Ma procediamo, attaccando il più
controverso e meno a me piaciuto.
A cura di Alberto Prunetti “L’arte della
fuga” Stampa Alternativa euro 10 (regalo-affido di Chiara)
Operazione che non mi è piaciuta.
A che serve questo libro di anarchici e situazionisti senza capo né coda? A
parlare della fuga? Ma una lettera di un bigamo alla moglie che non rivedrà
più, che senso ha? Il meglio forse nell’operazione Battisti. Ma ne riparleremo
più avanti. Intanto cominciamo a criticare il sottotitolo “Manuale per
viaggiatori che non accettano istruzioni”. Forse scrivere istituzioni sarebbe
stato più corretto. Come l’anarchico Ret Marut che dopo una stramba gioventù
nella natia Germania, fugge in America dove ha il successo con il nome di B.
Traven e con il libro (ahi Humphrey!!) “Il tesoro della Sierra Madre”. O lo
scrittore situazionista belga Raoul Vaneigem, il surrealista francese Benjamin
Péret. O l’inventore delle Utopie Pirata, Peter Lamborn Wilson che scriveva
firmandosi Hakim Bey. Per finire con Arthur Cravan, un gigante di 2 metri, il
cui vero nome era Fabian Avenarius Lloyd, nipote di Oscar Wilde, sparito a
ventanni nel Golfo del Messico (sparito, ma forse non morto). Inoltre, si parla
di molto, ma non di viaggi. Si parla di luoghi, altri, lontani nello spazio o
forse lontani dalla testa. Così come del primo ambientalista narrato da London.
O delle regine dei pirati di Defoe. Ma per il resto? Della filologia per Bruno
Traven. Ma poi che c’entrano, che senso hanno i Vaneigem, i Péret o Hakim Bey o
Alex Trocchi o Arthur Cravan? E chi sarà mai Jean Camatte? O Robert Kelly?
Finiamo con Battisti e con il curatore. La figura del (forse) terrorista è
delle più controverse. Chi lo accusa di 4 omicidi, chi, come la Vargas, lo
difende a spada tratta. Certo qui vengono fuori righe di memoria, fili di
pensieri che fanno vedere il nascere della sua irrequietezza, i difficili
rapporti con il padre e con i luoghi natii. Per poi fuggire, rapinatore, forse
omicida. Rifarsi una vita, cominciare a scrivere e con successo in Francia. Per
poi definitivamente fuggire ora in Brasile. Ed in futuro? Qui se ne apprezzano
le doti affabulatorie, ma si lascia ad altri ed altrove giudizi sulla persona.
Giudizi invece che vanno dati al curatore, il Prunetti deus ex-machina di un
sito pur interessante come http://www.carmillaonline.com/,
con i suoi articoli su questo mondo anarchico emarginato ma vivo. Qui il
tentativo che ha fatto è di dare un peso extra a queste situazioni. Ma, seppur
interessante dal punto di vista di spunti politici, lo è vicino a zero a
livello su spunti letterari. Ed il filo dei suoi ricordi che collega i vari
passi non solo è frammentario, ma a volte irritantemente assente. Quasi che si
debbano riempire degli spazi per poter arrivare alla pagina nuova e pubblicare
un altro brano. Da questo punito di vista, non solo negativo, ma pessimo.
A parte il curatore, ricordo gli
scrittori più significativi intervenuti: Ret Marut, più conosciuto come Berick
Traven Torsvan, o semplicemente B. Traven (noto soprattutto per la
sceneggiatura de “Il tesoro della Sierra Madre” con Humphrey), è stato uno
scrittore e anarchico tedesco, e controllate su http://it.wikipedia.org/wiki/Ret_Marut;
Raoul Vaneigem è filosofo, scrittore e giornalista belga il cui nome è
indissolubilmente legato allo sviluppo dell'Internazionale Situazionista ed
altre notizie su http://it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Vaneigem;
Benjamin Péret è stato uno scrittore surrealista francese coevo agli Artaud e
Bréton, e se ne legge su http://fr.wikipedia.org/wiki/Benjamin_Péret;
Peter Lamborn Wilson è invece uno scrittore, saggista e poeta statunitense,
conosciuto principalmente con lo pseudonimo di Hakim Bey e come primo
propositore del concetto delle Zone Temporaneamente Autonome (TAZ), basate
sulla rivisitazione storica delle Utopie Pirata, e per maggiori notizie http://it.wikipedia.org/wiki/Hakim_Bey;
Alexander Whitelaw Robertson Trocchi è stato uno scrittore scozzese da
approfondire su http://en.wikipedia.org/wiki/Alexander_Trocchi;
Arthur Cravan, il cui vero nome era Fabian Avenarius Lloyd, nacque in Svizzera
da Otho Holland Lloyd e Constance Mary, sorella di Oscar Wilde, di cui era
quindi il nipote, e della sua strana vita si legga su http://fr.wikipedia.org/wiki/Arthur_Cravan;
infine Cesare Battisti nato nel frusinate a Sermoneta il 18 dicembre 1954 si
legga su http://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Battisti_(1954)
e di lui non dirò altro.
Resti per tempi diversi, non
capendo se mi attirava più l’attore o lo scrittore, si è letto con interesse.
Giuseppe Cederna “Il grande viaggio”
Feltrinelli euro 7,50 (in realtà, sconto euro 6)
Sento
affinità con questo attore diventato viaggiatore e poi scrittore. L’arrivo a
Delhi mi ha fatto fare salti indietro di anni ed anni. Ed è magistrale, si
sentono gli odori, si vedono le persone dormire in mezzo alle strade, si vedono
i sikh guidare le moto carrozzelle, e si sente l’odore di fresco del tempio di
Ganesh la mattina presto. Bello è anche l’intrecciare delle salite e discese
tra i picchi himalayani, con la propria infanzia, i ricordi del padre, dei
parenti in Valtellina, e della figurina di Bonisegna, ed altre amenità
rinchiuse nel proprio cervello. Ben restituito quindi il senso anche dell’India
fuori Delhi. Della vita quotidiana nei piccoli e sperduti luoghi dell’immensità
indiana. Non succede tanto, non si hanno storie su storie, si avanza a piccoli
passi, salendo a fatica verso i 4-5 mila metri. In fondo il grande viaggio non
è solo un viaggiare esterno, ma anche un viaggiare interno, verso i propri
demoni e verso le proprie eroicità. Il tutto legato a quella promessa di
incontro alla fine del viaggio a Delhi con Paola la giornalista. Non è sempre
omogeneo, a volte si fatica (come si fatica a camminare in quota). Ma
gradevole, affine come ho detto all’inizio. Ogni viaggio poi è sempre un
viaggio d’amore per qualcosa. Qui vi lascio alla scoperta del qualcosa di
Cederna. Io so dei miei. E voi, sapete dei vostri?
“di questa storia esistono molte versioni. Io stesso la prossima volta
ve la racconterei diversamente… le storie sono come i fiumi. Nascono in alto,
scendono fra gli uomini, raccolgono altre storie, si dividono e si confondono
di nuovo” (195)
Finiamo con un classico del
viaggiare, questo si che molto tempo ha aspettato in anticamera prima di aver
diritto ad esser letto.
Stefano Malatesta “Il cammello battriano”
Neri Pozza euro 13,50
Lo
regalai a mio padre per uno dei suoi ultimi compleanni, sperando di suscitare
in lui ricordi delle sue peripezie asiatiche. Cosa che non fu. E lo regalai
prima che, in modo molto sghembo, inciampassi nell’autore. Ora, passati anni ed
acqua, l’ho ripreso e letto di un fiato. Non bello, non uno straordinario libro
di viaggi. Ma pieno di spunti questo sì. Sia personali (dove sei Samarcanda?
Quando ti vedrò Ulan Bator?) sia in genere sui viaggi. Sino a quell’immagine
finale dell’incontro con la Maillart che tanto mi ha ricordato l’incontro tra
Frida Stark e Cino Boccazzi. In fondo non è un libro organico. Direi quasi una
raccolta di articoli giornalistici ben scritti da pagina culturale di
Repubblica, su argomenti affini. E cioè su quella parte dell’Asia attraversata
dalla fantomatica Via della Seta (riuscirò mai a trovare tempo e coraggio per
farla?). Quindi spunti, rimandi, osservazioni anche gradevoli. Non ho ancora
capito cosa mi aspetto da un libro di viaggio: la meraviglia del narrare? La
gioia di (ri-)trovare posti miei (come la sotto citata libreria di Parigi, che
ha in vetrina una delle cose più belle che abbia mai visto: un biglietto aereo
del giro del mondo fatto negli anni trenta; ma più che un biglietto aereo, è un
libretto di biglietti, la cui sola lettura consente alla testa di viaggiare…)?
La bravura nel rimando e nell’approfondimento? Non so, ma certo ogni tanto mi
si echeggia Chatwin ed alcune sue pagine patagoniche. E mi domando… so io cosa.
Per ora mi rispondo con un comunque bravo a Malatesta, anche se avrei preferito
leggerlo senza conoscerlo.
“Chi può mai descrivere la felicità delle ore passate da Ulysse, rue
Saint Louis en l'Ile, dove la proprietaria, Catherine Domain, considerata bisbetica
nell’ambiente, mi accoglieva con la gentilezza riservata a chi aveva conosciuto
Ella Maillart, l’intrepida viaggiatrice svizzera? E i pomeriggi da Orient, da
Samuelian, e, tornando a Roma, nella Libreria del Viaggiatore?” (15-16)
“Detto per inciso e una volta per tutte, la parola Assassino non viene
da hashishiyun, fumatore di hashish, come in genere viene ricordato dai
proibizionisti, nella speranza di bollare d’infamia l’uso delle droghe leggere,
ma da assass, i fondamenti della fede” (58)
“[Chatwin] in uno di questi [appunti] ricordava che nomos in greco
significa pascolo, e il nomade è un capo che presiede alla distribuzione dei
pascoli” (87)
“Nabokov non è mai stato più ad oriente di Odessa. Ma le trenta o
quaranta pagine [del Dono] in cui immagina di seguire il padre esploratore sono
di una bellezza struggente, le più belle che qualcuno abbia mai scritto
sull’Asia Centrale” (123)
Ed ora prepariamoci a studiare i nostri (o miei) viaggi,
dopo aver per inciso salutato chi farà un viaggio molto breve ma molto
impegnativo (traslochi che vengono, traslochi che vanno). E per inciso sempre,
anche ricordato che, spinto da emozioni e non da ragionamenti, ho deciso di
dedicare (questa volta pagato) un altro anno ai progetti tecnici. Fu vera
scelta? Ai postumi l’ardua sentenza. Altro dirti non vo’ che la tua festa… la
mia la rimandiamo per un po’.
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