martedì 31 gennaio 2012

Luoghi giallognoli - 21 febbraio 2010

Giallognoli perché sono, più o meno, etichettati con la targhetta giallo, poliziesco, noir. Ma il mio gentile spregiativo, indica che, per i miei gusti, non ne raggiungono la piena maturità. E luoghi perché la forte connotazione è quella di posti, città d’ambientazione. Il primo ci trasporta in una a me sconosciuta Edimburgo (ma prima o poi ci si andrà). Il secondo torna in una Torino che un po’ conosco ma che mi si narra meglio di quanto io pensi. Il terzo infine, non ha una città specifica, ma è una classica, sperduta, città della profonda provincia americana. Tra l’altro il primo era tempo che lo volevo comprare, quando l’ho ricevuto in regalo.
Cominciamo con l’autore anglo-zimababwese (anche se rhodesiano sarebbe più corretto).
Alexander McCall Smith “Il club dei filosofi dilettanti” TEA s.p (regalo di Rosanna)
A parte la storia del regalo, sono perplesso verso il buon Alexander. Avevo letto anni fa il suo libro sulla detective del Botswana, e mi aveva lasciato freddo (buona narrativa, forse, ma scarsa drammaticità). Lo stesso dicasi per questo, ambientato in una Edimburgo che prima o poi dovrò vedere. A Chiara piacevano tanto i suoi scritti, ma forse letti in lingua hanno rese diverse. Qui ritorno ad essere piattino, e di bassa tensione. Carine soltanto alcune tirate sull’etica applicata, ma del giallo è meglio lasciar perdere. Isabel Dalhousie, la protagonista, è, infatti, la direttrice della "Rivista di Etica applicata", ed assiste durante un concerto alla Usher Hall di Edimburgo alla morte di un giovane uomo, caduto dalla balconata del teatro. La donna non è convinta delle conclusioni tratte dalla polizia locale e decide d'indagare personalmente, immischiando nella faccenda Jamie, l'ex ragazzo di sua nipote Cat, che nel frattempo ha una storia con Toby, il quale non convince appieno Isabel. Tra una tazza di tè, un vernissage e chiacchierate davanti ad una pinta di birra (in fondo siamo sempre in Scozia) il “mistero” (e ci vorrebbero molte ma molte virgolette) viene dipanato, Toby se ne va con la coda tra le gambe, e tutti si avviano verso nuove avventure. Ma la tensione? Il poliziesco? Nulla di nulla. Rimane una scrittura elegante, ed una sensazione che bisognerebbe andarci (sia in Scozia che in Botswana e in Zimbabwe). A qualcuno farà comunque piacere una storia scozzese, per ora. Io, in fondo, mi dichiaro soddisfatto (è bello ricevere in regalo qualcosa che si voleva avere).
“So che non dovrei parlarti così, perché non bisognerebbe dire agli altri cosa devono fare” (23)
“a volte … trovava stupefacente il fatto di essere stata così attratta da lui. … ‘è il sesso’ [le diceva] una delle amiche di Isabel ‘fa stare insieme la gente più diversa’” (49)
“le persone che amiamo non ci mettono mai in imbarazzo” (51)
“chi è più felice: chi è consapevole e ha dei dubbi o chi è sicuro delle sue certezze e non le mette mai in discussione?” (57)
“Non ricordo quando è diventato normale che i politici mentano. … è iniziato con Nixon … poi la moda è arrivata di qua dell’Atlantico e hanno iniziato anche i nostri. … Adesso è la norma” (68)
“L’educazione consiste nel prestare attenzione agli altri: bisogna trattarli con serietà e correttezza, comprenderne i sentimenti e i bisogni. Gli egoisti tendono a non comportarsi così, e si vede. Sono impazienti con quelli che ritengono contino poco… Chi è educato presta attenzione a tutti” (152-3)
“[ci] sono quei giorni in cui vuoi rannicchiarti su te stessa e far sparire il mondo” (184)
“di solito agli uomini non piace sapere che una donna li trova attraenti… è un’informazione fastidiosa che li mette a disagio. Ecco perché gli uomini scappano dalle donne che li inseguono” (230)
Torniamo invece ora in Italia, ed all’ex professoressa Margherita.
Margherita Oggero “Qualcosa da tenere per sé” Mondadori euro 9 (in realtà, scontato euro 7,20)
Una nuova puntata delle avventure della professoressa Camilla Baudino. Piacevole. Sia per quella Torino che non conosco ma che mi viene rimandata simile da chi la conosce, sia per una storia che tutto sommato è scorrevole (anche se non travolgente). La Baudino si aggira sempre pensando alla sua (non-)storia con il poliziotto Gaetano, e sui motivi della sua insoddisfazione verso il marito ormai “distante”. E un giorno mentre rimugina su questi pensieri, Camilla viene salvata dall'aggressione di un tossico da Liuba, una ragazza che vive in una specie di comunità di semi-anarchici e lavora in un sexy shop. Liuba è preoccupata per la sparizione di Quantunque, ragazzone buono, ma non troppo sveglio che vive con lei nella comune, chiamato così poiché inizia sempre le sue frasi proprio con la parola "quantunque.." senza mai terminarle. Nel frattempo viene ritrovato il cadavere torturato di Flora, prostituta non più nel fiore degli anni, del cui omicidio si occupa Gaetano. Lo sviluppo degli eventi farà si che anche Camilla venga coinvolta nelle indagini, poiché stringerà con Liuba un rapporto di amicizia e vorrà aiutarla a ritrovare Quantunque. Gli accadimenti, anche amorosi, si susseguiranno uno dopo l'altro, ad un ritmo serrato, dando slancio alla narrazione verso un finale tutto sommato scontato ma non deludente. Ci sarà spazio anche per le riflessioni sulle proprie scelte, sulla capacità di dare una svolta alla propria esistenza, e, sul bisogno di spiegarle queste decisioni. Perché non è sempre necessario dire tutto, sia su sé stessi che sugli avvenimenti che ci coinvolgono, c'è sempre "qualcosa" che si vuole (o si può o si deve) "tenere per sé".
“L’inverno, se si ha un tetto sulla testa, è la stagione più bella di Torino. Quella in cui i colori hanno una nettezza nordica e gli spazi delle piazze diventano percepibili nella loro grandezza; quella in cui l’ombra fredda sotto i portici divide il selciato in parti che non comunicano tra loro, appartenenti a spaccati diversi di una scenografia monumentale e fantastica. L’estate invece è una stagione estranea che fa affondare la città in una mollezza orientale … con le strade quasi deserte e le serrande dei negozi abbassate come palpebre su occhi sonnacchiosi, con le alberate dei viali – tigli siliquastri ippocastani aceri platani – stremate dal peso delle foglie immobili nella calura. Il sole che picchia duro fa incassare le teste tra le spalle e nessuno alza lo sguardo…” (9-10)
Finiamo con l’americano che piace tanto a Roberta.
Joe R. Lansdale “Una stagione selvaggia” Einaudi euro 11 (in realtà, scontato 8,80 euro)
Il primo della serie di Hap e Leonard. A tratti divertente, a tratti scontato, comunque un po’ di idee, di atmosfere, e di pallottole dure che vagano per le paludi. Mi piace quando è ironico. Un po’ meno quando fa il verso ai noir francesi degli anni ’70. L’idea di partenza mi è parsa degna: vediamo due personaggi, che ci arrivano da storie diverse, ma che ora, amici, vivono una loro vita sul versante del tirare avanti. Un bianco reduce dalla sbornia degli anni ’70, un po’ “rossiccio”, ed un nero, gay, che ha fatto il Vietnam, e ha un gran cuore. Due amici improbabili, che vengono coinvolti, da una piccola flotta di ex - libertari, nella ricerca di un tesoro nascosto. C’è la bella, ex di Hap. C’è l’ex-leader che ora pensa al suo ombelico. C’è il ciccione che va in analisi. C’è il malandrino, che cattivo più di così non si può. La storia è un po’ un pretesto da un lato per criticare una sbornia di libertà che poi porta solo alla famiglia Bush al potere. Dall’altro per fare un po’ il verso agli hard-boiled anni cinquanta (ed ai loro epigoni francesi). Ma tutto serve (forse) ad introdurre ed ambientare i nostri due eroi. L’ironia di Lansdale è di quelle che a me piacciono (quel buttare lì una battuta, senza starci tanto su a pensare, e poi vederne l’effetto domino). La storia, come detto, non è delle più avvincenti, anzi forse un po’ scontate. Ma una buona lettura complessiva. E serve anche questo per riflettere su quel periodo storico che tante speranze aveva innescato e poi… e poi, come Hap, ci si ritrova con qualcosa in mano, ma meno di quanto ci si aspettava. Il suggerimento è che anche quel poco può essere messo a buon frutto. Si andrà avanti con i due in altri episodi ed altre puntate, che mi si narrano di miglior resa. Vedremo …
“Andai a vedere come stava venendo il suo lavoro di falegnameria… Stava lavorando un po’ alla volta, e come sempre in quel genere di cose, la sua abilità era impressionante. Io non ero capace di mettere un preservativo senza istruzioni, e comunque l’avrei anche potuto infilare al contrario” (22)
“ [ho fatto l’amore con..] … – Non è quello che volevo sentire. – E’ la verità. – A volte è meglio una piccola bugia innocente.” (90)
“Mio padre mi diceva sempre che se hai paura di qualcosa l’unica cosa da fare è affrontarla faccia a faccia. In questo modo ti risparmi un sacco di notti insonni” (116)
Ormai siamo in Quaresima, ed a grandi passi ci si avvia verso la Pasqua. Un altro piccolo passo del vostro tramatore preferito verso la perfezione (ah ah) è stato fatto: da qualche giorno si va anche in palestra ed in piscina, alla ricerca della forma perduta (purtroppo non di formaggio).

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