venerdì 6 gennaio 2012

Ireneide - 02 agosto 2009

Nel senso della Némirovsky di cui tratto di ben tre libri letti in questo anno. In questi ultimi anni c’è stato un po’ il boom, la riscoperta di questa scrittrice degli anni trenta, inopinatamente uccisa ad Auschwitz dalla furia nazista. Non che non lo meriti (di essere letta, ovviamente), la sua scrittura avvolge, lascia un bel segno sulla carta e sul cuore. Quindi leggiamola, non perché di moda ma perché è piacevole, in gran parte, leggere le sue pagine. Si tornerà sulla sua scrittura quando parlerò (ma non ora, non qui) del suo primo libro. Ora soffermiamoci su questi Adelphi gratuiti, scontati o con amore regalati. Andando in ordine di lettura.
Irène Némirovsky “Il calore del sangue” Adelphi euro 11 (gratis con Feltrinelli +)
Una storia d’amore? Indubbiamente risente il fatto di non essere stata finita, o quanto meno rivista, limita e conchiusa. Lascia un po’ di sospeso alla fine. Ma è interessante anche così, con questa sua costruzione a mano a mano più serrata verso il nocciolo della questione (quel verso di Ezechiele sotto citato). Si parte da lontano, si entra nella campagna francese, tra i contadini. Lo scorrere del tempo. La gioventù furiosa ora passata, il camino acceso, il bicchiere di vino all’osteria. Poi, si cominciano a mettere delle trappole. La bella con il marito anziano. L’amante della bella. L’altra belloccia con il marito giovane ed un po’ “cretino”. Lo stesso amante dell’altra. La tragedia di una morte. Fino a scoperchiare tutte le pentole (e non vi dirò quali). Perché l’amore, quello vero, quello che tira fuori il bello di te, lo puoi far sopire, ma non lo dimenticherai. Mai!
“un gruppo di persone in età matura emana un senso di imperturbabilità… sono soddisfatti di sé… tra i quaranta e i sessanta queste persone godono di un’effimera pace”
“non possiamo vivere al posto dei nostri figli (anche se a volte ci accade di desiderarlo)”
“noi siamo morti… perché abbiamo cessato di amare”
“da Ezechiele: ‘I padri hanno mangiato uva acerba, e i denti dei figli si sono allegati”
Irène Némirovsky “Come mosche d’autunno” Adelphi euro 9 (in realtà, scontato 6,75 euro)
La Némirovsky alle prese con uno dei suoi raccontini che sfornava a ritmi industriali per poter sopravvivere nella Parigi di dopo la rivoluzione russa. Qui poi con un tema che affronta con facilità. Infatti, si parla di una famiglia russa colta nel momento della rivoluzione e del suo ripararsi a Parigi, cercando di re-inventarsi una ragione di vivere. Forse trovandola, ma prima girando per quasi tutto il tempo un po’ intontita come le mosche in autunno. Il tutto visto dalla vecchia balia, la Tatiana Ivanovna che aveva cresciuto il padre Nikolaj, e poi i di lui figli, Jurij, Kirill, Loulou, Andrej. Con i suoi occhi vediamo l’incomprensibile, questi contadini che si ribellano ai padroni, questi padroni che non sanno più che fare. Solo lei riesce a dare un po’ di sostanza a questa famiglia che si sta disgregando. Aspettando, là vicino alla Senna, che venga la sua neve, la neve dura, fredda e ristoratrice della sua steppa. Si sente la partecipazione nella scrittura di qualcosa che la Némirovsky ha visto ben da vicino. Ed immagino il piacere degli allora emigrati russi, lì, intorno a Saint André des Arts a leggere delle immense distese, delle case dai soffitti alti e via discorrendo. Un piccolo quadretto, un 10x15 che fa vedere poche cose, ma se queste sono dipinte dalla mano di un Rembrandt, molto hanno da comunicarci. Non segue certo la Némirovsky nel voler sospendere i giudizi sulle cose del mondo, ma riconosco la capacità di rappresentare mondi in poche pagine.
“come l’aveva amata… Ma almeno stavano invecchiando insieme… Già questa era una bella cosa” (76)
Irène Némirovsky “Suite francese” Adelphi s.p. (regalo)
Beh, s’è fatta proprio una scorpacciata della cara immigrata russa dalla bella scrittura. Questo lascia un sentimento ambiguo. Il duo-manzo (doppio romanzo) ha degli alti e dei bassi. Quello che in ogni caso lo riscatta è la costruzione generale ed il contesto. Fino alle dolorose lettere finali. Urla di rabbia ed impotenza. La Suite veniva scritta nell’impeto dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, anche sotto l’urgenza di narrare un po’ del se e di quello che come persona di discendenza ebrea stava tuttavia soffrendo nella Francia occupata dai tedeschi. Si parla quasi in presa diretta, narrando gli stessi avvenimenti che si stanno vivendo, e trasfondendoli in forma di romanzo, per darne corpo, quasi per esorcizzare le proprie paure. Paure che poi saranno vere e reali, quando, dopo la fine del secondo dei tre - quattro romanzi di cui voleva comporre la suite, viene arrestata, deportata ed uccisa ad Auschwitz. I due romanzi in sé, a parte questa vicinanza con il reale, non sono compiuti completamente. Forse è una prima stesura da raffinare, ma lasciano qua e là sentimenti di irrisolutezza, di necessità di ulteriori approfondimenti della scrittura, o anche (alla Flaubert) di tagli. Nel primo, corale, si assiste all’inopinata caduta della Francia di fronte al tedesco avanzante, con tutte le piccole glorie e le grandi miserie di chi vive tempi difficili. Il secondo è più centrato sull’impossibile storia d’amore tra la signora francese con il marito deportato e l’ufficiale tedesco invasore, di bei modi e di belle lettere. Poi si passa alla parte finale, alle lettere ed alle vicende reali. Lì sì che la realtà supera il narrato. Da un lato Irène ci fa parte delle sue idee narrative, di come avrebbe voluto proseguire le storie, di come andranno a finire i vari personaggi (e questo è piacevole, come un backstage di un sequel cinematografico). Dall’altro si seguono le sue vicende private, l’ottusità del potere conquistatore e l’asservimento del potere conquistato. Si assiste al tutto con un senso di angoscia e di impotenza. E se ne beve l’amore fiele, sino all’ultima goccia. Alla fine, sono contento di avere avuto la fortuna di leggerlo, anche se ne esco con un senso di amarezza difficilmente eliminabile.
Infine, essendo la prima trama del mese di agosto, vi riporto i libri di maggio e della scorpacciata letteraria che ho fatto.
#
Autore
Titolo
Editore
Euro
1
Cornell Woolrich
La sposa era in nero
Repubblica/CSGM
3,90
2
Andrea Camilleri
La paura di Montalbano
Mondadori
s.p.
3
AA.VV.
Dovevo andarci
Mondadori
8,40
4
Marc Augé
Casablanca
Bollati Boringhieri
9
5
Asne Seierstad
Il libraio di Kabul
BUR
8,60
6
Silvano Agosti
Lettere dalla Kirghisia
L’immagine
10
7
Giuseppe Ferrandino
Pericle il Nero
Adelphi
7
8
Rosa Matteucci
Libera la Karenina che è in te
Adelphi
s.p.
9
Carmine Abate
La moto di Scanderberg
Mondadori
8,80
10
Peter Cheyney
È arrivato Lemmy Caution
Repubblica/CSGM
3,90
11
Hafez Haidar
Come sigillo sul tuo cuore
Piemme
12,90
12
William Trevor
Morte d’estate
Guanda
7,23
13
Loriano Macchiavelli
Sequenze di memoria
VerdeNero
12
14
Stefano Pigozzi
Rosso come il sangue
Mondadori
3,90
15
Irene Némirovsky
Come mosche d’autunno
Adelphi
9
16
Diego De Silva
Certi bambini
Einaudi
9
17
Irène Némirovsky
David Golder
Le Livre de Poche
5,50
18
Cormac McCarthy
Figlio di Dio
Einaudi
9,50
19
Agatha Christie
Assassinio sull’Orient-Express
Repubblica/CSGM
3,90

Benché come detto siamo alla prima trama del mese, questa sarà anche l’ultima, visto che il medio - oriente ed i suoi misteri mi aspetta in questo infuocato agosto ’09. Speriamo di tornare belli, abbronzati e magri. Speriamo di tornare belli e abbronzati. Speriamo di tornare belli. Speriamo di tornare.

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