Con l’inizio dell’estate, in questo primo week-end soleggiato, una piccola panoramica su tre scritti dedicati a tre diversi luoghi italiani. Non scritti di viaggio, ma che un viaggiatore (chi legge è …) deve avere prima o poi nel suo carnet. Parliamo comunque del Sud, del Belice terremotato, di Palermo e, salendo la penisola, ci fermeremo a Caserta.
Coma dalla Valle del Belice, con l’unica donna del trio.
Carola Susani “L’infanzia è un terremoto” Laterza euro 9 (in realtà, scontato euro 7,20)
Mi aspettavo qualcosa più vicino al titolo, una narrazione dell’infanzia all’interno di un evento traumatico come fu il terremoto del 14/01/68 nella Valle del Belice. In realtà, viene fuori un disegno molto più ampio. Che prende sì, lo spunto da quella starna infanzia dove a 4 anni ci si trapianta da Marostica a Partanna. E a poco a poco vengono fuori momenti episodi, in fondo ricostruzione di una vita che per coincidenze prende strade diverse da quelle pensate. Sotto la grande ala di quel momento di possibilità scatenato dal ’68. Ne escono fuori bozzetti di disegno (non parlerei di ritratti) della gente che passò di lì. Danilo Dolci un po’ defilato. Lorenzo Barbera che prende strada e si pone al centro delle attività. Ma anche i genitori di Carola, prima attratti dalla grande utopia del fare e poi in un certo senso schiacciati. Anche se sono andati avanti e ne hanno fatta di strada. Non è un saggio, quindi non ci si aspetta una disamina rigorosa del perché e del percome, ma dei mostri ne vengono fuori. Uno, sempre e su tutti, l’arroganza del potere, vuoi di quello istituzionale, vuoi di quello mafioso. È bello vedere poi che quei semi, fatti della partecipazione (Gaber?) qualche frutto l’hanno dato. Su tutti la legge sull’obiezione di coscienza. A me ha fatto fare un salto di 40 anni indietro, quando nell’estate dl ’69 incontrai la valle per la prima volta. La visita a Dolci con papà. Ed un ripasso di tante cose sfiorite nella nostra storia familiare. Il CEPAS, dove stava anche papà, e dove negli anni ’60 passarono molti studenti che poi di strade atre ne hanno fatte (Fofi). E l’MLS (Movimento dei Lavoratori per il Socialismo) e tutte quelle schegge di movimento che poi confluirono nel’avventura della Sinistra Indipendente. Ma a parte il piacere di leggere cose di famiglia, mi rimane un grazie a Carola per aver tratteggiato, senza paura, anche se tremando, l’epopea di chi (e furono tanti) decise di mettersi in prima persona, non a parlare, ma a fare. E sul serio.
“avevo gli anfibi, ma la protezione che danno i miei anfibi è un’apparenza, hanno un buco invisibile, se finisco dentro a una pozzanghera imbarco acqua”
Carola Susani è nata a Marostica (Vicenza) nel 1965 (1 ottobre!). Nel 1995 è uscito il suo primo romanzo, “Il libro di Teresa” (Giunti), nel 1998 “La terra dei dinosauri” (Feltrinelli). Con Feltrinelli ha inoltre pubblicato i romanzi per ragazzi “Il licantropo” (2002) e “Cola Pesce” (2004) (questo lo devo dire a Rosa). Nel 2005 per Gaffi è uscito “Rospo”, raccolta di due radiodrammi. Ha collaborato alla rivista di Palermo Perap e a Linea d’ombra, e fa parte della redazione di Nuovi Argomenti. Nel 2006 minimum fax ha pubblicato la sua raccolta di racconti “Pecore vive”, finalista al Premio Strega 2007.
Rimanendo in Sicilia, torno ad uno scrittore di cui ho già letto e parlato.
Roberto Alajmo “Palermo è una cipolla” Laterza euro 9 (in realtà, scontato 7,20 €)
Come dovrebbe essere una guida che dà il senso della città. Alti e bassi, a volte qualche compiacimento, ma restituisce il senso di Palermo senza cadere in banalismi. Certo, c’è un po’ di compiacimento nell’immaginare di fare da Cicerone ad uno di “fuori”, che viene qui nella città del Sud pieno di “idee fisse”. E se ne deve liberare. Per assaporare la città, il suo centro, le sue eccentricità. Il teatro Massimo e la Vucciria. Il Duomo di Monreale (come non farci un salto) e la Cattedrale. Ma soprattutto, la Kalsa con tutto il nuovo che ne è venuto e che potrebbe venire. Per finire un po’ defilati sulla spiaggia di Mondello. L’inizio, poi, è ben coinvolgente, con quel giro dall’aeroporto al centro, passando per Capaci e la morte di Falcone. Ma anche guardando le tante case non finite lungo il lungomare. Esempio mirabile del modo di arrangiarsi di qui. Non dimentichiamo poi i sapori, gli arancini dell’Orto Botanico (e chi l’ha mangiati ne sa qualcosa) ed un pranzo di meuza (maritata o no) con pane e panelle nella Piazza San Francesco. Da leggere in controcanto con la Caserta di Pascale, di cui parlo sotto. Certo diversi i luoghi e le possibilità, ma quanto di eguale nel porsi, nell’essere. Tornare allora a Palermo, e perché no, girare meglio il Sud.
Finisco il giro d’Italia a Caserta.
Antonio Pascale “La città distratta” Einaudi euro 8,26 (in realtà, scontato 6,61 €)
La prima lunga parte su Caserta è interessante e piena di spunti. Gli altri due capitoli mi sembrano un’aggiunta per allungare il brodo (solo alcuni punti sulle code sulla Domiziana, forse). E sebbene si parli e si parli di Caserta, la città è quasi uno spunto per poi parlare del Sud. Che poi non è che uno spunto per parlare di italiani. Si procede per immagini, seguendo un percorso circolare che parte dai marocchini che vendono sigarette di contrabbando per terminare, dopo un lungo giro ancora con le sigarette. Ogni tappa è così scandita approfondendo un carattere, un esempio, un modo di essere. Che ne fanno una fotografia del modo di essere di molti: l’insofferenza verso l’extra-comunitario che viene a “sudare” in Italia, ma anche il bisogno di lavoratori che facciano cose cui l’italiano benestante rifugge. Partendo dalla città, così arroccata intorno alla Reggia ma così scialba, con un bel discorso sociologico tra centro e periferia. Per poi passare in provincia, alla ricerca di una mitica ed introvabile Villa Literno. E le strade. Ed il bar con il caffè pagato. E gli arrivisti. E le ragazze che prima lottano e poi si rassegnano. Con quella frase ricorrente, di fronte ai problemi della vita, che recita, si lo so questo è un problema, ma i veri problemi sono altri. Si vede la passione di Pascale per la sua terra, ed ho gradito il saggio di sociologia minimale che poi alla fine si rivela una guida al senso più che ai luoghi della città.
“avendo quel pomeriggio, accidentalmente, scelto di essere nessuno, adesso non potrà più sperare di diventare qualcuno” (120)
“quelle ragazze … hanno creduto nella primavera e nella vitalità, finché un giorno si sono accorte che la primavera ha la stessa luce dell’autunno” (123)
“il territorio che la Domiziana delimita è stato dichiarato dall’ONU uno dei tre esempi di maggiore devastazione ambientale al mondo. Caso unico in Italia … presenta il fenomeno della subsidenza, ovvero la terra frana sotto il livello del mare” (150)
Infine, essendo la prima trama del mese, vi riporto i libri di aprile, e la lettura incalza.
# | Autore | Titolo | Editore | Euro |
1 | Erik Orsenna | La grammaire est une chanson douce | Le Livre de Poche | 5,50 |
2 | Stieg Larsson | La ragazza che giocava con il fuoco | Marsilio | 21,50 |
3 | Javier Cercas | Soldati di Salamina | Guanda | 8 |
4 | Penelope Lively | Incontro in Egitto | TEA | 8,60 |
5 | Alessandro Perissinotto | Treno 8017 | Sellerio | 10 |
6 | Francesco Berto | La logica da zero a Gödel | Laterza | 8 |
7 | Jonathan Lethem | Brooklyn senza madre | Il Saggiatore | 9,80 |
8 | Bruce Chatwin e Paul Theroux | Ritorno in Patagonia | Adelphi | 7 |
9 | Alice Munro | Nemico, amico, amante … | Einaudi | 11,50 |
10 | Roberto Alajmo | Palermo è una cipolla | Laterza | 9 |
11 | Erri De Luca | Il giorno prima della felicità | Feltrinelli | s.p. |
12 | Lothar Seiwert | La strategia dell’orso | TEA | 7,50 |
13 | Antonio Pascale | La città distratta | Einaudi | 8,26 |
14 | Francesco Ceccamea | Silenzi vietati | Avagliano editore | 13 |
15 | James Hadley Chase | Bara per due | Repubblica/ CSGM | 3,90 |
Il caldo avanza (anche in un’estate monsonica come questa), le notti rosa passano, i viaggi si affollano all’orizzonte. Tutto andrà bene, per noi che siamo contenti.
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