sabato 7 gennaio 2012

Viaggi (ovviamente…) - 06 settembre 2009


Alla ripresa dopo la pausa di Agosto, non si poteva che tornare a parlare di viaggi, anche se qui forse solo un libro è di “viaggio” in senso stretto. C’è chi come Augé utilizza un luogo per il suo simbolo filmico, chi utilizza film per cercare di placare l’angoscioso vivere. Solo il buon premio Nobel, di cui continuo a domandarmi i motivi, parla realmente di un altrove, anche se è un altrove che ha segnato tutta la sua infanzia.
Cominciamo allora con il maestro dei non-luoghi.
Marc Augé “Casablanca” Bollati Boringhieri euro 9 (in realtà, scontato 7,20 euro)
Augé usa il film per fare un “montaggio di ricordi”, e questo ritorno alla Francia, o meglio a Parigi, suscita il montaggio dei miei di ricordi, dalle stazioni ai treni, dal Metro alle strade. Bello è questo paragone con il film, e soprattutto con Casablanca, rimando (consapevole o meno) alle vicende interne della famiglia Augé. L’antropologo gira intorno ai suoi fenomeni familiari, studiandoli come in un microscopio. Dolce il rapporto fino alla fine con la madre, aspro fin dall’inizio quello con l’amato-odiato padre, duro fino allo scontro quello con lo zio epigoni dei militarismi familiari. Pieno di grandi immagini nella memoria, quell’andare al Cinema ed immergersi nel film, nelle storie e nelle giovinezze degli attori. Certo, a me rimanda anche tante altre cose, gli arrivi alla Gare de Lyon, i giri in Bretagna, la scoperta del Pére-Lachaise, il quartiere latino ed i suoi cinemini, la zona dietro la Sorbona (ma anche l’isola, l’Istituto del Mondo Arabo e via narrando). Infondo molto intimo, ma l’ho letto di cuore e di corsa, pensando ad altro. Da riflessione, poi, l’accenno al non poter ripercorrere la propria vita: si è fatto, si è vissuto, si va avanti, come dice Marc, contenti o tristi. Ma sempre avanti. E pur tirando fuori tanto, anche dal film, non mi rimanda la “mia” frase di Rick, che sul primo finale, dice ad Ilsa “se non salirai su quell’aereo, lo rimpiangerai. Forse non oggi, forse non domani, ma presto e per il resto della tua vita”. Ed allora saliamoci senza rimpianti!
“il  miracolo del cinema sta nel fatto che ci impone l’evidenza fisica di eroi che conservano la loro giovinezza, mentre noi invecchiamo” (54)
“l’ultima volta che ho ucciso … mio padre è un po’ di anni fa, quando ho raggiunto e poi superato l’età che aveva quando è morto” (55)
“il cinema … [è] l’occasione di un incontro. È un’altra ragione per la quale non amo molto i DVD. Avere un film sottomano … è come uccidere il caso” (61)
“abbiamo tutti un giorno o l’altro la sensazione che la vita avrebbe potuto essere diversa, ma che comunque continua. … ci possiamo allora sentire o molto liberi o molto soli” (64)
“mi piace la Gare Montparnasse… mi piace l’odore delle stazioni” (70)
“il treno … era un notturno. Chiudevamo ermeticamente le tende. Solo una lucina dipinta di blu diffondeva nello scompartimento … una parvenza di luce” (71)
“mia madre camminava con difficoltà, ma non rinunciava alle sue passeggiate… conosceva come le sue tasche i percorsi degli autobus … ma non ha mai rinunciato a fare la spesa al supermercato di rue Monge o al mercato di place Maubert” (79)
“è inconcepibile… immaginare un seguito a Casablanca… perché è impossibile, nella vita, ritornare al passato. Non si può risalire il corso della vita” (82)
“ogni ritorno nei luoghi del [proprio] sogno iniziale è per forza di cose deludente … poiché impone la prova di un impossibile ritorno a sé” (83)
Di Silvano Agosti, a parte i film di cui alla biografia, rimarrò sempre grato per aver aperto e mantenuto fino ad ora con le unghie e con i denti, una delle più piccole sale cinematografiche romane (l’Azzurro Scipioni) dove fortunatamente si continuano a proiettare film di qualità, senza badare soltanto alla cassetta. Qui ovviamente si parla di questo suo primo libro-epistolario.
Silvano Agosti “Lettere dalla Kirghisia” L’immagine euro 10 (in realtà, scontato 8 euro)
Direi giudizio sospeso. Che cos’è? Racconto, immaginazione, epistolario? O più semplicemente, utopia (nel senso proprio del termine, un nessun luogo ma possibile)? Di Agosti avevo apprezzato l’opera cinematografica, discontinua ma coerente. Ma soprattutto, lo sforzo di mantenere in piedi una piccola sala di cinema, indipendente sino all’ultimo rigo. Qui invece si cimenta con questa finzione, usando lettere per parlare di un sogno, di un posto che forse non c’è ma sarebbe bello ci fosse. La costruzione è coerente, un posto dove si lavora tutti mettendo al centro l’altro da sé e non il profitto in sé. Dove viene bandita la violenza. Dove si elimina l’ipocrisia. Dove si impara giocando, e condividendo. Tutto bello, in fondo quasi realizzabile. Ma… ma il resto? Sembra, portato alle estreme conseguenze, il nocciolo del pensiero di Trotskij. Non può esistere il comunismo in un solo paese, perché, facendo scontro con il diverso dovrebbe scendere a compromessi e non potrebbe essere più comunismo. Non può esistere l’utopia di Agosti in un solo paese, a meno di scontare un isolamento che alla lunga porterebbe a dover fare compromessi e via discorrendo. Comunque lasciateci l’illusione che si possa vivere in modo “dis-alienato”. Lasciateci l’idea che siano possibili isole di Kirghisia all’interno del mondo che, per dirla con Lezama Lima, “è sporco e alieno”.
“… con noi o senza di noi /verrà il tramonto / e sarà magnifico … (poeta kirghiso)” (87)
“… se decideranno di condividere la vita, si offriranno reciprocamente la loro libertà e non la loro dipendenza” (117)
Finiamo con l’immeritato Nobel.
Jean Marie Gustave Le Clézio “L’africano” Instar euro 10 (in realtà, scontato 8 euro)
Meglio del libro ambientato in Oceania che lessi ad inizio anno. Non eccelso ma più partecipato. Aspetto sempre di leggere i suoi primi scritti che gli valsero la notorietà che lo ha portato ora al Nobel. Qui c’è tuttavia molto, perché in Africa l’autore c’ha passato alcuni lunghi anni (credo dagli 8 ai 14) al seguito del padre, medico itinerante tra il Camerun e la Nigeria. E si sente questa partecipazione, sia perché le immagini che restituisce sono le sue vissute, anche se con gli occhi di un bambino, che gioca con le termiti e corre spensierato tra l’erba alta. Belle anche le foto d’epoca del suo archivio privato. Poi, da leggere e meditare, il rapporto con questo strano padre, fuggito (o fatto andar via) dalle isole Mauritius, approdato in Francia e messo a studiare medicina in Inghilterra. Un tipo poco incline al rispetto delle forme, per cui preferisce, ad un comodo posto in ospedale, un incarico di missione, prima nella Guyana, e poi in Africa. Lo immaginiamo, con quegli occhialetti tondi, la faccia che ricorda Joyce, e la durezza che si deve sviluppare per poter vivere in un ambiente quanto meno ostico, se non ostile. Immaginiamo anche il grande amore per la moglie, che lo segue in questa vita faticosa (siamo negli anni ’30). Per poi tornare brevemente in Francia per far nascere Jean Marie, e trovarsi bloccata lì, per più di 5 anni a causa della II^ Guerra Mondiale. Alcune pagine scivolano via, o mordono, altre sono di una forza unica. Come la stupenda sintesi del genocidio biafrano in meno di dieci righe. Sarà perché ci s’ha il Mal d’Africa, ma questo almeno l’ho letto con piacere. L’Oceania è lontana invece. Sarà anche magica, ma non mi emoziona (ancora).
“Era troppo tardi, il tempo non torna indietro, neanche nei sogni” (46)
“Nessun ritratto, nessuna foto potranno mai sostituire gli occhi di un uomo che, giorno dopo giorno, osserva la luce cambiare sul viso della donna che ama, che spia ogni fugace scintilla nello sguardo di suo figlio” (97)
Infine, essendo la prima trama del mese di settembre, vi riporto i libri di giugno (molti anche se non tanti).
#
Autore
Titolo
Editore
Euro
1
Omar Di Monopoli
Uomini e Cani
ISBN
s.p.
2
Derek Walcott
Mappa del Nuovo Mondo
Adelphi
9,50
3
Edgar Wallace
L’uomo dai due corpi
Repubblica/CSGM
3,90
4
Maurizio de Giovanni
Il posto di ognuno
Fandango
14
5
Jean-Patrick Manchette
Morgue pleine
Folio
5,30
6
Henning Mankell
Scarpe italiane
RL libri
5,90
7
J.M.G. Le Clézio
L’africano
Instar
10
8
Ugo Cornia
Le pratiche del disgusto
Sellerio
9
9
Irene Nemirovsky
Suite francese
Adelphi
s.p.
10
Carlo Lucarelli
Navi a perdere
VerdeNero
10
11
Licia Troisi
I dannati di Malva
VerdeNero
10
12
John Dickson Carr
Il giudice è accusato
Repubblica/CSGM
3,90
13
Enrico Luceri
Il mio volto è uno specchio
Mondadori
3,90
14
Niccolò Ammaniti
Come Dio comanda
Noir Repubblica
7,90
Insomma, come dicevano i Righeira, l’Estate sta finendo, ma forse continuerà il periodo d’oro e di sole. In fondo, contrariamente a molte aspettative, sono tornato da Gerusalemme senza ridere e senza piangere. Ho mangiato di nuovo l’insalata al Petit fer à Cheval. Forse tutto va avanti, anche se vedo le nuvole laggiù.

Nessun commento:

Posta un commento