Diego De Silva “Certi bambini” Einaudi euro
9
Inquietante.
Ma esistono bambini che ad 11 anni sono come Rosario? In una città che è Napoli
senza essere nominata, la vita scorre tra furti e rosari (quelli di chiesa). E
si può passare dall’uno all’altro senza nessun vero perché. Magari solo perché
Caterina ha guardato storto. Mi ero incuriosito di De Silva con i Corti del
Corriere ed ho voluto leggere indietro, questa sua opera prima di una decina di
anni fa. Sarebbe un interessante spaccato sociologico del piccolo mondo del
sottobosco malavitoso di una qualsiasi città in degrado. I bar dove si perde
tempo. I piccoli furti per sbarcare il lunario. Qualche innamoramento (se non
passione) per una ragazza già sulla cattiva strada. E qualche buon ragazzo, che
anche se sbandatino cerca quanto meno di dare una mano a chi ha più bisogno.
Dico sarebbe se i protagonisti avessero quattro - cinque anni di più. Invece si
parla al massimo di dodicenni e salta addosso tutto l’orrore che può suscitare
questo degrado. In fondo forse è più così che come lo immagino io, ma leggendo
viene l’angoscia per i propri figli, per chi ha passato indenne quell’età e per
chi ci sta arrivando. E si spera che il nostro comportamento ed il vivere in un
mondo un poco meno degrado ce li preservi. Ma sottile è la linea di confine.
Questo il messaggio che molto volte mi è venuto da questi libri sull’urbanità
italiana. Ci sarebbe voluto tanto così per non essere qui, ma lì, ad esempio
tra i miei allievi scolari dei corsi di musica italiana.
Arrivatomi
insieme ad un pacco di libri di Mina, non so prestato, regalato o altro.
Intanto l’ho letto.
Omar Di Monopoli “Uomini e Cani” ISBN euro
s.p. (affido (?) di Mina)
Grandi
parole forti che vengono dalla profonda Puglia, e si sente. Ma poi? Certo, si
sente che Omar ha fatto (fa) lo sceneggiatore per Winspeare, dove ritorno
quelle atmosfere pugliesi care al regista. E si sente che sa tenere la penna in
mano. Però forse a volte si sente anche un po’ Tarantino (scusate il
bisticcio…) per cui eccede sul fronte pulp. Inoltre, come tutti alla loro opera
prima, forse mette un po’ troppa carne a cuocere alla brace. Ne vengono fuori
dei pezzi ben cotti e succulenti, ma anche alcuni bruciacchiati perché non si
riesce a tenere tutto sotto controllo. Bella la tratteggiatura di Nico il
ranger e di Buba lo strano soldato che ha fatto la guerra in Jugoslavia. Storia
lineare, una zona di bellezza come ce ne sono in Puglia, da trasformare in
parco e dove arrivano subito gli avvoltoi del cemento, personificati dal demone
Don Titta. C’è il sindaco onesto a metà, ma che soffre l’ombra del padre
ecologista, ormai morente. Ci sono i ruderi umani che a quella terra si sono
abbarbicati, per poter arrivare ad un domani che comunque è senza speranza (qui
viriamo un po’ sul fronte Cormac McCarhty). E poi ci sono i cani, quelli che
proteggono come Lupone, quelli che attaccano come i rottweiler di Pietro Lu
Sorgi. E farà male la morte dei cani e la morte degli umani (e non vi dico
quali di questi e quali di quelli). Nel filone di questa grigliata, ci vengono
fuori poi i violenti Minghella o la vigilessa Daniela, che sono quelle frange
che non escono sempre ben cotte. Si è letto bene tuttavia, nelle otto ore
passate per tornare verso Roma grazie ai ritardi endemici dei treni italiani.
Ugo Cornia “Le pratiche del disgusto”
Sellerio euro 9 (in realtà, scontato 7,20 euro)
Una
disperazione laica? Forse, ma appena letto non mi è piaciuto. Un tentativo di
affabulazione, dove si parla di tanto come in un flusso di coscienza che sgorga
dal profondo, ma che non ha (come vorrebbero i risvolti di copertina) la
cascata inventiva di un Bouvard e Pécuchet o lo stralunato guardare la realtà
di un Monsieur Hulot. Devo dire che un po’ l’ho recuperato a posteriori, senza
Cornia leggere via Internet brani di altre sue prose. Ecco, se su questa
cascata di parole, innestiamo l’accento modenese ed un po’ di ironia nella
voce, tutto ha un po’ più di sugo. Come qualche buon piatto della cucina
emiliana. L’autore attraversa queste pagine prendendosela un po’ con tutti, con
l’infedeltà delle amicizie, con la corruzione del mondo avviato, lo dice il
titolo, verso pratiche disgustose. Purtroppo, non ne esce fuori a tutto tondo
l’io narrante, di cui si intravedono barlumi di vita, ma oltre ad essere un
lamentoso scassac…i non sembra essere altro. Per finire infine, non ha, sempre
come dice il risvolto, la “velocità dell’invettiva”, perché nonostante le poco
più di 100 pagine, ho impiegato diversi giorni a digerirlo.
“è strano come uno, a fare esattamente la stessa cosa in casa sua e a
farla in casa di un altro, delle volte quello che a casa tua ti sembra
insopportabile, soltanto perché sei a casa di un altro diventa immediatamente
non soltanto sopportabile, ma addirittura gradevole” (37)
Infine, essendo la prima trama
del mese di novembre, vi riporto i libri letti in un agosto di tanto viaggio e
poco leggio.
#
|
Autore
|
Titolo
|
Editore
|
Euro
|
1
|
Joyce Carol Oates
|
La madre che mi manca
|
Mondadori
|
9,40
|
2
|
Bruce Chatwin
|
In Patagonia
|
Adelphi
|
9
|
3
|
Alfredo Colitto & Edoardo
Rosati
|
Medicina Oscura
|
Mondadori
|
4,20
|
4
|
André Schwarz-Bart
|
L’ultimo dei giusti
|
Feltrinelli
|
8,50
|
5
|
S.S. Van Dine
|
La strana morte del signor
Benson
|
Repubblica/Collezione Storica Gialli Mondadori
|
3,90
|
6
|
Antonella Tavassi La Greca
|
L’anno prossimo a Gerusalemme
|
Lupetti
|
s.p.
|
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