lunedì 16 gennaio 2012

Italiani brava gente - 01 novembre 2009

Beh, forse non proprio tutta brava. Comunque torniamo a leggere e parlare di italiani. Due del Sud che ci parlano del degrado e dell’invivibile vivibilità di posti come Napoli (e tutti si ha negli occhi l’omicidio della tabaccheria) o la Puglia profonda. Ed uno del Nord che mi ha fatto rivivere le stesse angosciose atmosfere anche se qui l’invivibilità diventa difficoltà (mancanza?) di comunicazione.
Diego De Silva “Certi bambini” Einaudi euro 9
Inquietante. Ma esistono bambini che ad 11 anni sono come Rosario? In una città che è Napoli senza essere nominata, la vita scorre tra furti e rosari (quelli di chiesa). E si può passare dall’uno all’altro senza nessun vero perché. Magari solo perché Caterina ha guardato storto. Mi ero incuriosito di De Silva con i Corti del Corriere ed ho voluto leggere indietro, questa sua opera prima di una decina di anni fa. Sarebbe un interessante spaccato sociologico del piccolo mondo del sottobosco malavitoso di una qualsiasi città in degrado. I bar dove si perde tempo. I piccoli furti per sbarcare il lunario. Qualche innamoramento (se non passione) per una ragazza già sulla cattiva strada. E qualche buon ragazzo, che anche se sbandatino cerca quanto meno di dare una mano a chi ha più bisogno. Dico sarebbe se i protagonisti avessero quattro - cinque anni di più. Invece si parla al massimo di dodicenni e salta addosso tutto l’orrore che può suscitare questo degrado. In fondo forse è più così che come lo immagino io, ma leggendo viene l’angoscia per i propri figli, per chi ha passato indenne quell’età e per chi ci sta arrivando. E si spera che il nostro comportamento ed il vivere in un mondo un poco meno degrado ce li preservi. Ma sottile è la linea di confine. Questo il messaggio che molto volte mi è venuto da questi libri sull’urbanità italiana. Ci sarebbe voluto tanto così per non essere qui, ma lì, ad esempio tra i miei allievi scolari dei corsi di musica italiana.
Arrivatomi insieme ad un pacco di libri di Mina, non so prestato, regalato o altro. Intanto l’ho letto.
Omar Di Monopoli “Uomini e Cani” ISBN euro s.p. (affido (?) di Mina)
Grandi parole forti che vengono dalla profonda Puglia, e si sente. Ma poi? Certo, si sente che Omar ha fatto (fa) lo sceneggiatore per Winspeare, dove ritorno quelle atmosfere pugliesi care al regista. E si sente che sa tenere la penna in mano. Però forse a volte si sente anche un po’ Tarantino (scusate il bisticcio…) per cui eccede sul fronte pulp. Inoltre, come tutti alla loro opera prima, forse mette un po’ troppa carne a cuocere alla brace. Ne vengono fuori dei pezzi ben cotti e succulenti, ma anche alcuni bruciacchiati perché non si riesce a tenere tutto sotto controllo. Bella la tratteggiatura di Nico il ranger e di Buba lo strano soldato che ha fatto la guerra in Jugoslavia. Storia lineare, una zona di bellezza come ce ne sono in Puglia, da trasformare in parco e dove arrivano subito gli avvoltoi del cemento, personificati dal demone Don Titta. C’è il sindaco onesto a metà, ma che soffre l’ombra del padre ecologista, ormai morente. Ci sono i ruderi umani che a quella terra si sono abbarbicati, per poter arrivare ad un domani che comunque è senza speranza (qui viriamo un po’ sul fronte Cormac McCarhty). E poi ci sono i cani, quelli che proteggono come Lupone, quelli che attaccano come i rottweiler di Pietro Lu Sorgi. E farà male la morte dei cani e la morte degli umani (e non vi dico quali di questi e quali di quelli). Nel filone di questa grigliata, ci vengono fuori poi i violenti Minghella o la vigilessa Daniela, che sono quelle frange che non escono sempre ben cotte. Si è letto bene tuttavia, nelle otto ore passate per tornare verso Roma grazie ai ritardi endemici dei treni italiani.
Ugo Cornia “Le pratiche del disgusto” Sellerio euro 9 (in realtà, scontato 7,20 euro)
Una disperazione laica? Forse, ma appena letto non mi è piaciuto. Un tentativo di affabulazione, dove si parla di tanto come in un flusso di coscienza che sgorga dal profondo, ma che non ha (come vorrebbero i risvolti di copertina) la cascata inventiva di un Bouvard e Pécuchet o lo stralunato guardare la realtà di un Monsieur Hulot. Devo dire che un po’ l’ho recuperato a posteriori, senza Cornia leggere via Internet brani di altre sue prose. Ecco, se su questa cascata di parole, innestiamo l’accento modenese ed un po’ di ironia nella voce, tutto ha un po’ più di sugo. Come qualche buon piatto della cucina emiliana. L’autore attraversa queste pagine prendendosela un po’ con tutti, con l’infedeltà delle amicizie, con la corruzione del mondo avviato, lo dice il titolo, verso pratiche disgustose. Purtroppo, non ne esce fuori a tutto tondo l’io narrante, di cui si intravedono barlumi di vita, ma oltre ad essere un lamentoso scassac…i non sembra essere altro. Per finire infine, non ha, sempre come dice il risvolto, la “velocità dell’invettiva”, perché nonostante le poco più di 100 pagine, ho impiegato diversi giorni a digerirlo.
“è strano come uno, a fare esattamente la stessa cosa in casa sua e a farla in casa di un altro, delle volte quello che a casa tua ti sembra insopportabile, soltanto perché sei a casa di un altro diventa immediatamente non soltanto sopportabile, ma addirittura gradevole” (37)
Infine, essendo la prima trama del mese di novembre, vi riporto i libri letti in un agosto di tanto viaggio e poco leggio.

#
Autore
Titolo
Editore
Euro
1
Joyce Carol Oates
La madre che mi manca
Mondadori
9,40
2
Bruce Chatwin
In Patagonia
Adelphi
9
3
Alfredo Colitto & Edoardo Rosati
Medicina Oscura
Mondadori
4,20
4
André Schwarz-Bart
L’ultimo dei giusti
Feltrinelli
8,50
5
S.S. Van Dine
La strana morte del signor Benson
Repubblica/Collezione Storica Gialli Mondadori
3,90
6
Antonella Tavassi La Greca
L’anno prossimo a Gerusalemme
Lupetti
s.p.

Ed ero inizia questo splendido/difficile/interessante mese di novembre. Io ho deciso di accelerare i tempi, ed ho messo giù tutte le carte che avevo. O cambierà il lavoro o io cambierò lavoro: ormai non ci sono altre alternative. Speriamo che questi (comunque) cambiamenti portino frutti. Buona settimana a tutti.

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