In momenti difficili, una
domenica prenatalizia dedicata, con alterni episodi, ad anni che non abbiamo
vissuto e che non vorremmo vivere. Qualche romanzo, storia vissuta, ambientata,
ricordata, negli anni che finiscono nel 1946 di speranza, forse troppa, ma che,
per ora, ci ha portato più di 60 anni da vivere più o meno bene. Scrittura di
diverso calibro e resa. Un italiano abbastanza leggero e scorrevole che
continua la saga del paese di Balano negli Anni Trenta. Una grande scrittura
con echi che ricordano anche il bellissimo film “Train de vie”. Ed un libro da
cui mi promettevo molto ma che alla fine non ha reso come speravo. Ma tutti ci
ricordano di quel periodo. Certo Vitali lo mitizza un po’, ma se ne intravedono
guasti nelle pieghe. Mentre Appelfeld e Schwarz-Bart vanno giù, giustamente,
duri e pesanti. Senza se e senza ma. Come sempre, per me, sarà la condanna di
ogni violenza. Trovo sempre giusto ricordare … che disse non sono d’accordo con
nessuna delle tue idee, ma mi batterò sempre perché tu le possa esprimere.
Andrea Vitali “Olive comprese” RL libri
euro 5,90
Solita
scrittura abbastanza scorrevole. Poche sorprese. Una storia presa così. Un po’
estiva, ma non proprio banalmente trattata. Ancora e sempre la saga del paese
di Balano nel periodo fascista. Questa volta è la storia di ragazzi che
crescono. Sbruffoni e scapestrati da giovani, poi chi la testa la mette a posto
(più o meno) e chi la perde del tutto. Devo dire che la storia è ben
congeniata. Comincia con il (finto) mistero della morte della vecchia, dove il
maresciallo inizia a pensare alle marachelle dei giovinastri. Prosegue con la
loro presa di coscienza. Soprattutto di Ludovico detto Cucco che diventa nella
seconda parte il personaggio cardine. Lui e la sua sorellina bruttina di nome
Filina che poi scopre l’amore con l’amico-rivale di Cucco, il Risto che a lui
sembra indegno della sorella ma poi… solita scrittura nervosa, di capitoli
brevi, pieni di nomi. Solita cura nei dialoghi. Anzi, è quasi tutto un dialogo.
E solita attenzione ai mille rivoli delle storie laterali. Storie di chiromanti
e di puttane, di federali e marescialli. In fondo, se all’inizio mi dava un po’
sui nervi, per questo intricarsi senza molto seguito, alla fine se ti lasci
trasportare dalle onde della scrittura si passano momenti di rilassamento. E
quindi, una bella sufficienza di mestiere, anche se le emozioni vere poche ma
poche.
Aharon Appelfeld “Badenheim 1939” Guanda
euro 13,50 (in realtà, scontato 10,80 euro)
In
un primo tempo ne avevo sentito echi alla Nèmirovsky, che poi sono saltati,
lasciando un fondo di canzone sulle note di Paolo Conte. E per tutto il libro
si sentono note qua e là. Veloce come un bicchiere di champagne ghiacciato una
sera d’estate. Ma che ti lascia stordito, come se ti fosse venuta una gatta
selvaggia. Ripensando poi, viene in mente una specie di ballo alla Schnitzler,
che inizia dolce, quasi un valzer viennese, per finire cupo e triste come una
canzone d’amore albanese. Tutto nell’arco di pochi mesi, nella ridente
cittadina estiva di Badenheim dove, come tutti gli anni, Pappenheim
l’impresario ebreo cerca di organizzare una specie di Festival di Teatro,
Musica ed arte varia, per gli ospiti della stazione termale. Arrivano le
orchestrine ebree, i gemelli ebrei che si esibiscono in duetti teatrali, il
bambino ebreo dalla bella voce di soprano ed il grande virtuoso ebreo di
pianoforte che per la prima volta dopo tanti tentativi il buon Pappenheim
riesce a portare a suonare. Il tutto intrecciato con gli ospiti delle terme i
cui destini di vita e d’amore si intrecciano tra loro e con i personaggi.
Mentre l’estate avanza, ai violini ed al pianoforte, cupi si associano rombi di
tamburo. L’obbligo di presentarsi al Distretto Sanitario, il censimento dei
tanti ebrei presenti. Fino alla partenza, in quel di ottobre del 1939 verso una
Polonia da poco occupata, su di uno sgangherato vagone di treno, dove tutti gli
ebrei che si sono incontrati fin lì vengono stipati. E poi? Poi il libro
finisce, ma la storia no. Noi si sa com’è proseguita, anche se gli eroi di
Appelfeld non si sa dove siano finiti.
Anche
Appelfeld nasce Acquario in Romania, sopravvive all’Olocausto come cuoco in
Ucraina, e termina la guerra a Napoli, prima di trasferirsi a 14 anni in
Palestina.
André Schwarz-Bart “L’ultimo dei giusti”
Feltrinelli euro 8,50 (in realtà, scontato euro 6,80)
Non
mi è piaciuto. L’avevo portato quest’estate in medio - oriente perché sapevo
che parlava di ebrei ed olocausti. E l’inizio era promettente, una genealogia
della stirpe dei Giusti, quella del viale, ma soprattutto quella che
etimologicamente viene ad essere il Giusto nella mentalità ebraica. Colui che
prende il tuo dolore su di sé per, in qualche modo, salvarti, darti la
possibilità di vivere. E nelle storie della stirpe dei Levy sembrava echeggiare
bene questa filosofia. Poi arriva l’ultimo e ci si perde in fantasie,
funambolismi, visioni. Il libro è certamente datato e mostra tutti i suoi
cinquanta anni. Ovvio, che alla sua uscita, invece, abbia suscitato interesse e
scandalo, anche perché la Shoah non era un argomento centrale negli anni 50.
L’idea dell’autore è che lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti sia il
risultato di numerosi secoli di anti-semitismo nel mondo Occidentale, che
risalgono fin su alle crociate, quando i testi cristiani etichettavano il
popolo ebraico come un popolo deicida. L’originalità (su citata e che rimane) è
la scrittura come saga di una famiglia ebrea dalle crociate ad oggi, alternando
ritratti di personaggi attraverso le epoche che sempre mostrano la persistenza
di un clima antisemita in Europa. Ma detto tutto ciò, rimane, per me, dal punto
di vista letterario un libro debole. Certo la fine non può che essere un pugno
nello stomaco, ma sarà sempre così (e soprattutto leggerlo poco dopo aver
visitato lo Yad Vashem a Gerusalemme). Sarebbe interessante entrare invece nel
dibattito saggistico, ma non ne ho le basi né la capacità. Ad altri momenti e
ad altri saggi l’ardua sentenza.
Fa freddo, tante cose
succedono e si accavallano, ma il vostro tramatore oggi è un po’ stanco e vi
lascia alle agognate festività
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