Mignon Good Eberhart “Breve ritorno”
Repubblica/CSGM (Collezione Storica Gialli Mondadori) euro 3,90
Un
esempio di una buona scrittura del giallo. Ben costruito, piena di possibilità,
anche se da buona scrittrice di gialli di stampo classico, la soluzione la fa
intuire ben prima della fine del libro. Il plot è di quelli che ormai
diventeranno classici: un cattivone che angustia la famiglia (moglie, sorella e
cognata), muore in un incidente aereo. Tutti si risistemano, si fanno una nuova
vita. Poi il cattivone ritorna (non era mica morto…). Ognuno vede il suo pezzo di
cielo andare in frantumi. Fortunatamente il cattivone muore nel giro di una
notte (e questa volta realmente, c’è un bel cadavere). Allora si intrecciano i
giochi di sospetti, di paure che sia stata proprio quella persona che però non
merita di essere accusata. Di coperture, che si rivelano più disastrose di
confessioni a cielo aperto. Tutti hanno dei motivi per uccidere. Tutti hanno la
possibilità. Il buon dottore anima della vicenda ed innamorato della bella
signorina, pur nei tormenti di pensarla colpevole, non potrà far altro che
portare avanti il gioco di analisi e svelamento. E tutto si svelerà facendo
andare i tasselli giusti negli incavi corretti. Quando si sa ben scrivere si
può maneggiare una materia scivolosa e buttar giù duecento pagine senza che il
lettore decida di andare a farsi una passeggiata altrove. In alcuni punti, per
il mio gusto, la scrittura rischia di essere didascalica ed un po’ di maniera
(stereotipi vari, tra cui la belloccia che non si ricorda mai i nomi di nessuno
e chiama tutti “Tesoro!”). Ma va bene così.
S.S. Van Dine “La strana morte del signor
Benson” Repubblica/CSGM euro 3,90
Un
classico, ma ben scritto. La prima delle avventure investigative di Philo
Vance, il dandy che aiuta il commissario a risolvere intricati casi
polizieschi. Con quell’aria sorniona che sembra sempre prendere un po’ in giro
anche il lettore. Philo ha già capito tutto dalle prime mosse, ma con
atteggiamento socratico da un lato cerca di aiutare il lettore nello sviluppo
del ragionamento che lo ha portato alla soluzione del mistero. Dall’altro, cerca
comunque di trovare delle prove. Come in questo caso, uccisione di un agente di
cambio nella sua casa, in un momento che sembra di relax (sta leggendo un
libro, è in giacca da camera). Philo irrompe con la sua logica (che forse ora
sembra di routine ma che all’epoca della scrittura, intorno agli anni ’30, era
rivoluzionaria) e ci dice subito l’altezza dell’assassino (o assassina):
basandosi sul foro di entrata, sulla possibile distanza, e quant’altro.
Interessato ai risvolti psicologici del crimine, Vance convince il Procuratore
Markham ad investigare sugli amici di Benson, sui suoi affari lavorativi e
sentimentali, finché farà saltare l’alibi di qualcuno che alla fine dovrà
confessare. Stranamente basata su un fatto realmente avvenuto e mai risolto: l’uccisione
del giocatore professionista di bridge Joseph Elwell, colpito a morte in una
stanza chiusa dall’interno e senza che indossasse il parrucchino. Van Dine ci
fa capire subito che altrettanto di interesse saranno le altre sue prove, anche
se, purtroppo una decina d’anni solo dopo questo primo romanzo, la morte
fermerà la sua penna. Ma io ho tutti i suoi scritti.
Piers Marlowe “Il doppio tredici”
Repubblica/CSGM euro 3,90
Veramente
datato. Reperto ma niente di più (ed alcuni passaggi, al solito, saltati). La
storia ha 60 anni e li dimostra tutti: filo conduttore il contrabbando di
diamanti dal Sud Africa. Tanti cattivelli, ma il più losco Gomez non facciamo
in tempo a trovarlo che sta già più di là che di qua, ed il più “banderuola”,
Owen, scorrazza per mezzo libro, cambiando bandiera ogni 10 pagine, per poi
scoprire che forse lavorava solo per sé, e si lascia una bella di strisciata di
morti a tale proposito. Qualche buono, il capitano della nave, invischiato suo
malgrado nelle fosche trame, e sua figlia, la bella del reame, che non potrà
che finire tra le braccia del protagonista. Poi c’è il superbuono, gestore di
una banca di affari, che assume tanti loschi senza rendersene conto, ma che
darà una mano ai nostri perché se la possano cavare. Ed infine il così così, né
buono buono, ma neanche cattivo cattivo. Un avventuriero, si diceva ai tempi,
un po’ ai margini della legalità, ma che (pur rubando, picchiando ed uccidendo)
rimane coerente al suo disegno interno: fare di tutto per guadagnare molto a
poco prezzo, ma senza tradire mai nessuno. Ecco direi, integro è la parola
giusta. Il nostro (che aveva avuto screzi in africa con Gomez) viene da questi
arruolato per introdurre diamanti in Inghilterra (in modo da potersi vendicare
per poi ucciderlo), coinvolgendo la bella della barca. Ma il nostro passa un
po’ di peripezie pre-hard boiled ed alla fine sgomina i cattivi, impalma la
bella, e viene assunto del buon legale. Ma perché è così fortunato? Lo spiega e
lo riporta nel titolo. Perché è nato il giorno 26 che (appunto) è due volte
tredici, quindi doppiamente fortunato. Ecco, solo per questo mi ero già
predisposto benignamente nei suoi confronti. Poi, alla fine, devo riconoscere
che è una lettura minore, da collocare tra i passatempi delle code estive.
“Quando un uomo è curioso e vuole rendersi conto del perché di una
cosa, non ha più tregua. Deve per forza trovare una risposta. Tu appartieni a
quella specie di uomini che si cacciano nei guai per questo motivo. Ti butti
dentro a capofitto” (34-35)
Eccoci allora con molta leggerezza
ai saluti settimanali, ai tanti appuntamenti. Uno per me fondamentale i
prossimi giorni in banca, di cui per ora lascio aleggiare il mistero. E poi si
deve trovare il tempo per gli amici e perché non anche per qualche cena
post-vacanze? Vediamo.
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