Bando ai discorsi, veniamo ai
libri.
Stieg Larsson “Uomini che odiano le donne”
Marsilio euro 19,50 (in realtà, gratis con Feltrinelli+)
Pensavo
meglio (o mi aspettavo di più). La storia tiene, ben congeniata. Inoltre, come
in tutti i romanzi di corpo, si intrecciano al filone principale altre storie
ed altre narrazioni. Di modo che sembra un bel fiume, con tanti affluenti che
vanno ad ingrossare il filone principale. Che poi è la ricerca della verità
sulla scomparsa della piccola Herriett avvenuta quarant’anni prima del corso
degli avvenimenti. Avvenimenti che poi dureranno per un anno, il percorso di
tutto questo prima atto della trilogia “Millennium”. C’è il giornalista
economico caduto in disgrazia che viene ingaggiato dal ricco industriale per
risolvere il mistero. C’è la strana (ma ahi quanto a me empatica) Lisbeth con
il suo ordine disordinato. C’è il mondo economico svedese e quello sociale (un
misto tra Wahloo e Mankell). Ci sono i complicati rapporti umani ed il bisogno
di solidarietà in un mondo che sempre più tende ad isolare le persone. Ma alla
fine il giallo si risolve più facilmente di quanto ci si aspettava nelle prime
500 pagine. Così come il giallo economico. Sono contento tuttavia che il
compianto Larsson tratteggi le persone a tutto tondo, facendo vedere una
complessa banalità: anche le persone buone hanno dei lati in ombra. Nessuno è
totalmente “bianco”. Quindi grigio per tutti. Mi domando ora se vale la pena
andare avanti con la trilogia.
“l’amicizia si fonda su due cose… rispetto e fiducia. Entrambi i
fattori devono essere presenti. E deve esserci reciprocità. Si può avere
rispetto per qualcuno, ma se non c’è la fiducia, la confidenza, l’amicizia si
guasta”
“non discuto di una persona amica alle sue spalle perché allora
tradirei la sua fiducia”
“ – A me piace fare sesso con
te… – Come a me con te... – Ma sono comunque abbastanza vecchio da poter essere
tuo padre…– Me ne infischio della tua età”
“– è la tua ragazza? – Non proprio. È sposata. Io sono più che altro un
amico e occasional lover… – anch’io avrei bisogno di un occasional lover”
Stieg Larsson “La ragazza che giocava con
il fuoco” Marsilio euro 21,50 (in realtà, gratis con Feltrinelli+)
Beh,
in effetti, ne vale la pena. Anzi, per certi aspetti mi è piaciuto di più
questo. Inoltre, è tutto molto più centrato su Lisbeth, che a me piace di più
del bamboccione Michael. La storia è bella intrigante, si passa volentieri da
alcuni piani narrativi (soprattutto seguendo le vicende di Lisbeth) ad altri
(meglio le parti della polizia che quelle della rivista). Molti nodi vengono
sciolti (l’origine di Lisbeth, anche se non delle sue capacità, i rapporti
intrecciati tra vari piani di intervento, polizie, spie, psicologi, ed altro).
Altri ancora no (riusciremo a conoscere Camilla, la fantomatica gemella? Che
fine farà Erika? E la rivista come ne uscirà? Come si evolverà Herriett? Che
fine fa l’amore caraibico di Lis) e si spera che qualcosa nel terzo episodio
venga fuori. Non ci sono molti nuovi caratteri dentro questo volume (la maggior
parte si basa su quelli del primo). Menzionerei solo Minnie Wu (simpaticissima
nella sua deregolamentazione) ed i due poliziotti (sia il tenente che la Sonja,
il cui rapporto ricorda alla lontana quelli descritti dalla George tra
l’ispettore e la Barbara). Un po’ cerebrale l’andamento para-matematico della
suddivisione in parti (e si capisce che tutto verrà risolto lì dove c’è
un’identità); segnaliamo tuttavia qualche imperfezione, ingenuità ed errori,
matematicamente parlando. Prima di tutto, si parla di numeri perfetti, che non
credo tutti sappiano cosa siano (sono i numeri pari alla somma dei propri
divisori, tipo 6 che è divisibile per 1, 2 e 3, o 28 a sua volta divisibile per
1, 2, 4, 7 e 14). Poi si dice che sono tutti esprimibili nella forma 2n
* (2n+1 -1), il che è vero solo per i numeri perfetti pari (leggete
l’ottimo articolo su wikipedia it.wikipedia.org/wiki/Numero_perfetto).
Infine un po’ ingenuo instillare speranze sulla risoluzione dell’ultimo teorema
di Fermat anche da parte di una mente brillante come Lisbeth. A questo punto,
però, credo che sarò costretto a leggere il terzo, anche se purtroppo ci
fermeremo lì.
Stieg Larsson “La regina dei castelli di
carta” Marsilio euro 21,50
Il
primo libro a prezzo pieno da tanto tempo. E l’ultimo di Salander. Anche se, in
realtà il secondo ed il terzo sono una storia unica. Certo c’è ancora qualcosa
in sospeso (dov’è Camilla, che a questo punto non riusciremo più a conoscere?).
Ma quasi tutto si annoda e si snoda. Non ci si stacca dalla pagina, ma non è un
bel libro. Andiamo un po’ per gradi. Prima di tutto, riaffermo con forza che il
secondo ed il terzo mi sembrano un corpo unico. Tante storie si intrecciano, ma
solo dopo averli letti entrambi i nodi si snodano. Finisce la storia di Zala,
trova il suo epilogo il fratellastro senza dolore, ma, soprattutto, si dipana e
si sventa la storia della Squadra (con qualche concessione al pragmatismo
svedese, vorrei parlare di casi analoghi in Italia, e se qualcuno pensa che
possano avere un epilogo simile). Ma, ripeto, sembra un grosso brogliaccio, cui
l’autore avrebbe lavorato di lima e di piccone, per ridurlo ad un libro di
dimensioni umane. Come se avesse accumulato tanto materiale e si aspettasse di
avere il tempo di elaborarlo. Purtroppo, sappiamo tutti com’è finito… Ciò
detto, quest’ultimo è ancora più “bozzato” del precedente, che aveva almeno
l’invenzione matematica a tirarlo su. Qui abbiamo storie di Amazzoni, che
meriterebbero una trattazione in più, visto che prende corpo anche un bel
ritratto di avvocato difensore di donne come la sorella di Kalle Dannatissimo
Blomkvist. E di ben ritratti ce ne sono altri. L’ispettore Bublanski che esce
un po’ dal limbo, la sua aiutante Sonja, ed anche la storia di andata e ritorno
di Erika. Un bello sforzo di mantenere un andamento corale all’azione, senza
perderne i rivoli, anche se nella prima parte la Squadra prende un ruolo
centrale, e sembra invincibile, e poi “annega in qualche bicchiere d’acqua”.
Alla fine dei conti, il secondo l’ho trovato più libro, e più avvincente. Il
primo è interessante per l’impianto generale, e per l’introduzione di Lisbeth
(che adoriamo). Quest’ultimo riannoda i fili, con un pizzico di buonismo che
non sembrava nelle corde di Larsson. Spero che la sua compagna trovi il modo di
far pubblicare prima o poi altri suoi brogliacci, che, forse ancora irrisolti,
ci farebbero immergere in una Svezia che ci comincia a piacere.
A proposito di cinquantenni,
ancora tanti auguri e ben venuta nel club a Teresa, cui auguriamo un bel
viaggio patagonico (e non dimenticarti Chatwin). Nella speranza che altri “clubbisti”
riescano a portare avanti l’altro progetto di viaggio invernale.
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