondo il
sapore delle cose note, che hanno lasciato in bocca un buon ricordo, e che non
deludono, se le si (ri-)legge. Da qui Camilleri si andrà un po’ involvendo,
lasciando forse ad altri lo scritto fluente, che solo nelle ultime prove, con
quell’invenzione di provare a fare di Montalbano un alter ego di sé stesso ha ripreso a volare in
quota. Ci si domanda sempre, alla fine, che fine farà il commissario. I grandi
scrittori di gialli, bene o male, sono purtroppo morti prima dei loro
personaggi. Auguri che non sia così per Camilleri.
E
finiamo con uno degli ultimi, in cui raccomando soltanto di leggere con
attenzione la mia traduzione della sparata sull’età.
Andrea Camilleri “L’età del dubbio”
Sellerio euro 13 (in realtà gratis con Feltrinelli +)
Questo,
si ricollega al primo della triade, con Salvo che invecchia, e questa volta si
interroga sulle femmine e sul suo rapporto con loro. La storia è un po’ un
contorno, anche se ha una sua piccola nuova dignità rispetto alle ultime un po’
mosce. Un traffico internazionale di diamanti, un morto con i documenti falsi,
ed altre situazioni da “polizia verace”. Il tutto condito dai soliti
personaggi, a volta un po’ più caricati (il questore Lattes ormai da solo
fastidio con la sua irreale irragionevolezza, il patologo sembra ormai troppo
insistere sul suo solipsismo) ma di buon condimento alla storia vera, che non è
altro che la biografia di un uomo che invecchia. Vero Camilleri? Purtroppo la
tua età non può che portarti a questi ragionamenti, ed è giusto e corretto (come
il brano da me tradotto dal siciliano e riportato in calce), ed è questa la
vera storia. Salvo passa i cinquanta, il rapporto con Livia ormai è giunto alle
ultime battute, e lui si dibatte tra l’essere un uomo solo, che invecchia
pensando ai piaceri della tavola, o un uomo con i suoi alti e bassi, capace di
solitudini e compagnie, ma quanto poi mediate dalla necessità di sentirsi
giovane? O vivo? O entrambe le cose? Non è che accettandosi si fanno danni,
basta (e questa può essere la via per non intorcinare viepiù le prossime prove)
cercare di capire il sé stesso di ora, che non è e non può essere il sé stesso
di 10, 20 anni fa, ma che è sempre il sé stesso. Bella riflessione. Parliamone
ancora. Comunque, alla fine Salvo risolve l’ingarbugliata matassa, e forse (ma
non si capisce ancora) sarà solo Laura a pagarne le spese. Alla prossima.
“gli era piaciuta assai a prima vista, aveva
provato con emozione, quasi con commozione, qualche cosa che gli era capitata
solo negli anni della giovinezza. … Probabilmente succeda a tanti … passata la
cinquantina. Che era? Era un disperato, e inutile, tentativo di sentirsi
giovane, come se quel sentimento potesse cancellare gli anni. Ed era proprio
questo che confondeva le acque, perché uno non capiva più a distinguere se
questo era un sentimento vero, autentico, o se era falso, artificiale, perché
nasceva appunto dall’illusione di poter tornare indietro nel tempo. ... E … gli
aveva detto che provava per lui la stessa attrazione. E come aveva reagito? Si
era sentito allo stesso tempo impaurito e felice. Felice perché la ragazza lo
amava o perché era riuscito, alla sua età, di fare innamorare una ragazza?
C’era una bella differenza tra le due cose. Ed essere impaurito per le
conseguenze, non poteva significare che l’intensità di quel sentimento era così
bassa da permettergli ancora di ragionare? In amore, la ragione o si dimette o
va in aspettativa. Se invece esiste, è presente, ti obbliga a considerare i
lati negativi del rapporto, può significare che non è vero amore” (148-149,
traduzione mia)
Finisce
settembre, a Soriano tra poco cominciano le castagne, e ci si dovrà ben andare
per festeggiare un po’. Il resto ristagna, in attesa di trovare una meta sicura
per il Capodanno e per il resto.
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