domenica 15 gennaio 2012

Lisbeth for ever - 25 ottobre 2009

Finalmente mi sono deciso a completare la trilogia di Larsson. Quasi un anno è passato dagli “Uomini che odiano le donne”, ho attraversato anche due film (discreti) ed ho affrontato ora l’ultimo capitolo. Certo adesso resterà un po’ di rimpianto per la morte di Stieg, che ci ha lasciato orfani di Salander. Ma forse è anche giusto così, un po’ come la vita dove non sempre tutto finisce come vogliamo noi. Ma veniamo ai libri, che è quello di cui ci occupiamo. Sono tre, ma sarebbero potuti essere due, che il secondo ed il terzo sono, in realtà, un’unica lunga storia. L’impianto del primo è un po’ più solido e ragionato, ha una sua andatura, e si tiene. Il resto è una lunga storia su Lisbeth che diventa il centro dell’attenzione (meglio, mi sta più simpatica del Dannato Kalle). Dal punto di vista del ritmo, il secondo è forse migliore, anche se alla fine come storia in sé il primo è il più compiuto. Ora ci attendono polemiche e strascichi sui lasciti che l’improvvisa morte di Larsson ha sparso dietro di sé. Non ce ne curiamo, come ho detto, non sempre la vita annodata tutti i fili (e qui ne rimangono, Herriett ad un certo punto svanisce, Erika potrebbe diventare il centro del quarto libro, e Camilla non compare mai.
Bando ai discorsi, veniamo ai libri.
Stieg Larsson “Uomini che odiano le donne” Marsilio euro 19,50 (in realtà, gratis con Feltrinelli+)
Pensavo meglio (o mi aspettavo di più). La storia tiene, ben congeniata. Inoltre, come in tutti i romanzi di corpo, si intrecciano al filone principale altre storie ed altre narrazioni. Di modo che sembra un bel fiume, con tanti affluenti che vanno ad ingrossare il filone principale. Che poi è la ricerca della verità sulla scomparsa della piccola Herriett avvenuta quarant’anni prima del corso degli avvenimenti. Avvenimenti che poi dureranno per un anno, il percorso di tutto questo prima atto della trilogia “Millennium”. C’è il giornalista economico caduto in disgrazia che viene ingaggiato dal ricco industriale per risolvere il mistero. C’è la strana (ma ahi quanto a me empatica) Lisbeth con il suo ordine disordinato. C’è il mondo economico svedese e quello sociale (un misto tra Wahloo e Mankell). Ci sono i complicati rapporti umani ed il bisogno di solidarietà in un mondo che sempre più tende ad isolare le persone. Ma alla fine il giallo si risolve più facilmente di quanto ci si aspettava nelle prime 500 pagine. Così come il giallo economico. Sono contento tuttavia che il compianto Larsson tratteggi le persone a tutto tondo, facendo vedere una complessa banalità: anche le persone buone hanno dei lati in ombra. Nessuno è totalmente “bianco”. Quindi grigio per tutti. Mi domando ora se vale la pena andare avanti con la trilogia.
“l’amicizia si fonda su due cose… rispetto e fiducia. Entrambi i fattori devono essere presenti. E deve esserci reciprocità. Si può avere rispetto per qualcuno, ma se non c’è la fiducia, la confidenza, l’amicizia si guasta”
“non discuto di una persona amica alle sue spalle perché allora tradirei la sua fiducia”
“ – A  me piace fare sesso con te… – Come a me con te... – Ma sono comunque abbastanza vecchio da poter essere tuo padre…– Me ne infischio della tua età”
“– è la tua ragazza? – Non proprio. È sposata. Io sono più che altro un amico e occasional lover… – anch’io avrei bisogno di un occasional lover”
Stieg Larsson “La ragazza che giocava con il fuoco” Marsilio euro 21,50 (in realtà, gratis con Feltrinelli+)
Beh, in effetti, ne vale la pena. Anzi, per certi aspetti mi è piaciuto di più questo. Inoltre, è tutto molto più centrato su Lisbeth, che a me piace di più del bamboccione Michael. La storia è bella intrigante, si passa volentieri da alcuni piani narrativi (soprattutto seguendo le vicende di Lisbeth) ad altri (meglio le parti della polizia che quelle della rivista). Molti nodi vengono sciolti (l’origine di Lisbeth, anche se non delle sue capacità, i rapporti intrecciati tra vari piani di intervento, polizie, spie, psicologi, ed altro). Altri ancora no (riusciremo a conoscere Camilla, la fantomatica gemella? Che fine farà Erika? E la rivista come ne uscirà? Come si evolverà Herriett? Che fine fa l’amore caraibico di Lis) e si spera che qualcosa nel terzo episodio venga fuori. Non ci sono molti nuovi caratteri dentro questo volume (la maggior parte si basa su quelli del primo). Menzionerei solo Minnie Wu (simpaticissima nella sua deregolamentazione) ed i due poliziotti (sia il tenente che la Sonja, il cui rapporto ricorda alla lontana quelli descritti dalla George tra l’ispettore e la Barbara). Un po’ cerebrale l’andamento para-matematico della suddivisione in parti (e si capisce che tutto verrà risolto lì dove c’è un’identità); segnaliamo tuttavia qualche imperfezione, ingenuità ed errori, matematicamente parlando. Prima di tutto, si parla di numeri perfetti, che non credo tutti sappiano cosa siano (sono i numeri pari alla somma dei propri divisori, tipo 6 che è divisibile per 1, 2 e 3, o 28 a sua volta divisibile per 1, 2, 4, 7 e 14). Poi si dice che sono tutti esprimibili nella forma 2n * (2n+1 -1), il che è vero solo per i numeri perfetti pari (leggete l’ottimo articolo su wikipedia it.wikipedia.org/wiki/Numero_perfetto). Infine un po’ ingenuo instillare speranze sulla risoluzione dell’ultimo teorema di Fermat anche da parte di una mente brillante come Lisbeth. A questo punto, però, credo che sarò costretto a leggere il terzo, anche se purtroppo ci fermeremo lì.
Stieg Larsson “La regina dei castelli di carta” Marsilio euro 21,50
Il primo libro a prezzo pieno da tanto tempo. E l’ultimo di Salander. Anche se, in realtà il secondo ed il terzo sono una storia unica. Certo c’è ancora qualcosa in sospeso (dov’è Camilla, che a questo punto non riusciremo più a conoscere?). Ma quasi tutto si annoda e si snoda. Non ci si stacca dalla pagina, ma non è un bel libro. Andiamo un po’ per gradi. Prima di tutto, riaffermo con forza che il secondo ed il terzo mi sembrano un corpo unico. Tante storie si intrecciano, ma solo dopo averli letti entrambi i nodi si snodano. Finisce la storia di Zala, trova il suo epilogo il fratellastro senza dolore, ma, soprattutto, si dipana e si sventa la storia della Squadra (con qualche concessione al pragmatismo svedese, vorrei parlare di casi analoghi in Italia, e se qualcuno pensa che possano avere un epilogo simile). Ma, ripeto, sembra un grosso brogliaccio, cui l’autore avrebbe lavorato di lima e di piccone, per ridurlo ad un libro di dimensioni umane. Come se avesse accumulato tanto materiale e si aspettasse di avere il tempo di elaborarlo. Purtroppo, sappiamo tutti com’è finito… Ciò detto, quest’ultimo è ancora più “bozzato” del precedente, che aveva almeno l’invenzione matematica a tirarlo su. Qui abbiamo storie di Amazzoni, che meriterebbero una trattazione in più, visto che prende corpo anche un bel ritratto di avvocato difensore di donne come la sorella di Kalle Dannatissimo Blomkvist. E di ben ritratti ce ne sono altri. L’ispettore Bublanski che esce un po’ dal limbo, la sua aiutante Sonja, ed anche la storia di andata e ritorno di Erika. Un bello sforzo di mantenere un andamento corale all’azione, senza perderne i rivoli, anche se nella prima parte la Squadra prende un ruolo centrale, e sembra invincibile, e poi “annega in qualche bicchiere d’acqua”. Alla fine dei conti, il secondo l’ho trovato più libro, e più avvincente. Il primo è interessante per l’impianto generale, e per l’introduzione di Lisbeth (che adoriamo). Quest’ultimo riannoda i fili, con un pizzico di buonismo che non sembrava nelle corde di Larsson. Spero che la sua compagna trovi il modo di far pubblicare prima o poi altri suoi brogliacci, che, forse ancora irrisolti, ci farebbero immergere in una Svezia che ci comincia a piacere.
A proposito di cinquantenni, ancora tanti auguri e ben venuta nel club a Teresa, cui auguriamo un bel viaggio patagonico (e non dimenticarti Chatwin). Nella speranza che altri “clubbisti” riescano a portare avanti l’altro progetto di viaggio invernale.

Nessun commento:

Posta un commento